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Pescara-Roma ‘Te lo dico su Facebook’: “A Ranié, levate la maschera del boemo”

(di Alessio Nardo) Uno a zero o sei a uno, cosa cambia? Forse tutto, forse nulla. Ciò che resta di una partita di calcio, in fin dei conti, è l’effetto del risultato.

Redazione

(di Alessio Nardo) Uno a zero o sei a uno, cosa cambia? Forse tutto, forse nulla. Ciò che resta di una partita di calcio, in fin dei conti, è l'effetto del risultato. Ovvero, i punti in classifica.  La Roma di Zdenek Zeman, pur non brillando, esce da Pescara col bottino pieno, portandosi a -9 dalla Juve capolista. Vietato esaltarsi. Vietato persino sognare dinanzi ad una squadra ancora piena di problemi, lacune, difetti. Quantomeno, rispetto ad inizio stagione, il rimpianto di un successo mancato dopo eccelsi frammenti di gara viene sostituito da perplessità relative a prestazioni "normali" a fronte di risultati pieni. Scusate se è poco. Riviviamo il pomeriggio dell'Adriatico attraverso commenti, analisi ed opinioni estrapolati dalla pagina ufficiale Facebook dedicata all'AS Roma.

L'immediata vigilia è all'insegna delle fanfare. Si vive l'attesa del match come una sorta di trionfo annunciato. La classica gita di piacere in casa di un avversario palesemente inferiore. Partono alla carica i vari Martin ("Oggi je famo pochi gol..."), Luca ("Over 10,5") e Francesco ("Se non ne facciamo dodici oggi, non li facciamo più"). E quando il clima è questo, di solito, ai romanisti più esperti conviene fare gli scongiuri. Non ci sono grosse sorprese nell'undici titolare: prevedibili le conferme di Goicoechea in porta, Castàn al centro della difesa (con Marquinhos) e Pjanic a centrocampo. Destro e Bradley vincono i rispettivi (e ipotetici) ballottaggi con Nico Lopez e Tachtsidis. L'assenza del bestione ellenico viene accolta con impercettibile soddisfazione da Daniele ("Er greco in panca olé"), Massimo ("Dio sia lodato") e Alessandro ("Finalmente giocamo in parità numerica"). Mauro emette la sua inappellabile sentenza: "Finalmenti ddru scasuni di tachtisidis lu livasti di mezzu li palli era ura". Ecco. Bruno è tra i pochi a non mostrare particolare ottimismo: "Piris a destra e il cieco in porta....ma ndo annamo!!!!!!".Annamo in campo. Si inizia. Ma prima saluti, strette di mano, abbracci, lacrime e un brindisi a bordocampo tra Zeman e il presidente del Pescara Sebastiani.

Alla Roma bastano quattro minuti per mettere le cose in chiaro e raffreddare i bollenti spiriti di Cristiano Bergodi, neotecnico biancoceleste dal cuor biancoceleste (ma di altra matrice). Botta violenta su punizione di Totti, respinta centrale del sosia di Aquilani (al secolo Mattia Perin) e tap in vincente di un altro Mattia, Destro, che si regala il primo vero momento di gioia di un'annata fin qui piuttosto complicata. "Ed è solo il primo", promette Mary. E invece, oltre al primo non si andrà. L'auspicio generale è che si materializzi, anche veleocemente, una fragorosa, roboante e zemaniana goleada. Il Pescara mostra limiti evidenti di gioco e impostazione. Ma anche in casa Roma c'è qualcosa che non va. Errori, ripartenze fallite, appoggi sbagliati. Torna alla luce un difetto vecchio, oseremmo dire atavico: il leziosismo, l'assenza totale del killer instinct tipico delle grandi squadre. L'incornata di Destro deviata in corner da Perin è di fatto l'unica reale chance per il raddoppio. Si va al riposo tra i mugugni di Mauro ("Primo tempo inguardabile"), Martina ("Sembrano ubriachi, quanti passaggi sbagliati..."), Walter ("Osvaldo non ha ancora fatto una cosa giusta") e Francesco ("Ma vogliono anche il cuscino?"). Solenne quarto d'ora di pausa, e si riparte.

Zero sostituzioni e il tema della gara non cambia. Il monito di Giuseppe nei confronti dei ragazzi è eloquente: "Non ci fate incazzare...". La Roma resta nel pieno e totale possesso dell'incontro, spezzando il gioco pescarese con facilità irrisoria, riproponendosi in avanti e sbagliando puntualmente l'ultimo o il penultimo passaggio. L'unico ad arrivare al tiro in porta è il solito Destro, ancora una volta murato da Perin. L'1-0 non si schioda dal tabellone e qualcuno inizia ad intravedere, in lontananza, qualche malaugurante fantasmino. In primis Sandro ("Stamo a giocà da soli e non riusciamo a raddoppià") e Francesca ("Manco i mutilati del Don Orione giocano così male..."). Osvaldo continua a distribuire palle ai difensori avversari e a far girare quelle dei propri tifosi, Antonio non ne può più: "Vogliamo mandare in panchina sto cadavere???". No, Zeman è costretto a prima togliere Florenzi e Destro (infortunato il primo, esausto il secondo), inserendo Marquinho e Perrotta. Non è più 4-3-3 ma 4-4-2. E questa, parlando di Zeman, è già una notizia. Bergodi, con un'unica mossa (Weiss per l'evanescente Quintero) rischia di rovinare il pomeriggio di mezza Capitale. Lo slovacco, pur senza strafare, mette in difficoltà Piris e crea qualche presupposto di rischio per la difesa giallorossa. Aldilà di qualche brivido, la Roma non corre sostanziali pericoli. Nel finale fuori Osvaldo, dentro Tachtsidis. E' 4-5-1. Catenaccio puro. "Zeman si è ranierizzato", annuncia Daniele. "A Ranié, levate la maschera del boemo", prosegue Flavio. Il triplice fischio di Gervasoni, oltre a darci tre punti, ci lascia con qualche dubbio di troppo.

E' uno a zero. Solo uno a zero, laddove la Juve ne fece sei, Lazio e Inter tre a testa. A Claudia va comunque bene così: "Unica cosa positiva è la vittoria, perché io sò schiava del risultato!". Sottoscriviamo. Ma bisogna pretendere di più. C'è bisogno di maggior fame, maggior voglia, più ferocia agonistica e spietatezza. Doti e peculiarità che in casa Roma mancano da una vita. Auguriamoci di ritrovarle, chissà, magari già a partire da Siena. Altro appuntamento cruciale di questa stagione.