Giocano con gli altri dieci, ma in fondo vivono una vita a parte. Sono i portieri, soli per natura. A volte eroi, molte altre cause principali di sconfitte o delusioni. Basta un dettaglio per ricoprirsi di gloria o di polvere. Dalle parti di Trigoria, gli estremi difensori non hanno mai dormito sonni tranquilli. Sotto l'occhio del ciclone. Sempre, costantemente. Da una vita. Come spesso accade ci s'innamora in fretta. Ci si illude d'aver risolto una volta per tutte il problema. Poi, basta un episodio e si torna indietro. Con quel senso di eterna nostalgia che riporta alla mente i soliti nomi: Tancredi, Peruzzi, Konsel. Gli unici, dell'era recente, realmente rimpianti dai tifosi romanisti. Ne abbiamo visti scorrere tanti. C'è chi ha deluso, chi ha comunque vinto, chi ha vissuto favole brevi ma intense e chi si è dovuto accollare l'ignobile etichetta di bidone. Negli ultimi 15 anni, nessuno è sfuggito alla regola dell'errore. Dell'infortunio maledetto che a molti è persino costato un'intera carriera. Abbiamo tristemente raccolto i peggiori flop, includendo anche l'ultimo di Szczesny a Borisov. Sperando che Wojciech sia davvero incappato in una semplice serata no.
statistiche
Roma, la porta che scotta: errori e orrori degli ultimi 15 anni
Dal celebre infortunio di Antonioli contro il Perugia alla paperissima di Goicoechea contro il Cagliari, sino alla follia di Szczesny a Borisov. Tempi duri, da sempre, per i portieri giallorossi
FRANCESCO ANTONIOLI
14 aprile 2001 - Roma-Perugia 2-2
Lui ha vinto. Ha vinto lo scudetto ed è l'ultimo ad esserci riuscito. Mica poco. Eppure, il povero Batman continua ad esser ricordato non tanto per aver "protetto" una squadra di fenomeni, ma per quel pasticcio maledetto che quasi mandò all'aria tutto. Gara scomoda, scorbutica, quel Roma-Perugia. Avversario compatto, tosto, ben organizzato e pieno d'entusiasmo. Con la Juve pronta ad aggredire dal secondo posto, i ragazzi di Capello trovarono il modo di complicarsi la vita da soli. Sull'1-1, al 78', colpo di testa di Zago all'indietro per Antonioli che, chinandosi per raccogliere il pallone, forse spaventato dal pressing di Saudati, se lo fece sfuggire dalle mani regalandolo al centravanti del Perugia. Lesto, quest'ultimo, a ribadire in rete. Pioggia di fischi per il malcapitato, protetto da Capitan Totti, subito pronto a redarguire i contestatori. Quell'anno finì bene. Per fortuna.
IVAN PELIZZOLI
18 febbraio 2003 - Roma-Valencia 0-1
Anche Ivan detto "la Piovra" a Roma non se l'è passata benissimo, eccezion fatta per una striscia d'imbattibilità collezionata nel 2003 più per merito dell'organizzazione difensiva della squadra. L'erede assai presunto di Buffon, strappato all'Atalanta nel 2001 a suon di svariati miliardi, si è rivelato un sostanziale flop. Spesso lontano non solo da Gigi, ma anche dal rendimento comune di un portiere normale, tanto da perdere a più riprese il posto in favore di Antonioli. Nell'inverno 2003 fu complice di un gol tanto strano quanto evitabile. Un cross dalla destra di John Carew che si tramutò in tiro in porta, col pallone che toccò inspiegabilmente il palo interno (alla sinistra di un Pelizzoli nettamente fuori posizione) ed entrò. Gol goffo e percorso in Champions League compromesso, nonostante le successive imprese romaniste proprio a Valencia e ad Highbury contro l'Arsenal.
CARLO ZOTTI
30 gennaio 2005 - Roma-Messina 3-2
Capitolo giovani. O meglio, ragazzi provenienti dal settore giovanile. A volte assi, vedi Peruzzi. A volte onesti professionisti spinti inizialmente dalla motivazione, che alla lunga si mostrano inadeguati ad alti livelli. E' il caso di Carlo Zotti, testato da Capello nel 2003 e lanciato da Delneri nel 2005 al posto di un Pelizzoli in disarmo. Dopo le prime prestazioni incoraggianti, il portiere con la chitarra arrivò a commettere pasticci grossolani, perdendo la fiducia di tutti. Ne ricordiamo uno, quasi identico all'infortunio occorso a Szczesny pochi giorni fa a Borisov. Contro il Messina, all'Olimpico. Autore del delitto il terzino sinistro Alessandro Parisi (non a caso, stesso ruolo di Mladenovic), abile, sulla trequarti, spostato sul versante mancino, a cogliere il folle posizionamento di Zotti e mirare il primo palo scoperto con una conclusione docile ma inevitabilmente letale per un portiere fuori zona. Risultato: palla dentro. E figura del pollo per l'uomo coi guantoni.
ALEXANDER MARANGON DONI
26 ottobre 2005 - Inter-Roma 2-3
Sei anni di alti e bassi. I primi tre di grandi parate e vittorie, sui restanti meglio sorvolare. La storia di Doni assomiglia a tante altre: portiere prima amato, poi totalmente detestato. Per vari motivi. Del brasiliano, che per sposare la causa giallorossa si pagò in via autonoma il trasferimento dalla Juventude, si ricorda l'esordio in Serie A in un derby (finito 1-1) e in particolare quanto accaduto pochi giorni dopo quella stracittadina. A San Siro, Roma spallettiana da applausi e in grado di andare sul 3-0 contro l'Inter di Mancini. Poi, la punizione di Adriano. E di nuovo l'Imperatore, a tredici dalla fine, lesto a spedir dentro una palla vagante lasciata lì dall'incauto Doni. Bravo a farla sua in uscita alta, impacciato nel consegnarla al connazionale una volta caduto a terra. Pastrocchio totale. Ma l'Inter fortunatamente non completò la sua rimonta.
JULIO SERGIO BERTAGNOLI
4 dicembre 2010 - Chievo-Roma 2-2
L'uomo dei miracoli, il terzo dei terzi che un giorno, a sorpresa, divenne primo dei primi. Di lui si ricorda la poetica stagione del quasi scudetto di Ranieri, il pianto a dirotto sul palo di Brescia con una caviglia pezzi. E un errore. Stramaledetto. Che rese felice un romanista doc, bomber Moscardelli, durante un Chievo-Roma reso epico dal terreno di gioco di terra e fango e dalla corpulenta presenza in campo di Adriano (ormai ex Imperatore). Sullo 0-2, a riaprire tutto ci pensò il sinistro morbido da fuori area dell'allora attaccante clivense. Ma più che altro il brutto errore di Julio, preso stranamente in controtempo. Movimento a sinistra, repentino spostamento a destra con tuffo. Impatto delittuoso col pallone: mani molli, l'oggetto che sfugge. E che entra. Toccò poi al diablo Granoche (pensate voi) pareggiare i conti.
MAARTEN STEKELENBURG
26 settembre 2012 - Roma-Sampdoria 1-1
Non si salva nemmeno lui, il tulipano orange sbarcato a Roma da vice iridato e velocemente tramortito dall'interista Lucio in un contrasto di gioco che ne ha condizionato (almeno così si dice) il proseguo della carriera. Poche cose belle da ricordare, alcune bruttine, altre pessime. In particolare, va menzionata la paperissima d'inizio autunno 2012, in un match interno con la Sampdoria che ancora grida vendetta. Giallorossi in vantaggio di un gol e di un uomo, gara teoricamente in pugno. Teoricamente. All'84' il terzino doriano Berardi strappò il pallone a Marquinho e dal lato corto destro dell'area di rigore lasciò partire un cross docile. Stek si inginocchiò per bloccare, ma la palla gli rimbalzò sul petto e finì a pochi metri, dove il gregario Munari, lesto e implacabile, non poté perdonare. 1-1 e giù fischi. Forse proprio quella sera, Zeman iniziò a pensare di rimpiazzarlo con Goicoechea. Chi?
MAURO GOICOECHEA
1° febbraio 2013 - Roma-Cagliari 2-4
Se pensi ad una papera, pensi a questa. La Papera, con la P maiuscola. Forse la più celebre nella storia della Roma. Non solo per la goffaggine del gesto tecnico, ma anche per la pochezza calcistica del protagonista, capitato in Italia quasi per caso (voluto da Zeman unicamente per una presunta abilità nel gioco palla al piede) ed autodistruttosi con un episodio che quasi lo rese simpatico. O meglio, tenero. Perché dopo aver visto il pallone entrare in quel modo, Mauro istintivamente si alzò per rimetterlo in gioco. Come se si trattasse di una partitella tra amici e quel gol non valesse per "eccesso di errore". In sostanza, cross morbido e largo di Avelar dalla sinistra, uscita alta di Goicoechea che ricadendo, fronte alla porta, si vide sfuggire la sfera che lentamente s'insaccò. Sotto lo sguardo a dir poco atterrito di un intero stadio. Fu l'ultima recita di Zeman a Roma. Tradito dal suo pupillo.
MORGAN DE SANCTIS
6 dicembre 2014 - Roma-Sassuolo 2-2
Anche i migliori sbagliano. E non c'è dubbio che Morgan, da Konsel ad oggi, sia stato uno dei primissimi portieri della Roma per rendimento e continuità. Mai ai livelli dei più forti d'Europa, ma garanzia di affidabilità e soprattutto di personalità. Eppure anch'egli, dopo un periodo d'amore, ha trovato il modo di bisticciare con chi, sabato scorso all'Olimpico, gli ha persino riservato qualche fischio. Capita. Il feeling s'incrinò di brutto il 6 dicembre scorso, quando fu De Sanctis, di fatto, a sbloccare il risultato di Roma-Sassuolo. Impiegando un quarto d'ora nel far ripartire l'azione palla al piede e attirando su di sé l'attenzione di Zaza, che incredibilmente segnò senza tirare. Soltanto sfruttando il rimpallo favorevole. Due minuti dopo arrivò lo 0-2, sempre di Zaza, non però per colpa di Morgan. Che da quel pomeriggio non si è ancora ripreso del tutto.
LUKASZ SKORUPSKI
19 marzo 2015 - Roma-Fiorentina 0-3
Anche qui non si scherza. Non siamo ai livelli di Goicoechea, ma quasi. Di certo, l'errore del ragazzone polacco (oggi all'Empoli) fu probabilmente decisivo per decretare l'eliminazione della Roma dall'Europa League. Giallorossi già sotto di un gol contro i viola, dopo l'1-1 dell'andata al Franchi, lo scorso 19 marzo, quando Skorupski, servito malamente all'indietro da Torosidis, nel tentativo di evitare il corner per gli avversari finì per regalar palla a Marcos Alonso. Spietato lo spagnolo: porta sguarnita, due passi in orizzontale e gol. 0-2, Roma tramortita anche da Basanta qualche minuto dopo e fatta fuori dall'ex Montella. Quella sera, Sabatini iniziò a prendere in considerazione l'idea di sbolognare Lukasz altrove. E non è che ad Empoli, ora come ora, stia risultando il miglior portiere della Serie A.
WOJCIECH SZCZESNY
29 settembre 2015 - BATE Borisov-Roma 3-2
Da un polacco all'altro. Anche Wojciech si è aggregato all'allegra compagnia. Non poteva essere altrimenti, visto che in Inghilterra non si portava di certo dietro la nomea di "perfezionista". Gli errori ci stanno, ma quello di Borisov è stato veramente grosso. Se non suonasse malissimo la si potrebbe definire una "zottata". Mente distratta, cervello altrove e porta misteriosamente abbandonata. O comunque protetta nel peggiore dei modi. L'avversario di turno, in questo caso il terzino Mladenovic, scorge la situazione e dalla distanza, spostato a sinistra, spara in porta con la giusta potenza e soprattutto con precisione. Troppi metri da recuperare, impresa impossibile per Szczesny: palla nel sacco. Figuraccia. Roma a terra. Mladenovic come Parisi. Wojciech come Carletto il chitarrista. Una serata da incubo anche per lui. Che dovrà ritrovare in fretta lo smalto d'inizio stagione.
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