(di Alessio Nardo) I due lati del calcio di Zeman. Lo spettacolo, la tecnica, la velocità nel primo tempo; la sbadataggine, la fragilità e le gaffe difensive nel secondo. Tutto è Roma-Bologna, il manifesto del meglio e del peggio di una filosofia calcistica arcinota. Nell'arco di novanta minuti può succedere di tutto, guai a dar qualcosa per scontato. Ad esempio, una vittoria, quando si è sul 2-0 al 72'. Questo è l'errore commesso dalla Roma, ingenua d un filino presuntuosa, costretta a leccarsi le ferite di una domenica da incubo.
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Roma-Bologna ‘Te lo dico su Facebook’: “Se me l’avessero raccontato, non ci avrei creduto…”
(di Alessio Nardo) I due lati del calcio di Zeman. Lo spettacolo, la tecnica, la velocità nel primo tempo; la sbadataggine, la fragilità e le gaffe difensive nel secondo.
Il racconto di una giornata già vissuta più volte. L'entusiasmo, lo stadio pieno, la pazza voglia di giallo e di rosso. Questo l'inizio. La fine? Meglio arrivarci per gradi, rivivendo il pomeriggio dell'Olimpico attraverso opinioni e commenti estrapolati dalla pagina ufficiale Facebook dedicata ai nostri colori. Il 3-1 di Milano è una dolce premessa, accompagnare la Roma al primo trionfo casalingo dell'anno quasi un dovere. L'arena accoglie la sana follia di un popolo che non smette mai di crederci. E che nel momento bello vede solo rosa. Mai nero. "Quanto è bello leggere la formazione che uno si aspetta, senza inventarsi niente..che differenza rispetto allo scorso anno..la normalità è stupenda", così Marco accoglie l'undici di partenza. E in effetti, nessuna sorpresa. Pjanic vince il ballottaggio con Marquinho, Balzaretti è recuperato, davanti c'è Lamela a far compagnia a Destro e Totti. Non manca qualche piccolo appunto ("Io avrei preferito Nico Lopez e Taddei", dice Valerio) e i soliti "occasionali", distratti e disinformati, puntualmente redarguiti da Stefano ("Gente che chiede ....Osvaldo ?? A che ora è la partita....? MA 'NDO VIVETE OHHH ?"). Bando alle ciance, si parte.
Lo stadio ha voglia di esplodere, la Roma impiega sei minuti per far felice gli "affamati". Passano gli anni, le epopee, gli allenatori, i presidenti. Passa tutto, ma ad illuminare la scena ci pensa sempre lui, Francesco Totti. Il Capitano, leggermente spostato sul centrosinistra, si coordina da fuori area e calcia con "estrema delicatezza". La palla sbatte contro il palo, raggiunge il testone di Florenzi che, approfittando del vano tuffo di Agliardi, a porta sguarnita deposita in rete. Due gare dal primo minuto, due gol per l'ex capitano della Primavera. Non male. Ma l'attenzione è rivolta ad un altro giovane, quello con la maglia numero dieci. "Ma a che velocità andava il tiro del Capitano?!?!", si chiede Alberto, seguito da Renzo: "No no ... È un ex giocatore!!! Unico immenso". La Roma ha fame e voglia di giocare. Si diverte anche Erik Lamela, il Coco desaparecido, ben più pungente e nel vivo del gioco rispetto al solito. Al 16' l'argentino non ha pietà di un bolognese rantolante a terra e decide di accentrarsi dall'out mancino. Sinistro preciso dal limite, palo, gol. "Non se fermamo davanti a nessuno!!!!", urla Giovanni. L'entusiasmo contagia anche Federico ("Ancora!! ne vojo altri 9 de gol!! a regà passatela a Maarten che mo segna pure lui!!"). E invece no. Si preferisce non segnare, dando vita ad una dimostrazione pratica di "sapiente gestione del match". La Roma controlla e non rischia, accontentandosi del 2-0 all'intervallo. Pipik ci aiuta ad analizzare il primo tempo: "Roma udah pasti calon juara Italy. Ayo Roma kalahkan musuh muh." D'accordissimo.
Al rientro in campo delle squadre, un solo pensiero accomuna l'intero popolo romanista: "Ne serve n'altro, poi potemo sta tranquilli". Ma la Roma zemaniana vuol mostrare d'esser meno zemaniana, ergo più matura, più "grande squadra", abile non solo a verticalizzare cercando insistentemente la via del gol, ma anche a dettare i tempi del gioco e risparmiare energie, tenendo in pugno il risultato. I minuti svolazzano via nella noia, pian piano. La fine si avvicina minuto dopo minuto. Tanto siamo 2-0, controlliamo, che importa. Persino su Facebook la mente è rivolta più ai dettagli che alla partita: "Statatack bumbum alé-alé laziemmé! I commenti degli stranieri so' un tajo!", sottolinea Matteo. Tranquillità e serenità pervadono lo stato d'animo di chiunque. Ma sì, siamo in vantaggio e magari alla fine facciamo il terzo. Scatta il toto goleador. Tra un "mò deve segnà il capitano" e un "mò ce vò il gol di Destro", indovinate un po'? Segna il Bologna.Al 72' traversone dalla destra di Kone, Piris si dimentica dell'esistenza di Gilardino e costui, ricordandosi di essere un giocatore finito, decide puntualmente di risorgere contro la Roma. Testina, gol, 2-1. Neanche il tempo di farsela un po' addosso e di dire l'ormai famosa frase "sta vittoria dovemo sudaccela fino all'urtimo" che il Bologna è di nuovo ad esultare sotto il settore ospiti. Un battito di ciglia. Prima Gilardino, poi Diamanti. Non è uno scherzo, è 2-2. In meno di un minuto. Parte la sagra dei "non ci credo" "vergogna" "60 secondi di delirio" "mai na gioia" "Solo noi, solo noi...". Duri i commenti di Claudio ("This is Zemanlandia, due gol in un minuto"), Edo ("2 gol in 1 minuto manco nel campionato amatori se può vede..") e Marco ("Piris? Rivoglio José Angel..."). Eppure, mancherebbe più di un quarto d'ora. E si sa che il calcio di Zeman vuol dire ribaltamenti di fronte. Prima io, poi te. E viceversa.
La Roma ci prova con le ultime energie psicofisiche rimaste. Non molte, quasi nulle. Tant'è che s'inizia a pensare "Ok, è andata così, accontentiamoci di un punto e salviamo l'imbattibilità stagionale". Eh già, magari. La tipica domenica nefasta del romanista ha però il dovere di completarsi alla perfezione. Come se già non bastasse quanto accaduto, nel primo minuto di recupero il Bologna completa il colpaccio. Garics da destra "sbaglia il cross", Stekelenburg esce, Burdisso gli frana addosso, la palla sgattaiola via e Gilardino, alla Inzaghi dei tempi migliori, si avventa sulla stessa, spedendola in fondo al sacco. Siamo sotto dopo aver dominato e condotto la gara per 70 minuti. Torniamo a casa a testa bassa e con mille perplessità relative ad una squadra indecifrabile. "Se me l'avessero raccontato, non ci avrei creduto...", è l'eloquente commento d Andrea. Si sfogano Manuel ("Passano gli anni, gli allenatori, i giocatori.... Ste rimonte non passano mai di moda mannaggia il presepe"), Massimiliano ("Un progetto che parte con un allenatore che a 65 anni non ha mai vinto nulla non é un progetto vincente, peró diventa un comodo alibi per la societá che in caso di queste sconfitte puó dite che é stata una partita "zemaniana". Ridatece Capello o Spalletti!") e Umberto ("Manco la gente povera delle favelas del terzo soffre come noi romanisti...quelli armeno c'hanno er sorriso!!!!!!!! Ma noi che c'avemo....pori noi").
Ci si guarda tra di noi, senza molto da dire. Classica sconfitta da Roma, di quelle che per anni ci hanno perseguitato e che continueranno a farlo. Perché perdere così, chissà perché, è nel nostro dna. Da sempre. E di certo non poteva essere Zeman, l'uomo di Roma-Inter 4-5, ad espellere questo strano e brutto vizio.
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