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Au revoir Gervinho: in due anni e mezzo 26 gol e 17 assist vincenti

Un impatto straordinario, poi tanto buio. La strana storia romanista di un calciatore dai due volti

Alessio Nardo

S'accende e si eclissa. Ti illude e ti delude. Come una scheggia impazzita. Come la Roma. E' finita l'avventura giallorossa di un calciatore strano, tatticamente anarchico e tecnicamente lunatico. Gervais Yao Kouassi. Tra i pochi africani a potersi permettere il nomignolo con finale brasileiro in "inho". Strepitoso nei momenti d'oro, da prendere a sberloni quando non è giornata. Due anni e mezzo intensi. Un arrivo accolto con freddezza, nell'estate 2013. L'idea fu di Rudi Garcia, che forzò Walter Sabatini quasi costringendolo a consegnargli il suo pupillo storico. I due si conobbero a Le Mans, prima di far faville a Lille (un campionato ed una coppa di Francia vinti nel 2011) e dividersi improvvisamente, quando poi un altro transalpino, Arsene Wenger, decise di puntare sul treccioluto ivoriano.

Un biennio di burle, all'Arsenal. Tifosi inglesi impazziti sul web. L'obiettivo? Prendere in giro Gervinho per i gol clamorosamente divorati sottoporta e per le sue giocate. Occasionalmente geniali, spesso grottesche. No, senza Garcia non fu più festa. Meglio tornar da Rudi. E il desiderio divenne realtà, tra le perplessità generali di una piazza scottata dall'incubo 26 maggio. Dubbi iniziali spazzati via dall'impatto, a dir poco elettrico. Gervais fulmine supersonico, freccia micidiale in un arco sorretto dai muscoli potenti dei leader (veri): De Sanctis, Maicon, Benatia, Castan, Strootman. Oltre che dai frammenti d'arte dell'ultimo grande Totti. Sembra passata un'era. 25 settembre 2013, giorno del primo gol di Gervinho, a Genova contro la Samp. In contropiede, l'apoteosi del suo calcio, imbeccato dal dolce senso geometrico del Capitano. Poi il Bologna, l'Olimpico. Quattro giorni dopo. Doppietta meravigliosa, Antonsson e Curci mandati dal dottore ed un intero stadio innamorato del motorino umano chiesto e ottenuto dal mister.

Dodici gol totali a fine stagione, nove in campionato e tre in Coppa Italia. Più nove assist vincenti e tre rigori procurati. Incidenza diretta in più del 30% dei gol complessivi della Roma. In poche parole, il fattore. L'arma letale di una squadra a tratti spaziale, capace di far bottino record (85 punti), fermata lungo il viale tricolore solo da una Juve oscenamente ingorda. Città ai piedi del duo Garcia-Gervais. Anche al via del successivo torneo: 30 agosto 2014, gol in extremis alla Fiorentina e 2-0 secco. Neto dribblato come un pivello e il beniamino delle folle col 27 sulle spalle perso in una corsa magica. Travolto dall'amore di tutti. Ed è qui che la storia, d'incanto, cambiò. La sua, di Gervinho, e quella della Roma. Un pensiero insistente, la Coppa d'Africa 2015. Torneo che per gli africani vale più del mondiale. Un'occasione storica, nell'aria l'opportunità di vincere e riportare la Costa d'Avorio sul tetto del continente nero dopo 23 anni. Un tormento talmente forte da sopprimere il lato romanista dell'animo di Gervinho. Sparito. Per mesi. Un altro gol in campionato (all'Inter), tiepidi barlumi d'esistenza in Europa e stop. Basta. Un caso di sparizione rimasto irrisolto anche dopo i bagordi per la coppa alzata al cielo con Doumbia e compagni.

L'amara chiusura, almeno apparente, di un rapporto biennale dai due volti. Al Jazira, offerta imponente alla Roma e al giocatore. Tutto fatto, anzi no. Come spesso accade quando si tratta con club calcisticamente neofiti e geograficamente lontani, l'affare può saltare all'improvviso. Così andò, lo scorso luglio. Gervinho via? Tutt'altro. Ancora dentro il progetto, con Garcia tacitamente soddisfatto. E di nuovo in campo, tra i borbottii generali per via di un inizio di stagione in linea col passato più recente. Male il primo mese. Poi il Carpi, 26 settembre. Un gol nel 5-1 finale ed il treno ivoriano che ripartì a cento all'ora. 7 reti e 3 assist in un mese e mezzo. Fino all'8 novembre, giorno dell'ultimo insospettabile battito. Un guizzo fantastico nel derby che anziché rilanciare definitivamente Gervinho nell'universo romanista, ha di fatto segnato il capitolo finale di una storia travagliata. A metà gennaio, via Garcia e il suo staff. Via anche l'ivoriano, verso orizzonti asiatici inesplorati. Ci mancheranno gli strappi micidiali, i gol comunque importanti. Non tutto il resto. Au revoir freccia nera. Si riparte dal Faraone e da Perotti. E soprattutto dai giusti comportamenti tanto cari a mister Spalletti.

I numeri di Gervinho in due anni e mezzo di Roma

Stagione 2013-2014

Presenze: 37

Gol: 12

Assist-gol: 9

Rigori procurati: 3

Stagione 2014-2015

Presenze: 34

Gol: 7

Assist-gol: 5

Rigori procurati: 1

Stagione 2015-2016

Presenze: 17

Gol: 7

Assist-gol: 3

Rigori procurati: 0