Ci sono momenti in cui le chiacchiere non contano. Il pallone è lì, posizionato. Poi c'è la barriera, più indietro il portiere. Ostacoli insidiosi verso il raggiungimento di un obiettivo che solo chi ha classe infinita nelle vene può pensare di mettere nel mirino. Calciare una punizione non è uno scherzo. E' una specialità. E la Roma, fortunatamente, ha in casa uno specialista vero: Miralem Pjanic. Uno che, all'88' di un match difficile, sofferto e delicato, riesce a recuperare in fretta lucidità e freddezza. Il resto lo fa la classe: destro morbido, barriera scavalcata, estremo difensore impotente. Gioia, festa, gloria. Un punto diventano tre, la classifica sorride, tutto è straordinariamente più bello.
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Pjanic eguaglia Assunçao: sei gol su punizione in maglia giallorossa
La prima magia del bosniaco risale al 29 gennaio 2012, contro il Bologna all'Olimpico
Nei momenti decisivi, servono loro: i calciatori di qualità. Quelli che oltre all'applicazione tattica e alla generosità, mettono al servizio dei compagni la genialità. Se Totti in tal senso è il maestro, Pjanic è l'allievo prediletto. Le venti perle del Capitano su punizione sono forse irraggiungibili, ma intanto il bosniaco si è concesso il lusso di eguagliare un grande della storia della Roma, perlomeno in tema di calci piazzati. Ovvero, quel Marcos Assunçao che nell'estate del 1999 venne accolto da uno slogan immediato: "Assunçao, ma come fao?". Il riferimento era all'abilità quasi poetica nel tramutare in gol le palle inattive. Gambe larghe, corpo immobile, occhi impegnati a valutare la situazione. Poi un passo, due passi e l'esecuzione. Quasi sempre splendida, vincente. In realtà, Assunçao impiegò parecchio per mostrare anche in Europa le sue doti. La prima perla del brasiliano su punizione arrivò soltanto nel marzo del 2001, all'Olimpico, contro l'Inter: un traversone morbido dalla sinistra sfiorato da Montella, il cui movimento con la testa finì per ingannare il portiere Frey. Gol fortunato, ma gol.
Un semplice episodio che sbloccò, di fatto, l'allora numero 5. La prima vera punizione alla Assunçao andò in scena una settimana più tardi, sempre in casa, contro il Brescia. Destro a giro, barriera scavalcata, palla all'angolino. Precisione millimetrica. Quella successiva (post scudetto), fu la grande annata di Assunçao: ben quattro punizioni vincenti contro Atalanta, Bologna, Parma e Piacenza. Il totale fa sei. Dodici anni dopo, a celebrare lo stesso traguardo è Miralem Pjanic. Il tempo impiegato è stato maggiore rispetto ad Assunçao, che sfornò le sue sei delizie nell'arco di tre stagioni (il bosniaco è già alla quarta), facendo trascorrere 329 giorni dalla prima (4 marzo 2001) alla sesta (27 gennaio 2002). La prima gemma di Mire risale invece a 968 giorni fa: 29 gennaio 2012, gustosa prodezza all'Olimpico contro il Bologna per l'1-1 definitivo. In panchina c'era Luis Enrique. Con Zeman il secondo centro (11 novembre 2012), nel derby malinconicamente perso contro la Lazio per 3-2. Un'intuizione geniale quanto inutile, dalla distanza, condita da "vaffa" più o meno vistosi nei confronti del boemo.
Capitolo terzo: Bergamo, 24 febbraio 2013. Sotto un manto di neve, Roma bella c'apparve. La squadra allora guidata (da non molte settimane) da Aurelio Andreazzoli vinse per 3-2, anche grazie al primo (e fino a ieri unico) gol di Pjanic in trasferta con la maglia giallorossa. La procedura? Classica: destro a giro impossibile da intercettare per il malcapitato portiere di turno. Identica sorte toccata al buon Pepe Reina, il 18 ottobre, nel Roma-Napoli deciso proprio da una doppietta di Mire (su rigore il definitivo 2-0), e al doriano Da Costa, il 16 febbraio scorso, nel 3-0 giallorosso alla Samp. Botta secca e potente dalla distanza. Esecuzione alla Juninho Pernambucano, non a caso ex maestro di Pjanic a Lione. Infine, la magia del Tardini. Stupenda, meravigliosa e al contempo determinante. Nel momento più difficile, con l'1-1 ad un passo, genialità e freddezza si sono miscelate, dando il là al capolavoro di tecnica e precisione.
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