(Il Romanista – D. Giannini) - Rabbia, sì, ma non solo quello. Il giorno dopo l’umiliante eliminazione dalla Champions League nei tifosi della Roma è tutto un alternarsi di sensazioni, anche differenti tra loro. Ma tutte indiscutibilmente negative.
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Il giorno dopo, esplode la rabbia giallorossa
(Il Romanista – D. Giannini) – Rabbia, sì, ma non solo quello. Il giorno dopo l’umiliante eliminazione dalla Champions League nei tifosi della Roma è tutto un alternarsi di sensazioni, anche differenti tra loro. Ma tutte...
I tre gol presi dallo Shakhtar, il rigore sbagliato e, come se non bastassero, la gomitata di De Rossi, il calcione di Borriello, la pallonata di Pizarro. «L’aspetto positivo è che abbiamo provato a fare la partita per rimettere in discussione la qualificazione - ha spiegato Doni al sito della Uefa -. Quello negativo invece è rappresentato dal fatto che spesso la Roma è la peggior nemica di se stessa. I gol subìti, ad esempio, erano tutti ampiamente evitabili». Sconfitte, espulsioni, amnesie difensive. Un cocktail devastante per l’umore del popolo giallorosso che stavolta davvero non ne può più. La rabbia dopo le prime sconfitte di questa stagione sta lasciando il posto alla malinconia. Che è anche peggio, perché significa che ormai ci si è rassegnati al peggio. C’è chi dice di essersi vergognato per la prima volta della sua Roma, chi di essere stato peggio anche del giorno del 7-1 di Manchester. Perché almeno quella volta non c’erano state certe reazioni isteriche che poco hanno a che fare con la voglia di reagire, ma che aggiungono solo altro imbarazzo a quello di una stagione già orribile.
Alla quale è rimasto da chiedere ben poco: il quarto posto (magra consolazione per una squadra che da molti era indicata come la favorita alla vittoria dello scudetto), magari la Coppa Italia (il 20 aprile c’è la semifinale d’andata contro l’Inter in un confronto che, al momento, pare improponibile) e, primo in ordine di tempo, il derby. Una vittoria nella stracittadina di domenica sarebbe la quinta consecutiva, quella della "manita". Ma non è ancora tempo di sfottò, quello magari (si spera) potrà arrivare dopo. Ora si deve pensare a salvare la dignità, quella che invocano tanti tifosi, quella che è mancata a Donetsk.
Una questione di orgoglio e di testa, quella che secondo Carlo Mazzone questa squadra pare aver perso: «Sono molto mortificato e dispiaciuto per i comportamenti che la Roma ha messo in campo – ha spiegato all’Ansa -. Senza fare nomi, sono cose che non devono assolutamente capitare. E’ evidente che la squadra vive un momento di grande tensione e nervosismo. Non si possono vedere gesti così eclatanti, clamorosi, anche se questa è una stagione delicata». Poi l’ex tecnico giallorosso ha aggiunto: «Si è avuta l’impressione che i giocatori stiano perdendo la testa. Montella adesso deve alzare i toni nello spogliatoio, farsi sentire. E i ragazzi lo devono ascoltare in silenzio perché sono pagati per giocare». Dice di non voler fare nomi, Mazzone, poi però non riesce a trattenere una lavata di capo a Méxes («È il suo limite, non riesce a rispettare certe regole») e a Borriello: «È l’allenatore che sceglie chi tira i rigori, le gerarchie devono essere chiare. Nella Roma sembra invece che si facciano le votazioni per decidere il rigorista e non va bene». E adesso il derby, nel quale almeno ci sarà Francesco Totti: «Il capitano sente tantissimo questa partita e pagherebbe di tasca propria per giocare, essere determinante e aiutare la squadra ad uscire da questo delicato momento. E’ evidente – conclude Mazzone - che è la Roma a giocarsi di più. Un ko con la Lazio pregiudicherebbe la qualificazione alla prossima Champions e agiterebbe ulteriormente l’ambiente. Tecnicamente però la Roma è più forte. Di certo, se i giocatori giocheranno con la stessa testa di Donetsk è meglio che non scendano in campo...».
Per Sebino Nela, che ha seguito la sfida della Donbass Arena per Mediaset «era una partita da non sbagliare, ma purtroppo è successo». L’ex difensore giallorosso, ha spiegato a Tuttomercatoweb: «Ho visto una Roma buona nei primi 25 minuti, poi una volta andata sotto è stata vittima degli eventi. Era una gara importante, quindi ci può stare un po’ di nervosismo, però è ovvio che l’espulsione ha determinato tutto ciò che è avvenuto dopo. Ora bisogna pensare al derby, e avere fiducia in Montella che ha comunque un buon ruolino di marcia nella sua esperienza in giallorosso». Già, il derby. Come se lo immagina? «Ne ho vissuti e visti tantissimi... Ognuno è sempre stato una partita a sé stante. L’importante sarà mantenere la consapevolezza di essere una grande squadra».
«Si può perdere una partita, non la testa – ha detto invece con fermezza Ciccio Graziani a Roma Caffè -. Si sapeva che sarebbe stato difficile, ma una reazione era lecito aspettarsela». Graziani non se la sente di prendersela più di tanto con Borriello: «Nella testa di un bomber c’è sempre e solo il gol. Detto questo, se nello spogliatoio si stila una lista di rigoristi poi bisogna rispettarla». Poi i dubbi sulle scelte di Montella: «Si trattava di una partita decisiva e si è deciso di affidarsi ai veterani e a un modulo di gioco collaudato. E allora perché privarsi dell’uomo intorno cui ruota questo sistema: Totti?». «Spero che la situazione non si sbrachi, come si dice a Roma -conclude Graziani -. Bisogna arrivare quarti e garantirsi l’accesso all’ Europa che conta». Per salvare una stagione, per ritrovare la dignità. I romanisti ora non chiedono molto altro.
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