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Roma, operazione rimonta: da Eriksson a Ranieri, le rincorse più intense dei giallorossi

Dieci punti recuperati in classifica al Napoli nelle ultime undici giornate. Già in passato la Roma si è resa protagonista di grandi scalate.

Alessio Nardo

Lo sforzo maggiore, il tentativo oltre il limite. La Roma ha spinto forte sull'acceleratore negli ultimi due mesi, recuperando ben 10 punti ad un Napoli che prima dello scontro diretto di metà febbraio con la Juventus sembrava incontrastabile. Da -12 a -2, distacco quasi annullato nel giro di undici giornate. Quasi, già. Mancano ancora tre partite e i partenopei hanno tuttora l'opportunità di difendere il preziosissimo secondo posto in classifica. Ma la Roma è lì, è stata regolare nel rendimento, intascando 37 punti dall'arrivo di Spalletti in 16 gare (media di 2,3 a partita). Fare di più era oggettivamente difficile. C'è riuscita la Juve (46 punti nel girone di ritorno), ma in questo caso parliamo di un evento e di una squadra paranormale.

Inter e Fiorentina sono rimaste giù a guardare. Per non parlare di Milan, Lazio e tutte le altre. La Roma ha messo al sicuro la terza piazza a cui tanti ambivano e lo ha fatto con una rincorsa costante e redditizia. Una delle svariate maxi-rimonte che hanno visto protagonisti i giallorossi negli ultimi anni. Quasi tutte eroiche, spesso dal capitolo finale malinconico. La più struggente è forse risalente al torneo 1985-1986: in panchina Sven Goran Eriksson. Roma settima in classifica a -8 dalla Juventus capolista dopo 12 giornate. Poi tredici vittorie, due pari e una sconfitta nelle successive sedici partite. Sino a quel maledetto 20 aprile '86: ko interno col Lecce già retrocesso ed uno scudetto praticamente vinto che andò in frantumi tra l'incredulità generale. Nemmeno la Coppa Italia strappata in finale alla Sampdoria funse da adeguata consolazione.

Avvicinandoci ai giorni nostri, non possiamo non citare il magico periodo spallettiano delle undici vittorie consecutive (stagione 2005-2006). Giallorossi decimi a -12 dal quarto posto Champions dopo la sedicesima giornata: l'1-1 di Genova che coincise con la "scoperta"del 4-2-3-1 con Totti centravanti e Perrotta incursore di fortuna. Da lì, poesia e spettacolo. Ed una Roma inarrestabile che seppe scalare ben cinque posizioni sino a sfiorare la quarta piazza dei viola. Ci pensò il processo sportivo di Calciopoli a metter le cose apposto, spedendoci nell'Europa dei grandi. Nel 2008-2009, invece, Spalletti riuscì a risollevare una situazione critica: quartultimo posto (8 punti, +1 sulla zona retrocessione) dopo l'undicesimo turno. Un inizio terribile, seguito da nove vittorie nelle successive undici gare che riportarono la Roma in zona Uefa. Fu il derby di Julio Baptista (1-0, 16 novembre) a dare la scossa decisiva.

Ma la rimonta più bella, pazza, eccitante, epica ed illusoria di sempre resta quella del torneo 2009-2010. Problemi, difficoltà iniziali, consueto marasma all'interno dell'ambiente. Via Spalletti dopo due giornate (ed altrettante batoste), dentro Claudio Ranieri che ottenne appena 11 punti nelle sue prime nove gare di campionato. 28 ottobre, sconfitta per 1-2 ad Udine: Roma quattordicesima a -14 dalla vetta occupata dall'Inter di Mourinho. La burrascosa vigilia di un lungo sogno: ventiquattro risultati utili consecutivi (18 vittorie e 6 pareggi) e l'incredibile aggancio al primo posto. Anche lì, finale amaro: la terribile e storica sconfitta interna con la Samp del 25 aprile che provocò il contro-sorpasso dell'Inter e di fatto la chiusura dei giochi scudetto, ma che non oscurò affatto la bellezza e l'importanza della scalata romanista.