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Roma-Napoli 'Te lo dico su Facebook': “La differenza col Barça? Loro attaccano, noi s'attaccamo…”

(di Alessio Nardo) Un punticino. Ino Ino. Né carne né pesce. Senz’infamia e senza lode. Che salva la dignità della Roma ma di certo non può alimentare sogni e speranze.

Redazione

(di Alessio Nardo) Un punticino. Ino Ino. Né carne né pesce. Senz'infamia e senza lode. Che salva la dignità della Roma ma di certo non può alimentare sogni e speranze.

Il 2-2 col Napoli, aldilà del bel gioco, della volontà e di uno spirito di squadra ritrovati, ci lascia con l'amaro in bocca. Il timore della terza scoppola consecutiva c'era, esisteva, ha pervaso i nostri animi sin dal minuto successivo al ko con la Fiorentina. Ma in cuor nostro, da ottimisti incalliti, pur non ammettendolo, miravamo al colpaccio. Per non spegnere un sogno che ormai, ahinoi, è ridotto ad una tiepida fiammella. La Champions? Andata. L'Europa League? Lontana. Restano tre partite, sulla carta non impossibili. Ma cosa volete che sia, la carta, in confronto a questa Roma. Lunatica, enigmatica. Ahinoi, mediocre.

Dicevamo, la paura. O meglio, la consapevolezza del momento. L'immediata vigilia del match coi partenopei è un classico inno al "famose male". Una sorta di esorcismo precostituito  che consiste nel ripetere ossessivamente "Vabbé, oggi quanti ne piamo?", sperando di scatenare l'effetto in realtà desiderato. Figuriamoci poi quando arriva l'annuncio dell'undici inziale scelto da Luis Enrique. Torna Lobont tra i pali, in difesa spazio a Rosi, Kjaer, Heinze e Taddei. Al posto di De Rossi (squalificato) c'è Gago, ai suoi lati Pjanic e Marquinho. Davanti Totti supporta la Bo-Bo: Bojan, Borini. La pagina Facebook tinta di giallorosso è subito travolta dal caos. "Guardo la difesa e me viè da piagne", esordisce Nicholas. Paolo rincara: "PIAMO NANTRA ZUPPA!!". Traspare un odio del tutto immotivato nei confronti del povero Lobont, che in questa stagione ha sempre risposto presente. Con professionalità. "Ma Lobont non aveva finito la stagione? Ma perché è tornato? Che palle", dice Roberto. Fabio non è da meno: "Ma com'è che gioca Lobont quando Curci è più forte? mah... se ne andasse", Ma perché?? Non si capisce. Enrico provoca: "Voglio Tallo". Lo avrà. Una bella botta d'ottimismo chi ce la dà? Il grande Jacopo, il romanistissimo positivissimo: "Daje Roma Daje vinciamo 3 a 0 e per far vincere la nostra super sexy magika Roma dovemo stargli moltissimissimissimo vicinissimissimo alla nostra super sexy magika Roma e quindi mille de Daje Roma Daje". Curatelo.

A na certa, inizia. Nonostante la contestazione, le sconfitte, la crisi, la disoccupazione, il precariato e tutto il resto, l'atmosfera è bella. Splendida serata primaverile, maglie giallorosse in campo, l'inno "Roma Roma Roma" intonato da curve e tribune. Cosa volere di più dalla vita? Un lucano. E oltre a quello, una vittoria. Perché no? Si parte e quantomeno, in avvio, spicca un atteggiamento "incoraggiante". Dopo dieci minuti cambiamo aggettivo: "propositvo". Alla mezzora è un'ottima Roma, al termine del primo tempo siamo il Barcellona. Scherzi a parte, la squadra di Luis va che è un piacere. Convinta, spigliata, come raramente la si è vista in questa stagione. De Sanctis respinge su Taddei prima e Totti poi. Gago spreca un tap in clamoroso, calciando fuori da due passi. E le streghe son già dietro l'angolo, rigorosamente vestite di azzurro. "Cmq è colpa de Luis Enrique se Gago se magnato il gol", ironizza Davide. Al 42' il momento più atteso.Aleandro Rosi si traveste da Dani Alves e sovrasta Zuniga sul binario destro: l'assist per Marquinho è un dolcetto da scartare e divorare. Gol. Gol. GOOOOOOOL! Esulta Leonardo: "Che partitaaa stamo a giocà da favolaaa", con lui anche Claude ("Finalmente! Che palle!"), Roberto ("Grande acquisto Marquinho!!"), Giovanni ("Undici Marquinho!!"), Anthony ("Scusate l'ignoranza, ma chi è Marquinho??"). Ecco. Se poi ci s'informasse sui giocatori della propria (!?) squadra del cuore, sarebbe anche meglio.

A fine primo tempo, l'umore generale dei tifosi romanisti è così interpretabile: 5% di cauta soddisfazione, 95% di rabbia, rimpianti e incazzature varie. Caspita, ragazzi. Se avessimo giocato con questa intensità anche solo un'ora di Roma-Fiorentina, avremmo stravinto. E oggi staremmo narrando di un'altra partita, di altre prospettive, di un altro campionato. Il pensiero accomuna Stefano ("Ma giocare sempre così è tanto difficile?"), Nicola ("Vederli giocare così è piacevole. E' da non credere che abbiano fatto delle partite di m....") e Mimmo ("Ma perché non si gioca sempre con questa intensità, proposizione, generosità, movimenti??? Si poteva arrivare terzi a occhi chiusi"). Eh già. Che rabbia, che fastidio. Tant'è. Si pensa al presente, a portare a casa tre punti d'oro contro il Napoli. E non è mica facile, no. Perché nella Roma c'è sempre "qualcuno" che, quasi per hobby, si diverte a farci venire il magone. Nella fattispecie, Simon Kjaer e Miralem Pjanic. Due bravi ragazzi, giovani fanciulli, simpatici ragazzuoli. Che dopo appena tre minuti del secondo tempo, riportano la Roma (e noi tutti) coi piedi per terra.

Il biondino "pensa" di proteggere una rimessa dal fondo sul pressing di Cavani. La palla esce, ma in realtà è corner. Bastava appoggiarla in fallo laterale, senza rischi eccessivi. E invece, come detto, CORNER. Il Napoli lo batte velocemente, palla fuori area a Zuniga che si coordina e tira. In totale libertà. Già, perché un altro bell'addormentato nel bosco, tal Pjanic Miralem, resta fermo, impalato e si dimentica di far pressing sul colombiano. L'esecuzione è millimetrica, Lobont non ci arriva ed è 1-1. "E te pareva", dice Carolina. L'incredulità è tutta nei commenti di Claudio ("I soliti peracottari"), Vito ("Andate per funghi che è meglio") e Andrea ("DEVONO ANDARE VIA TUTTI....ABBIAMO PRESO UN GOL DA 40 METRI...IL PORTIERE INGUARDABILE"). E' la classica batosta, il gol che "taglia le gambe", l'ammazzaRoma. Ecco. La sensazione è quella. La festa è finita, ora ci aprono in due. E infatti, loro, s'infilano ovunque. Cavani, Hamsik, Maggio, ancora Zuniga. Viviamo minuti di terrore, fino al 67'. Ripartenza veloce del Napoli, la difesa della Roma è posizionata a casaccio, Cavani nell'uno contro uno sorseggia, degusta e digerisce Kjaer, prima di trafiggere Lobont con un destro chirurgico sul secondo palo E' il 2-1. "Impiccateve", suggerisce Daniele. "LUIS SPARISCI DALLA MIA VISTA", urla Andrea, spalleggiato da Simone: " A LUIGI ENRICO TE NE DEVI DA ANNAREEEEE". Alessio dice: "La differenza tra noi e il Barça? Loro attaccano, noi s'attaccamo tutte le volte...". L'ombra di un'altra serata tinta di mestizia è alle porte.

Francesco non le manda a dire agli undici signori in campo ("Sfaticati, smidollati senza cuore, vagabondi mangia pane a tradimento"), Andrea mira alla società ("Il progetto, l'esperimento...come avete umiliato questa povera città..."). Forse il vero problema lo scova Fabio: "Ve prego eliminate sta pagina di Facebook PORTATE JELLAAAAAAA".Sì, e poi noi, sta rubrica, come la famo??Vabé, comunque la partita non è finita. La Roma che recupera uno svantaggio? Una barzelletta, visti i precedenti di quest'anno. Ma crederci è il minimo, anche perché il Napoli (orfano di Cavani, sostituito da Lavezzi) non trova (e nemmeno sembra cercarlo) il colpo del ko. Luis Enrique, sempre più disperato in panchina, rispolvera Tallo e lo zio di Tallo, alias Fabio Simplicio. "Adesso co Tallo se risolveno i problemi", provoca Fabio. Ale domanda: "STO TALLO CHI E'?? ER FRATELLO DE OKAKA??". Sì sì bravi, ironizzate. Intanto, all'88', è proprio l'Ibra africano (che dite, esagero???) a far faville sull'out sinistro e crossare in area. Dove, lesto come un'anguilla, c'è suo zio alias Fabio Simplicio. Che tira e segna. Lui, il giocatore più soprannominato della storia della Roma (Arnold, Bambacione, Cicciobello, Supplicio, Simpliciccio...), colui che non tradisce mai, se ne va in tribuna a dispensar baci all'intera famigliuola. Mogli, zie, figli, nonne. Al nipote no. Neanche un ringraziamento per l'assist. Ingrato.

C'è chi pensa ("Che bella scena!"), oppure ("Che tristezza..") o infine ("DAJE CHE MANCANO TRE MINUTI ANNAMO A VINCEEEE"). Ecco, quei tre minuti diventano l'arco temporale che potrebbe farci dimenticare settimane e settimane di polemiche e problematiche, che potrebbe riannodare i fili del progetto, far ritrovare la pace dei sensi tra i tifosi e la società, far amare noi tutti Luis Enrique e i suoi valorosi ragazzi, farci credere di nuovo al terzo posto e stare un pelino più tranquilli in chiave Europa League, tornarcene a casa sereni, col sorriso sulle labbra. Dunque, ergo, ovviamente, come volevasi dimostrare, in quei tre minuti NON SUCCEDE NIENTE. Succede molto di più dopo il triplice fischio. Simplicio torna in tribuna a gustar la merenda regalo della nonna, Baldini lo guarda e dice: "La voglio io. Io la voglio"ma il suo labiale verrà interpretato dai media in modi alternativi. Per fare polemica. Nel frattempo, i giocatori viaggiano verso la Sud. Totti comanda il plotone, ci mette la faccia. Come sempre, da vero capitano. Poi tutti a casa, con la dignità fatta salva ed il punticino. Ino Ino. "Capirai un punto in piu o in meno non ce cambia un c...Addio champions e forse anche Europa League! Che fallimento", sentenzia Francesco. La realtà è questa. Ma in fondo anche Baldini, nel post partita, ribadisce che l'Europa "non era un obiettivo d'inizio stagione". Quindi, perché agitarsi? Contenti loro, contenti noi.