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Sampdoria-Roma ‘Te lo dico su Facebook’: “Episodio Osvaldo simbolo dell’autogestione”

(di Alessio Nardo) Anche quest’anno, con puntualit? estrema, la tassa Delio Rossi ? stata pagata. La Roma, rinnovata sul piano tattico ma sempre terribilmente uguale a s? stessa per fragilit? e autolesionismo, scivola a Genova contro la...

Redazione

(di Alessio Nardo) Anche quest'anno, con puntualit? estrema, la tassa Delio Rossi ? stata pagata. La Roma, rinnovata sul piano tattico ma sempre terribilmente uguale a s? stessa per fragilit? e autolesionismo, scivola a Genova contro la Sampdoria e ne prende tre, rispettando la tradizione che vuole "Er Ciancica" nostro punitore, con punteggi sempre corposi e rotondi. Non c'? Zeman, c'? Andreazzoli. Ma dall'incubo non si esce, anzi. Ci si resta dentro con tutte le scarpe ed una profonda nausea. Riviviamo l'amaro pomeriggio di Marassi attraverso opinioni e analisi estrapolate dalla pagina ufficiale Facebook dedicata ai colori giallorossi.

Autogestione s?, autogestione no. Per il buon Aurelio ? subito complicato aver a che fare con tali e tanti pregiudizi. L'ampia rappresentanza delle vedove di Zeman vigila sul nuovo allenatore con domande, illazioni e provocazioni di ogni genere. La prima formazione denota gi? uno scollamento totale rispetto al passato recente. Stekelenburg e De Rossi tornano titolari, si passa al 3-4-1-2 con Lamela e Marquinho esterni di centrocampo e Pjanic trequartista, dietro al duo Totti-Osvaldo. Buone nuove, per qualcuno. Ad esempio Vittorio ("Fuori Goicoechea, Piris e Tachtsidis.. sia lodato nostro Signore ahahahah") e Livio ("Non ce posso crede de non ved? pi? quelle due "cose" in campo! Me vi? da piagne!"). Cristiano manifesta perplessit? tattiche ("Lamela esterno destro in un 3-5-2 me sembra un po' una bestemmia..."), mentre in molti non approvano l'esclusione dal 1' di Florenzi. Durissimi i commenti di Yanez ("Quindi per far giocare chi ha sabotato rinunciamo a chi ha sempre sputato sangue, Florenzi. Il calcio come la vita, nessuna meritocrazia.") e Roberto ("Un consiglio a Florenzi.... Sandr? metti tu padre a fa l'allenatore della primavera senn? te fanno fori!!!"). Spaccati, divisi e lacerati come non mai, ci apprestiamo a vivere una gara segnata in partenza.

L'arbitro Celi d? il via alle operazioni, Francesco nel frattempo avverte: "Occhio alle vedove zemaniane. Se vinciamo diranno che giocavano contro il boemo, se perdiamo urleranno che non era colpa sua. Sti gufi maledetti..". Intanto la Roma, con la sua difesa a tre, con i suoi esterni inediti e col trequartista ritrovato, prova a ripartire. A restituirsi un minimo di dignita, di gloria, di ambizione. E i primi quarantacinque minuti fanno ben sperare. La difesa ? ben protetta dal centrocampo e non rischia quasi mai, Lamela sembra trovarsi a suo agio da esterno e davanti Totti e Pjanic cercano di affinare l'intesa. Clamorose le opportunit? capitate a Bradley (rigore in movimento calciato maldestramente al lato), Lamela (gran respinta di Romero) e Pjanic (altro destro a botta sicura, a porta spalancata, spedito sul corpo di un difensore avversario). Filippo ? furioso ("Il "FENOMENO" Pjanic da solo davanti a sette metri di porta riesce a prendere in pieno il difensore.. complimenti!"), anche se in molti apprezzano l'abilit? della Roma nel comandare e gestire il gioco. Mauro ? tra i pochi a vedere il bicchiere mezzo vuoto: "Siamo tornati all'era Luis Enrique. Possesso palla sterile, zero tiri in porta. Contenti voi...". Il peggio, come sempre, deve ancora arrivare.

Iniziamo a credere ai tre punti, alla riscossa, ad un campionato che potrebbe riaprirsi e tornare a significare qualcosa. Ci si illude e ci si esalta quando Lamela, al termine di un'azione convulsa, trova l'angolino alla destra di Romero. E' gol, ? gol, ? gol. Anzi no. Dopo svariati secondi di esultanza, arbitro e guardalinee annullano l'1-0 (viziato da un fuorigioco iniziale di Marquinho) e capovolgono le sorti di un pomeriggio promettente. Com'? ovvio che sia, la Roma impiega poco tempo a trasformare il potenziale vantaggio in gioia avversaria. Al 55' tutto parte da un errore di De Rossi a centrocampo. Sansone appoggia in area per Estigarribia che col sinistro fulmina Stekelenburg. "Caro Daniele tu non puoi fare il playmaker, sei solo un buon incontrista quando sei in forma. Cio? quasi mai", il commento di Marco. La Roma resta viva, ci crede. Al 66' Osvaldo guadagna un rigore e pretende di batterlo, "togliendolo" a Totti. L'esecuzione ? imbarazzante: passaggio a Romero, tutto come prima. E' un susseguirsi di frittate: al 72' Sansone, su punizione, batte Stek sul suo palo. Non basta il guizzo d'orgoglio di Lamela al 74': altri due minuti e sugli sviluppi di un corner, Icardi pu? saltare liberamente e trafiggere ancora una volta il portiere romanista. La disfatta ? completa, manca la ciliegina. Ovvero, la rissa a fine gara tra Delio Rossi e alcuni dei nostri, con tanto di dito medio immortalato dai fotografi.

Delio lascia il campo espulso e raggiante. La Roma si ritrova a met? classifica, sprofondata nel mesto grigiore e nella mediocrit? pi? totale. C'? chi punta il dito sui singoli, come Carlo ("Osvaldo vergognoso. E' il primo che a giugno deve fare le valige") ed Emanuele ("Alla Roma comanda un coatto tatuato che si permette di togliere la palla dal dischetto al capitano...senza parole"), chi sul collettivo ("Come incitavo Zeman ora sono con Andreazzoli!!!! Ci vuol coraggio ad allenare degli incapaci!", dice Simone) e chi invece spara a zero sulla societ?. I pi? furiosi sono Gustavo ("Adesso blatereremo inutilmente di Delio Rossi quando i problemi della Roma sono altri. Due anni di gestione dilettantistica, mi domando come si possa continuare cos?"), Giancarlo("Siamo noni in classifica. Mi domando... c'? ancora qualcuno che ha voglia di difendere questa dirigenza imbarazzante?") e Mirko ("L'episodio Osvaldo ? lo simbolo dell'autogestione. Questa societ? non ha polso n? rigore, abbiamo toccato il fondo e stiamo iniziando a scavare. Vorrei che qualcuno mi restituisse la Roma..."). Gi?, la Roma. Quella cosa bella che ci faceva sospirare e sognare, e che da un po' di tempo ci fa vivere soltanto incubi. Lunghi e interminabili.