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Cicinho: «Potete ancora vincere lo scudetto»

(Il Romanista – M.Giovannelli) – Cicero Joao de Cézare, in arte Cicinho. Il brasiliano nativo di Pradopolis, stato di S. Paulo, ha lasciato la capitale da circa un mese per vestire la maglia del Villarreal con la formula del prestito...

Redazione

(Il Romanista - M.Giovannelli) - Cicero Joao de Cézare, in arte Cicinho. Il brasiliano nativo di Pradopolis, stato di S. Paulo, ha lasciato la capitale da circa un mese per vestire la maglia del Villarreal con la formula del prestito secco.

In esclusiva a Il Romanista, dice di trovarsi bene in Spagna, ma di avere un po’ di “saudade” per la capitale. A Roma la sua esperienza non è stata del tutto positiva complice anche un brutto infortunio avvenuto nel 2009 contro il Genoa proprio dopo aver siglato la rete del vantaggio. Al rientro dall’infortunio ai legamenti (Cicinho s’infortunò ai crociati anche nel 2005, quando vestiva la camicia delle merengues) non riesce però a trovare più spazio, complice anche il cambio di panchina. Con l’arrivo di Ranieri infatti le sue presenze si assottigliano sempre di più fino a minimizzarsi. Si arriva così alla sua dipartita verso la Spagna. Di fatto però Cicinho ha un contratto che lo lega alla Roma fino a Giugno 2012.

Cicinho, come vanno le cose al Villarreal? Bene, mi sto inserendo, sono felice di essere qua.

Perché il bilancio della sua esperienza a Roma non è stato positivo? Sono stato sfortunato. Mi sono rotto i legamenti crociati proprio nel momento in cui stavo giocando meglio, per un giocatore cavalcare l’onda positiva è determinante.

Poi cosa è successo quando era di nuovo arruolabile? Dopo sei mesi sono rientrato. Nel frattempo era cambiata la panchina e non ho trovato quasi più spazio.

Cosa vuole dire? Vuol dire che a Ranieri non piaccio come giocatore e quindi non mi faceva giocare.

Ti preferisci come esterno destro di difesa o di centrocampo? Non mi piace giocare a centrocampo, meglio in difesa.

Che ricordo hai di quel brutto autogol, nel 2008, contro il Bologna? L’ho dimenticato. Sono eventi che possono accadere durante una carriera calcistica. Ricordo però l’affetto dei tifosi che il giorno dopo mi sono venuti a salutare sotto casa per dirmi che non dovevo mollare.

Hai visto la partita della Roma contro l’Inter? Ho visto i gol. La Roma ha preso il secondo quando stava giocando meglio ed è stata costretta a rincorrere.

Ma perché la Roma non è mai cinica nei momenti determinanti? Il problema non sono le partite come quella contro l’Inter, là si può perdere. Quello che non deve succedere è cominciare sempre la stagione male, bisogna trovare una regolarità, altrimenti tutti gli sforzi sono vani.

Cosa manca alla Roma per essere una grande? La Roma è già grande, serve solo la continuità.

Gioco della torre, chi butti giù Doni o Julio Sergio? Julio Sergio.

Chi è più forte Doni o Julio Sergio? Doni.

I due portieri della Roma sono amici fuori dal campo visto che sono connazionali?

No, non sono amici. Non so se hanno mai discusso ma non sono amici.

I tre giocatori più forti della Roma?

De Rossi, Totti e Doni.

Influivano nello spogliatoio le chiacchiere sulle vicende societarie?

No, credo proprio di no, queste cose non influiscono con il gioco. Io sapevo che c’era qualcosa con una cordata americana ma non mi interessava nulla.

Perché i giocatori della Roma dopo qualche vittoria si sentono già arrivati?

No, questo non è vero. Nella Roma ci sono grandi giocatori, che s’incazzano l’uno con l’altro quando non si vince.

Adriano tornerà ad essere grande?

Sì, ne sono certo. Ora si è convinto a restare a Roma, peccato per l’infortunio perché aveva cominciato a riprendere la forma. Vuole dire qualcosa ai tifosi tramite “Il Romanista”? Forza, incitate la squadra, può ancora vincere il campionato.