La verità è un pendolo che oscilla tra la luce del primo tempo e il buio assoluto del secondo. Verrebbe da dire che il grigio è il colore più adatto per descrivere la prestazione della Roma in Russia. I numeri aiutano a capire: tornati negli spogliatoi per l’intervallo con il 64,7 per cento di possesso, i giallorossi devono aver bevuto qualcosa di strano perché nei restanti quarantacinque minuti non sono stati in grado di andare oltre il 47,3 per cento, concedendo campo e occasioni al Cska Mosca.
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Florenzi è lo specchio di questa Roma. Prima bene, poi il buio
Florenzi, nel primo tempo, attacca e difende con continuità e tempismo; nella ripresa non sgomma mai, anche perché i centrocampisti arretrano e con loro tutta la squadra.
L’involuzione è evidente e racconta di due atteggiamenti tattici (voluti o no, poco importa) che condizionano il risultato. La squadra di Garcia, nella prima parte di gara, prende possesso del campo, organizza azioni su azioni, non appare devastante, ma sfonda soprattutto sulle fasce. E Florenzi, terzino destro a sorpresa, dimostra di avere idee chiare, gambe potenti e scattanti, e polmoni a disposizione della squadra. Nella ripresa, invece, anche lui si spegne, come i compagni del resto, non riesce più a ripartire, non ribalta l’azione, non crossa. Sarebbe ingeneroso gettargli la croce addosso: più semplicemente il terzino soffre per l’improvviso calo di tutto il gruppo che decide di rintanarsi vicino a De Sanctis e di aspettare il fischio finale dell’arbitro.
ACCELERAZIONI E’ vero che il gol del Cska Mosca arriva nei minuti di recupero, ma è altrettanto vero che il baricentro della Roma (soprattutto per il modo in cui sta in campo nella ripresa) è troppo basso: 44,7 metri. I russi, per fare un confronto, si sistemano più in alto: 54,3 metri. E così, anche senza mai essere particolarmente pericolosi, sono sempre lì a dar fastidio ai giallorossi. Prima o poi qualcosa capita... Florenzi, fin dall’avvio, spinge sull’acceleratore, va a sovrapporsi all’ala, crea superiorità numerica: 90 palloni toccati, 65 passaggi (10 sbagliati), 3 tiri, 8 lanci riusciti e 2 cross.
Il problema è che tutto questo Florenzi lo mostra nel primo tempo, poi si limita al controllo della zona e poco più. Alla fine sono 4 i palloni recuperati e 16 quelli persi, ma ciò che balza all’occhio è l’interpretazione del ruolo: Florenzi, nel primo tempo, attacca e difende con continuità e tempismo; nella ripresa non sgomma mai, anche perché i centrocampisti arretrano e con loro tutta la squadra.
PRECISIONE A rivedere l’azione del pareggio del Cska Mosca cresce la rabbia. Strootman si fa soffiare un pallone in azione di contropiede, errore grossolano: se ci fosse stato ancora Nainggolan, che fino ad allora ha effettuato ben 15 recuperi, forse adesso parleremmo di un’altra partita. Il problema è che nel calcio, come nella vita, con i «se» non si va tanto lontano. I russi sono tecnicamente inferiori (e lo si nota nella percentuale di precisione nei passaggi: 79,5 per il Cska, 83,2 per la Roma), però ci mettono muscoli e grinta: vincono le sfide dei falli (16-5) e dei contrasti (14-10). Dove non si arriva con la qualità, bisogna farcela con la quantità. Se poi l’avversario, come la Roma, ti aiuta retrocedendo ai limiti della propria area, il più è fatto...
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