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Roma-Torino ‘Te lo dico su Facebook’: “Il regolamento parla chiaro: rigore solare”

(di Alessio Nardo) Rivedere la luce, tornare a sorridere, ricordarsi che ogni tanto la Roma è anche gioia e non solo dolore.

Redazione

(di Alessio Nardo) Rivedere la luce, tornare a sorridere, ricordarsi che ogni tanto la Roma è anche gioia e non solo dolore. Non certo un successo esaltante, ma vitale e prezioso. All'Olimpico il Torino cade per 2-0 non senza qualche polemica, ma con pieno demerito. Più forte la Roma, sprecona e ancora molto immatura, brava tuttavia nel crederci fino alla fine, acciuffando tre punti d'oro e scacciando via i fastidiosi spettri del post-derby. Riviviamo il "monday night" attraverso opinioni, commenti e analisi del popolo giallorosso di Facebook.

Tutte, là davanti, son più o meno inciampate. Persino la Juve capolista. Costrette al pareggio Inter, Napoli, Lazio. Ergo c'è l'obbligo di prendere il treno al volo e accorciare il gap. Non è semplice, contro un Toro organizzato, arcigno ed  imbattuto in trasferta (un successo e cinque pareggi). Zeman sfodera il suo undici titolare senza sorprese. Restano in panchina Destro e Dodò, recupera Marquinhos dai guai fisici e si sistema al centro della difesa accanto a Castàn. Non essendoci Tachtsidis (out per squalifica al pari di Burdisso e De Rossi), il mirino si sposta su un terzino destro di 23 anni. Paraguaiano. Di seguito i commenti di Mattia ("Ancora co Piris.."), Denis ("Allora se volemo suicidà...") e Mameha ("Apparte Piris tutt'apposto..."). Il pre-gara è un florilegio di attestati di stima un po' verso tutti, leggasi Richard ("Sto Goicoechea me sta sulle palle") e Anthony ("Er boemo deve levare Piris e Bradley, du invalidi"). Conciso Vuke, pur in lingua ignota: "Defense katastrofa!". Chiaro il concetto. Levata di scudi generale in favore di Mattia Destro, ancora una volta escluso dal 1'. Parte Nicola ("Ma Osvaldo sono 15 giorni che non si allena. Ha problemi alla caviglia, distorsione..... ma che je devono sparà pe vedè Destro in campo??"), proseguono Fabio ("Che spreco!!! Destro sempre in panca!!!") e Mauro("Avemo speso 18 milioni pe fa scalda la panchina!!!"). Chi c'è c'è, chi non c'è non c'è. Si va. Stop alle chiacchiere, è tempo dei fatti.

Si parte bene, incoraggiati dall'ottimismo di Federico ("Speramo da pareggia così nun annamo in B") e da una Roma apparentemente quadrata. La difesa sorveglia e controlla, il centrocampo rompe e propone, l'attacco, grazie ai suoi gioielli, riesce sempre ad essere pungente e insidioso. Totti è lucido nel cucire il gioco ed offrire soluzioni intriganti ai compagni, Lamela va a sprazzi, Osvaldo si traveste da Vucinic riuscendo a sbagliare ogni nitida opportunità da rete. Fradilson Alves bacchetta il numero nove: "Osvaldo per tutte le occasioni che gli capitano ogni partita dovrebbe fare 40 gol a stagione...purtroppo non è Falcao". Già. Duro anche Alex: "Ha fatto sei gol?? E cosa sono sei gol in dodici partite per un centravanti di Zeman??? Questo continua a sbagliare troppo". I primi 45', nel frattempo, volgono al termine. Roma padrona del campo, Torino inesistente nonostante un Cerci (temutissimo ex di turno) piuttosto volitivo. Tutt'altro che floride e positive le analisi all'intervallo di Orso Solitario ("Du palle sta partita.. altro che calcio champagne") e Matteo ("Noia pazzesca!!! Livello di calcio molto basso e ritmi blandi!!!"). Quindici minuti di riflessioni, poi si ricomincia. A caccia del gol apriscatole.

E' una Roma leggermente meno lucida in fase di costruzione rispetto al primo tempo. Il Toro si arrocca in fase difensiva e trovar spazi, per Osvaldo e compagni, diventa complicato. Totti inizia ad accusare un po' di stanchezza, Lamela sparisce dal campo, Pjanic prova a dirigere l'orchestra, non trovando l'assistenza necessaria dei compagni. Zeman fa fuori Florenzi e il Capitano, dentro Marquinho e Destro. Al 68', quando gli spettri del pareggio iniziano a turbare l'Olimpico, ecco l'episodio decisivo. Il più discusso. Triangolo al limite dell'area tra Pjanic e Marquinho, il brasiliano scatta in profondità. Ogbonna, da dietro, gli frana addosso sbilanciandolo a due metri dalla porta. L'arbitro Guida inizialmente non fischia: decisiva la segnalazione dell'assistente di porta Calvarese. Rigore. Dal dischetto va Osvaldo, freddo come il ghiaccio, 1-0. Secondo Dario "rigore un po' inesistente ma va bene così!". Samuele è dello stesso avviso: "Ragazzi siamo onesti...rigore scandaloso...".  Eppure, da regolamento, la sanzione è del tutto ineccepibile. Trattasi di danno procurato, come ricordano i puntualissimi Federico ("Cioé se uno non se sbraga per terra non è rigore???? Ma che dite??? E' netto invece...gufi malefici!!") e Alessandro ("Il regolamento parla chiaro: rigore solare"). Venti alla fine, Roma avanti di misura. Non basta, non può bastare.

Ogni ripartenza del Torino è un brivido. Lo è anche ogni azione giallorossa, per paura di perder palla e far ripartire i granata. Il pensiero di Andrea è eloquente: "Se non ne famo almeno altri 5 nun sto tranquillo......". Cinque no, ne basta uno. Che arriva al minuto ottantacinque. Osvaldo vola in percussione centrale, servizio filtrante in area, Ogbonna spazza ma sul pallone si avventa Miralem Pjanic: destro deviato in rete da Gazzi, è il gol del 2-0. Il bosniaco si sfoga togliendosi la maglia ed esultando rabbiosamente sotto la Curva Sud. Com'è consuetudine nel tifo romanista, ci si spacca anche nei momenti di gioia. Se Eleonora festeggia mostrando un velo di rabbia verso Zeman ("Grandissimo Miralem, te lo meriti!! Alla faccia der boemo!!"), Donato non le manda a dire al secondo goleador di giornata ("Nun se pensasse de esse diventato bravo: segna solo gol di cu.... e ha fatto schifo tutta la partita!!!"). Quel che conta è la vittoria, che riporta la Roma in sesta posizione, a sette punti dal sogno Champions. A fine gara, di nuovo, ci si divide. Daniele mostra soddisfazione e serenità ("Finalmente una squadra! Sia dietro che davanti"), Massimiliano è di ben altro avviso: "Io il derby non me lo scordo... troppe partite devono vince ancora sti giocatori sopravvalutati...". E allora, che inizino a vincerle. Partendo da domenica, all'Adriatico di Pescara. Per stringere finalmente amicizia con la parola continuità.