"Se fino ad ora abbiamo commesso un errore è stato cambiare troppo la rosa ed effettuare troppe operazioni di mercato". Era il 7 aprile quando James Pallotta, di fatto, bocciava il modus operandi romanista relativo al primo quinquennio a stelle e strisce. Parole decise, chiare, inequivocabili. Troppi cambi, continue rivoluzioni, un'ossatura mai creata ed una solidità di squadra da reinventare ogni volta. La Juventus? L'esempio opposto. Soltanto il reparto difensivo, dal 2011 ad oggi, non è mai stato toccato: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini. Quattro pilastri ormai super affiatati, che garantiscono da cinque stagioni un rendimento favoloso. Bene, da adesso si cambia. Anche la Roma, al netto delle esigenze finanziarie che comporteranno degli inevitabili movimenti in uscita, cercherà in primis di mantenere e consolidare le cose buone viste negli ultimi mesi. Semmai puntellando con investimenti oculati i singoli settori dell'organico.
statistiche
Roma, stop alle rivoluzioni: almeno cinque titolari cambiati ogni anno dal 2011
La Juventus? L'esempio opposto: poche variazioni di stagione in stagione e tanti successi. Nel 2016-2017 i giallorossi dovranno dare continuità al lavoro iniziato a gennaio da Spalletti
2011-2012, LA PRIMA RIVOLUZIONE - Anno 2011. Il debutto americano. Di tutti: da DiBenedetto a Pallotta (in qualità di socio forte inizialmente "nascosto"), da Franco Baldini a Walter Sabatini. Un anno spartiacque: via il passato, dentro il presente ma soprattutto il futuro. 14 nuovi acquisti e ben otto titolari introdotti nell'undici base. In porta Stekelenburg prese il posto dei brasiliani ormai a fine ciclo (Doni e Julio Sergio). In difesa, Kjaer e Heinze scalzarono Burdisso e Juan (entrambi più in infermeria che in campo), a sinistra l'oggetto misterioso José Angel sostituì Riise, sbolognato al Fulham. In mezzo, due nuove spalle per De Rossi: Gago e Pjanic. Davanti, inediti compagni per Capitan Totti: Lamela, Bojan e Osvaldo (senza dimenticare Fabio Borini). Immersi, tutti, in una costante e maniacale alternanza che non portò granché di buono: 7° posto finale in campionato. L'ossatura base per il futuro, assieme al tecnico scelto per plasmarla, Luis Enrique, venne di fatto presa, impacchettata e gettata in un cestino. Fondamentalmente un anno perso e buttato per tutti.
FORMAZIONE TITOLARE (4-3-3):Stekelenburg; Rosi, Kjaer, Heinze, José Angel; Gago, De Rossi, Pjanic; Lamela (Bojan), Totti, Osvaldo. All.: Luis Enrique
2012-2013, NUOVI ESPERIMENTI - Zdenek Zeman. Allenatore, per età e mentalità, completamente diverso rispetto al suo predecessore. Un altro tentativo, forse nemmeno troppo convinto, per cercare di dare una sterzata al percorso americano. Altri dodici volti nuovi ed un 4-3-3 architettato con una serie innumerevole di falle. Il boemo impose la presenza fissa di due suoi pallini: Goicoechea, che tolse il posto a Stekelenburg, e Panagiotis Tachtsidis, che relegò a lungo in panchina il "nemico" De Rossi. La difesa fu totalmente stravolta rispetto alla stagione precedente: il paraguaiano Piris e Balzaretti sulle fasce col duo brasiliano composto da Marquinhos e Leandro Castan in mezzo. In mediana, ai lati dello statico playmaker greco, vennero di fatto promossi Florenzi (di rientro da Crotone) e lo statunitense Michael Bradley. Davanti pochi ritocchi, se non Destro, che arrivò per sostituire Borini e trovò parecchio spazio. Risultati? Anche qui deludenti. A febbraio Andreazzoli sostituì Zeman e riportò in auge le figure di Stek, Pjanic e De Rossi, oltre ad avvalersi dell'acquisto invernale Torosidis. Troppo poco per sognare: 6° posto ed una finale persa. Meglio non ricordare quale.
FORMAZIONE TITOLARE (4-3-3): Goicoechea (Stekelenburg); Piris, Marquinhos, Castan, Balzaretti; Bradley, Tachtsidis (De Rossi), Florenzi; Lamela, Osvaldo, Totti. All.: Zeman/Andreazzoli
2013-2014, LE GIUSTE INTUIZIONI - L'estate più difficile, per tante ragioni. Che Walter Sabatini seppe però affrontare bene, con lucidità e scaltrezza. A Roma si odorava contestazione in ogni angolo della città. Rabbia, amarezza, disillusione. Quel 26 maggio faceva male e in qualche modo andava debellato dalle menti dei tifosi. Come? Passando per un'altra rivoluzione. Stavolta però ragionata, oculata, persino illuminata. Stop ai tentativi bizzarri e grotteschi stile Piris e José Angel (il Wallace e il Rafael che il ds aveva già in mano, per intenderci): spazio all'infornata di carattere e fisicità che unita all'arrivo del motivatore Rudi Garcia risollevò d'incanto le sorti giallorosse. De Sanctis, Maicon, Benatia, Strootman. Oltre alla freccia Gervinho e al talentuoso (ma incostante) Ljajic, con Nainggolan perla finale a gennaio. Le partenze, seppur dolorose, di Lamela e Marquinhos non furono rimpiante. La Roma riscattò due anni devastanti collezionando dieci vittorie consecutive ad inizio torneo nonché il record storico di punti in Serie A (85), dovendosi arrendere solo di fronte allo strapotere juventino. Un po' di luce alla fine di un lunghissimo tunnel. Poi, inspiegabilmente, qualcosa si ruppe di nuovo.
FORMAZIONE TITOLARE (4-3-3): De Sanctis; Maicon, Benatia, Castan, Balzaretti (Dodò); Pjanic, De Rossi, Strootman; Florenzi, Totti, Gervinho. All.: Garcia
2014-2015, SCELTE SBAGLIATE E TANTA SFORTUNA - Beh in realtà una spiegazione c'è. Anzi due: scelte tecniche sulla carta interessanti ma sul campo rivelatesi fallimentari e tanta, tantissima sfortuna. Partiamo dalla malasorte: Castan, pilastro della difesa, vittima del cavernoma e costretto a smettere di fare il calciatore per un anno intero. Poi Strootman, fermatosi a marzo del 2014 per un grave infortunio al ginocchio e finito addirittura tre volte nel giro di un biennio in sala operatoria. Senza dimenticare il calvario di Balzaretti, alle prese con la pubalgia. Tre assenze troppo pesanti, che unite alla cessione di Benatia al Bayern e ai continui guai al ginocchio di Maicon tolsero alla Roma di Garcia la struttura portante, oltre a cinque leader indispensabili. La difesa, tranne De Sanctis, cambiò quasi per intero: al centro in tre per due maglie (Manolas, Yanga-Mbiwa e Astori), a sinistra un'alternanza malinconica tra il bollito Ashley Cole e l'onesto mestierante Holebas. Davanti, Garcia pagò la scarsa concentrazione di Gervinho (che diede la priorità alla Coppa d'Africa, poi vinta) e gli acquisti sbagliati di Iturbe, Doumbia e Ibarbo. Il 2° posto finale, agguantato per il rotto della cuffia, non bastò per riabilitare il valore di una rosa evidentemente da rifondare.
FORMAZIONE TITOLARE (4-3-3): De Sanctis; Torosidis, Manolas, Yanga-Mbiwa, Holebas (Cole); Pjanic, De Rossi (Keita), Nainggolan; Iturbe (Gervinho), Totti, Ljajic. All.: Garcia
2015-2016, DA GARCIA A SPALLETTI - E dunque, ennesima rivoluzione. Via Yanga-Mbiwa, Astori, Holebas, Cole, Doumbia, Ibarbo e Ljajic. Dentro un nuovo portiere (Szczesny) al posto dell'ormai stagionato De Sanctis, un centrale giovane e di prospettiva (Rudiger) da affiancare a Manolas, un terzino affidabile come Digne e due frecce offensive utili ad aumentare la qualità generale della squadra: Mohamed Salah e Edin Dzeko. Se l'egiziano non ha disatteso le aspettative, mettendo a segno 15 gol giocando da esterno offensivo, il bosniaco si è rivelato il vero flop dell'ultima stagione: solo 10 reti totali tra campionato e coppe, la miseria di 8 su azione. L'annata è da dividere chiaramente in due. La prima parte con Garcia (e Gervinho), la seconda con Spalletti e tre pedine nuove di zecca: Zukanovic, Perotti ed El Shaarawy. Questi ultimi due subito protagonisti e titolari in una Roma a tratti spumeggiante nel girone di ritorno e molto, molto diversa rispetto a quella progettata ad inizio anno. Da qui si deve ripartire. Dall'ossatura attuale (che può godere di nuovo della presenza imperiosa di Strootman) con l'aggiunta di pochi rinforzi oculati e necessari. Il tempo delle rivoluzioni è finito. Il vero top player è Spalletti, che costruì la sua prima bellissima Roma proprio così: puntando sulla continuità del lavoro di squadra. Senza eccessivi esperimenti o grotteschi stravolgimenti.
FORMAZIONE TITOLARE (4-3-3): Szczesny; Florenzi, Manolas, Rudiger, Digne; Pjanic, De Rossi (Keita), Nainggolan; Salah, Perotti (Dzeko), El Shaarawy (Gervinho). All.: Garcia/Spalletti
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