Mentre il comune di Madrid approva una ristrutturazione del Santiago Bernabeu (albergo di lusso, ampliamento del museo, aumento di 11 metri dell'altezza dello stadio, nuova viabilità e piazza con giardino, 400 milioni di euro di investimento) a Roma i 5Stelle sono in totale fibrillazione sul dossier Stadio della Roma di Tor di Valle. In Regione, ricorda Zingaretti, gli uffici aspettano atti formali che cambino il «non favorevole» del parere capitolino se davvero si giunge ad un accordo. Ma l'uscita di scena di Paolo Berdini dalla compagine governativa cittadina sta sortendo un unico risultato: far cadere la foglia di fico che copriva la divisioni internegrilline. Berdini, di fatto, era il parafulmine che finiva per convogliare sopra di sé tutti i fulmini legati al dossier. Saltato lui, le frammentazioni 5stelle fra favorevoli, tiepidi, contrari e contrarissimi allo Stadio emerge, di fatto, in tutta la sua totalità. La Raggi deve mediare: tenere a bada una fetta della sua base, raccolta attorno al Tavolo dell'Urbanistica, molto attiva e «rumorosa» sui social, e riuscire a portare a casa finalmente una chiusura accettabile del progetto. Né convincono le smentite di queste divisioni fatte da Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, i due deputati-balia dell'Amministrazione Raggi. Le voci di «pareri» legali che in qualche misura avallerebbero cambi in corsa del pubblico interesse hanno di fatto la funzione di tenere viva e alimentata la fiamma dei contrarissimi. Al di là del fatto che questi pareri dequalificano totalmente sia l'avvocatura capitolina che il segretariato generale, il problema principale è che si tratta di pareri certamente illustri ma anche «irresponsabili»: gli estensori di questi pareri, non essendo stati formalmente incaricati dalla Giunta, non avrebbero, in caso di condanna per danno erariale del Comune, nessuna responsabilità e non potrebbero essere chiamati a risponderne. A dar man forte all'ala dei «no» pentastellati, scendono in campo anche Fassina con il suo Sinistra Italiana, l'immancabile Vittorio Sgarbi e Italia Nostra. Per Sgarbi «la mia posizione è quella di Italia Nostra», lo stadio è un «orrore» e «Totti è un depensante»: insomma, il solito linguaggio che lo ha reso celebre tanto quanto la sua imitazione a vocina chioccia della Raggi che «ho avvisato Beppe» e tanti argomenti di estetica populista. Per Fassina la Raggi deve assumersi la responsabilità delle sue scelte senza accampare scuse: «è senza fondamento sostenere che una radicale modifica del progetto, che elimini i mega grattacieli e gli enormi spazi commerciali previsti, significa causa multimilionaria all'orizzonte». E tanti saluti a Paolo Berdini che, in questi 8 mesi di lavoro indefesso non deve averci mai pensato a questa modifica. La chiusura spetta di diritto a Italia Nostra: esaurite le carte esondazione, area di pregio, e speculazione, ora si torna all'origine: non possono essere i costruttori a scegliere il luogo. Voce a favore: Giovanni Malagò, presidente del Coni: «Ogni squadra di calcio deve dotarsi di uno stadio di proprietà. Non solo Roma e Lazio».
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Sgarbi a gamba tesa: «Lo stadio è un orrore». E quei pareri legali «irresponsabili»
Secondo il critico d'arte il progetto Stadio della Roma andrebbe bloccato immediatamente in quanto totalmente fuori i canoni del piano regolatore capitolino
(F. Magliaro)
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