(di Alessio Nardo) Vien da chiedersi se si siano ormai abituati, loro, ad veder la Roma come una nemica. Ex mamma, protettrice, datrice di lavoro, casa dolce casa. Ora vivono (e vegetano) altrove, nella nobile Firenze, e si godono un'avventura intrigante ed ambiziosa. Ma Roma è Roma, i ricordi son ricordi e quella di domenica non potrà essere una gara come tutte le altre. Ore 12.30, stadio Olimpico, il ritorno dei figli della Città Eterna. Due in particolare, che di giallorosso conservano ancora il cuore ed il dna, seppur spinti dalle ciniche logiche del sano professionismo. Daniele Pradè, 46 anni, ex direttore sportivo degli anni sensiani, il dirigente del post e pre Baldini, scaricato all'epoca del passaggio di proprietà ed ora saggio amministratore del mercato viola. Poi Alberto Aquilani, l'ex gemello di Totti e De Rossi. Il principino, l'erede designato di Peppe Giannini, ceduto al Liverpool nel 2009 in nome del bilancio e "sostituito", nel cuore e nell'immaginario dei tifosi, da Alessandro Florenzi un po' di tempo dopo.
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Roma-Fiorentina, la gara dei mille ritorni
(di Alessio Nardo) Vien da chiedersi se si siano ormai abituati, loro, ad veder la Roma come una nemica. Ex mamma, protettrice, datrice di lavoro, casa dolce casa. Ora vivono (e vegetano) altrove, nella nobile Firenze, e si godono...
Poi c'è chi romano non è, ma a Roma e nella Roma ha trascorso gran parte della propria vita professionale. Elena Turra, ad esempio. Piemontese doc, per undici anni a capo della comunicazione giallorossa, spostatasi la scorsa estate sul fronte viola. In campo dovrebbe esserci David Pizarro, che il destino barbaro tolse dalla sfida dell'Olimpico di un anno esatto fa (8 dicembre 2012) a causa della tragica scomparsa della sorella in Cile. Pilastro inamovibile della Roma spallettiana, tra i migliori registi di sempre della storia giallorossa, fedele compagno di reparto di De Rossi per oltre cinque stagioni sino al malinconico divorzio consumatosi tra liti e strambi equivoci, anche per (de)merito di stravaganti geni della panchina, decisi a far fuori il Pek in nome dei vari Greco, Simplicio, Gago, Bradley e Tachtsidis. In un angolino, zitto zitto, vivacchia anche Cristiano Lupatelli. Oggi terzo portiere in viola, dodici anni fa vice di Antonioli nella Roma tricolore di Fabio Capello.
Infine lui, il personaggio simbolo del match. Un signore che sul suo rapporto con la Roma potrebbe scrivere un romanzo. O forse due. Vincenzo Montella, basta il nome, bastano i ricordi, l'istantanea magica del volo che tante volte ci ha fatto sognare, strillare, impazzire. Centotre gol ufficiali in nove stagioni, tredici di questi utili ad arpionare il terzo scudetto. Emozioni indelebili ed intoccabili. La vita però va avanti, ed oggi amori e legami son diversi. Il dente avvelenato di Vincenzino è una realtà, ed è rivolto soprattutto ai dirigenti di Trigoria (attuali e non), "colpevoli" di averlo cacciato nel 2011, corteggiato nel 2012 e poi "snobbato" in favore del maestro Zeman. Esiste la legittima e comprensibile voglia di rivalsa da parte di chi a Roma, anche da allenatore, avrebbe voluto scrivere la storia. E che ora si ritrova dall'altra parte. I tre schiaffoni della scorsa stagione (due in campionato, uno in Coppa Italia) saranno la spinta ideale per chi medita vendetta. La Roma dovrà star sveglia e attenta, onde evitare di emulare Giulio Cesare. E finire pugnalata dai propri stessi figli.
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