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Avv. Rombolà: “Alle società conviene finire il campionato. Taglio stipendi? Si potrebbe intervenire su quelli più alti”

Queste le parole dell'esperto di diritto sportivo: "La UEFA e la FIFA dovranno predisporre dei dispositivi per aiutare i club"

Redazione

Carlo Rombolà, avvocato e professore di diritto sportivo alla LUISS, è intervenuto nel pomeriggio di Radio Radioper fare il punto sulla situazione della Serie A in questo momento di stop forzato.

Quali scenari si stanno aprendo per questo campionato?

Spesso non teniamo conto dell'impatto sociale ed economico del calcio, che da sostentamento a un numero grandissimo di italiani, che non sono solo calciatori o dirigenti. Pensiamo agli impiegati dei club o delle federazioni. Quella della Serie A è una situazione in divenire, perché non conosciamo gli sviluppi di questa emergenza sanitaria, speriamo che i numeri possano confortarci. Ci sono al momento anomalie sportive e contrattuali, che non riguardano solo la massima serie italiana. Se un atleta, ossia un dipendente di una società, non gareggia e neanche si allena, il suo diritto a percepire una retribuzione viene meno. Da qui la proposta di tagliare e ridimensionare gli stipendi di chi guadagna di più, anche perché avrebbe poco senso intervenire su chi già è ai minimi sindacali. In questo modo si potrebbero devolvere questi soldi risparmiati verso altre cause.

Tommasi sostiene che le trattative sulle riduzioni debbano essere individuali e non trasversali. E' praticabile questo?

Non è impraticabile rinegoziare i contratti dei calciatori. Tommasi fa un discorso di tutela verso chi guadagna di meno, non esistono solo i Lukaku o i CR7. Intervenire su tutti gli stipendi significherebbe penalizzare i calciatori che magari sono al minimo. Lui vuole spingere per ragionare sui salari più alti. Legalmente basta mettersi a tavolino con le parti interessate e ridisegnare un contratto collettivo.

Se le competizioni vengono sospese per due mesi è possibile non pagare il calciatore o l'atleta per quel periodo?

Come in tutti gli altri mestieri che in queste settimane non possono essere svolti regolarmente, anche per il calciatore vale lo stesso. Il punto è che se non si raggiunge un accordo tra le parti in causa allora sì che i presidenti si rivolgeranno singolarmente ai propri dipendenti, sulla base del fatto che le competizioni sono ferme. All'estero ci sono esempi in cui si stanno delineando i medesimi scenari.

In percentuale quante società potrebbero sparire e quanti calciatori professionisti potrebbero perdere il posto di lavoro?

Il mio pensiero va ai professionisti meno pagati. Non ho grandi timori verso quelli di Serie A, mentre già in Serie B qualche ripercussione economica si potrebbe avere. Mi aspetto che la UEFA e la FIFA prevedano degli strumenti che possano aiutare i vari sistemi calcistici nazionali. La UEFA dovrebbe intervenire per aiutare i club virtuosi che in questo momento potrebbero trovarsi in difficoltà. I problemi li avrebbero anche i grandi investitori e per questo ancora si è così titubanti per il loro rinvio. La fortuna dell'Europeo è che era una competizione spalmata in più nazioni, mentre se fosse stato organizzato solo da una nazione avrebbe avuto ripercussioni più importanti.

Si possono mettere in ferie i calciatori? Alle società converrebbe economicamente continuare il campionato o passare al prossimo?

Converrebbe sicuramente continuare il campionato, perché tutti gli introiti che vengono dal completamento di un torneo sarebbero comunque garantiti e vitali. A prescindere da tutto. Conviene che tutti finiscano ove possibile la stagione, sempre considerando la sicurezza e la salute. Per quel che riguarda i calciatori si può fare tutto, perché loro rimangono dipendenti. Compatibilmente con le garanzie giuslavoristiche allora non si possono escludere le ferie.