Su tutti i giornali del mondo si parla di Simon Kjaer, l’eroe di Danimarca-Finlandia. Colui che ha contribuito a salvare la vita di Eriksen. Il capitano danese ha preso voti altissimi in pagella (La Gazzetta dello Sport gli ha dato un 9 per quello che ha fatto), ma che avesse il carisma del leader lo aveva già visto Walter Sabatini dieci anni fa, dopo l’esperienza al Palermo. Quando arrivò alla Roma, la trattativa per averlo in prestito dal Wolfsburg fu complicata e fu portata a termine solo dopo un’ardua insistenza del ds che fece di tutto. Ai cronisti che gli chiedevano il perché di tanta insistenza, ammise che era un leader, e che avrebbe voluto in rosa un calciatore proprio come lui. Quest’anno l’ha dimostrato, anche nel Milan oltre che nella Danimarca, ma del leader, a Roma, non ce n’è stata traccia. In molti ricorderanno il derby vinto dalla Lazio per 2-1 con un rigore sciocco procurato proprio da Kjaer, che ha rimediato nella stessa partita anche l’espulsione. "I suoi errori sono più evidenti di altri per i capelli biondo platino che ha", disse Walter Sabatini tra il serio e l'ironico. Inoltre, era finito in tribuna a Bergamo insieme a De Rossi. Il difensore avrebbe voluto rimanere alla Roma ancora per un altro anno, ma il suo anonimato il giallorosso lo fece ritornare dal prestito al Wolfsburg. Il tempo alla fine è stato amico del calciatore, che ha ricevuto la fascia da capitano nella sua Nazionale e si è preso lo spogliatoio del Milan, diventando una pedina fondamentale per Pioli. Dieci anni dopo la difficile stagione alla Roma, almeno sulle sue qualità morali Sabatini ci aveva visto lungo.
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Eriksen, Kjaer è l’eroe: a Roma fu un flop, ma Sabatini era sicuro: “E’ un leader”
In giallorosso si ricordano solo gli errori, ma l'allora ds aveva visto in lui una qualità che dieci anni dopo sarebbe emersa: la sua leadership
Eriksen, cosa è successo in Danimarca-Finlandia
Europei, Danimarca-Finlanda, minuto 43. Eriksen si accascia al suolo. Forse uno stop riuscito male, forse è inciampato sul pallone. Ma i compagni di squadra capiscono subito che è qualcosa di ben più serio e chiamano a squarciagola l’intervento dei medici. In attesa del loro arrivo, Kjaer, il capitano, assume un ruolo fondamentale nella storia. Corre verso il suo numero 10, lo stabilizza sulla schiena e gli libera le vie aeree, oltre ad assicurarsi che non inghiotta la lingua. Quindi inizia da solo il massaggio cardiaco, per poi lasciare ai sanitari questo delicato ruolo. Poi, un altro gesto da vero capitano: con i compagni di squadra della Danimarca forma un muro intorno ai medici, per evitare che televisioni e fotografi riprendessero uno dei momenti più fragili di Christian: inerme, a terra, a lottare tra la vita e la morte. Si occupa di Sabrina Kvist Jensen, dolce metà di Eriksen, che dopo aver assistito al dramma sugli spalti è corsa in campo. Kjaer insieme al portiere Schmeichel la abbracciano e provano a tranquillizzarla, mentre sul suo volto traspare solo disperazione. Dieci minuti concitati, nel quale da calciatore, Simon ha preso in mano la situazione da vero capitano. Ora Eriksen si trova all’ospedale di Copenaghen e le condizioni sono stabili. E tutto grazie ai soccorsi immediati ricevuti nei primi 90 secondi, che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte.
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