(Il Romanista - D. Galli) -«Vincenzo, il mister». Proprio così, lo chiama per nome. «Parlare di cosa ci ha dato in questi due giorni Vincenzo, mi sembra un po’ troppo». E mentre lo dice, De Rossi esulta ancora.
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De Rossi: «Ritrovato lo spirito»
(Il Romanista – D. Galli) – «Vincenzo, il mister». Proprio così, lo chiama per nome. «Parlare di cosa ci ha dato in questi due giorni Vincenzo, mi sembra un po’ troppo». E mentre lo dice, De Rossi esulta ancora.
Perché ha segnato, e non gli capitava da cinque mesi, dall’unico gol romanista nel naufragio di Cagliari. Di più: perché ha segnato, e ha fatto vincere la new Roma. Quella dell’uomo che per lui è Vincenzo e per tutti gli altri è Montella. Infatti da Sky ci scherzano su: «Vincenzo il mister?». «Vabbé, è la stessa cosa», insiste Daniele. Per una notte, la prima di Montella condottiero, si può pure derogare ai crismi dell’ufficialità. Del tecnico che deve essere chiamato mister. Qua, il tecnico è un amico, un ex calciatore, ma ex da un battito d’ali. Le stesse ali con cui decollava l’Aeroplanino. «Abbiamo ritrovato lo spirito battagliero che forse nelle ultime partite avevamo pe r so», comment a Daniele, «parlare di cosa ci ha dato Vincenzo in questi due giorni mi sembra troppo. Ha iniziato con una voglia e una preparazione incredibili. La personalità l’ha sempre avuta e l’ha dimostrata anche da allenatore». Montella è tornato al 4-2-3-1. Cambiare non è stato un problema per la squadra. Almeno, questo è quello che sostiene Capitan Futuro, che si fa ambasciatore di un pensiero probabilmente comune: «Non è il modulo più congeniale, ma è quello a cui siamo più abituati. In queste ultime partite abbiamo sempre corso, come oggi. Stasera abbiamo dimostrato una voglia particolare». Una voglia particolare. Ma pure un’attenzione particolare. Ai dettagli. Vucinic che rientra a dare una mano là in basso a sinistra a Riise è un’immagine insolita, ma decisamente piace vole. Un fallo di De Rossi ha fatto insorgere tutta Bologna. Gli uomini di Malesani pretendevano la seconda ammonizione per Daniele, reo di avere stoppato una palla a centrocampo con la mano. De Rossi è un ragazzo semplice. E onesto. «Il fallo di mano? Avrei protestato anche io», dice scherzando. Poi si fa serio e chiarisce: «Era giusto il fallo, ma non l’ammonizione». Che da regolamento poteva anche non starci. La valutazione spetta all’arbitro. A Banti. È semplice anche il commento che Daniele fa della sua rete. «Oggi è successo così». Così come? Da bomber, da attaccante di razza, da profeta del gol. Casarini s’addormenta, Vucinic riconquista palla in attacco (sarà contento Montella, che in conferenza stampa prometteva maggiore attenzione alla fase di transizione) e serve Daniele. Capitan Futuro si accentra, conclude forte e teso verso Viviano e trova la deviazione di Cherubin, che può pure dormire tranquillo: sarebbe stato gol pure senza. La cartolina di questo Bologna-Roma sono De Rossi, Cassetti, Burdisso e Pizarro che applaudono lo spicchio giallorosso del Dall’Ara, l’abbraccio tra Daniele e il Pek, che poi regala la maglia a un cameraman, stendendogliela sull’obiettivo. Ma lo è soprattutto quel sorriso sdentato che mostra orgoglioso Mexes a De Rossi. Banti ha appena fischiato tre volte, Montella ha vinto al debutto e Daniele ha preso per mano la Roma e ora gode d’una gioia bambina. Perché questo gol conta più di parecchi altri. Non vale solo tre punti. Vale per la Roma un ritorno a riveder le stelle, vale la commozione dell’amico Vincenzo davanti alle telecamere. Vale quel sorriso di Philippe. Sghembo, eppure felice.
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