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Montella: “Con Francesco è più facile”

(Il Romanista – D. Giannini) – «Dicono che sono giovane? Per me è un complimento. Non mi dà fastidio. Se sono stato scelto dalla società probabilmente hanno valutato anche questo». Vincenzo Montella ci scherza su. Nella conferenza...

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(Il Romanista - D. Giannini) - «Dicono che sono giovane? Per me è un complimento. Non mi dà fastidio. Se sono stato scelto dalla società probabilmente hanno valutato anche questo». Vincenzo Montella ci scherza su. Nella conferenza stampa di presentazione della sfida decisiva contro lo Shakhtar, l’allenatore giallorosso ha tirato dritto per la sua strada, ma inevitabilmente stasera per lui sarà molto emozionante:

l’esordio da allenatore in Champions a soli 36 anni. Roba che davvero in pochi possono vantare. E non sarà una partita qualsiasi, non potrà esserlo. Perché non servirebbe a niente. Per essere ricordata come si deve, dovrà essere un notte leggendaria. Ma lui non guarda troppo in là e pensa solo a come preparare al meglio questa partita. A come farsi capire dai suoi ragazzi: «Come ho detto nelle mie prime conferenze - ha spiegato -, l’importante è essere chiaro e diretto e riuscire a trasferire le mie idee. La partita d’andata l’ho vista a casa in tv. La Roma aveva iniziato bene, poi ha avuto 10 minuti di follia, riuscendo poi ancora a reagire, sfiorando anche il pareggio».

Ora, poche settimane dopo, ha il palcoscenico della Champions per dimostrare che i suoi metodi funzionano: «Sono molto ottimista, la squadra sta crescendo, sarà una gara difficile perché giochiamo contro una squadra valida. Siamo qui per giocarci le nostre chances. Lo spirito deve essere quello degli ultimi 15 minuti di Lecce. Ci vorrà massima attenzione fino alla fine. Lo Shakhtar è una squadra di qualità che difende bene e riparte in contropiede». Ok, gli avversari. Ma non solo. Perché la Roma deve pensare anche a sé stessa, a ritrovare quella compattezza e spirito di gruppo spesso smarriti in questa stagione. Vedi gli ultimi casi del rigore conteso a Lecce da Pizarro e Borriello e del diverbio tra Supermarco e Ménez. «A volte siete più informati di me - ha risposto Montella -. Nell’anno in cui abbiamo vinto lo scudetto litigavamo sempre. Io le chiuderei qui queste storie». Poi ancora: «Non mi lascio condizionare da quello che è successo prima, giudico in base a quello che vedo. Le motivazioni sono quelle che fanno la differenza e a volte bisogna anche crearle. Tutti vanno in campo con la voglia di vincere. E’ importante lavorare per vincere».

Le ultime battute sono su Totti (ieri accanto a lui in conferenza): «Se è più facile allenarlo o giocarci insieme? Facile in ogni caso. E’ facile giocarci insieme per le qualità, ma anche allenarlo perché è maturato, si allena con intensità, è disponibile, accetta le scelte. E’ importante che alle esclusioni ci rimanga male, perché vuol dire che ha voglia di dare tanto. E’ una fortuna poterlo allenare». Anche perché, con lui in campo, fare l’impresa è un po’ meno difficile. Quell’ impresa che farebbe entrare Montella nella storia.

LA CURIOSITÀ: Anche perché il miracolo che serve a Montella non è riuscito a nessuno dei grandi tecnici di questa edizione della Champions. Alex Ferguson, Luis Van Gaal, Carlo Ancelotti, Josè Mourinho, Pep Guardiola. Nessuno di loro ha cominciato con una vittoria in trasferta con almeno due gol di scarto (quelli che servirebbero alla Roma per andare avanti). Sir Alex (anche se all’epoca non era ancora tale) partì con un 2-1 alla Dinamo Berlino quando era alla guida dell’Aberdeen (era il lontano 1984). Van gaal iniziò alla guida dell’Ajax con un 2-0 al Milan (1994). Gran risultato, ma in casa. Ancelotti fece "solo" 0-0 a Praga con il Parma (1997). Peggio andò a Josè Mourinho che, in quello che oggi è il suo stadio (il Santiago Bernabeu), perse 1- 0 nel 2002 quando era alla guida del Porto. E poi c’è Guardiola, il tecnico che in molti sperano che Montella prima o poi diventi, che fece 3-1 contro lo Sporting Lisbona al Camp Nou. Un altro 3-1 farebbe entrare Montella davvero nella storia.