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Lecce-Roma 'Te lo dico su Facebook': “Aridatece Annoni e Piacentini”

(di Alessio Nardo) E allora ditelo. Ditelo davvero. No perché noi c’eravamo illusi ancora. Sì noi, dopo i quattro gol presi a Cagliari, la sconfitta di Siena, le altre quattro pere rifilateci dall’Atalanta, i due derby e tutto il...

Redazione

(di Alessio Nardo) E allora ditelo. Ditelo davvero. No perché noi c'eravamo illusi ancora. Sì noi, dopo i quattro gol presi a Cagliari, la sconfitta di Siena, le altre quattro pere rifilateci dall'Atalanta, i due derby e tutto il resto, eravamo ancora lì, pronti a crederci di nuovo.

A quattro punti dalla Champions, con una trasferta sulla carta (quella carta maledetta...) "abbordabile". Lecce, Salento, luogo magico laddove la Roma mai aveva perso nella sua storia. Mai. Ecco, c'è sempre una prima volta. E a chi è toccato sfatare il tabù? A Luis Enrique e i suoi ragazzi, ovviamente.

Col senno del poi è facile. Già. Inutile dire che prima della partita, diciamo verso le 14/14.30, le sensazioni erano altre. Il classico e spavaldo "stile " romano (e molto romanista) dell'"asfartamoli" era vivo e ardente in tutti noi. C'era voglia, c'era fame di tre punti, c'era tutto. Sì, in noi. Non in "loro", gli undici fanciulli di bianco vestiti e in campo scesi per l'occasione. Undici, commentati con solito fare cazzeggiante dal ruspante popolo romanista di Facebook. "Ah quindi giochiamo senza terzini, buono!", esordisce Luca, al sol leggere i nomi di Rosi e José Angel proiettati sulle corsie esterne. E chi s'aspettava costui, Maicon e Gareth Bale? Questi siamo, non è che...eh. Arrivano anche i tifosi occasionali, i poco informati, gli stranieri, i "passanti". Domandano di Pjanic, di Totti, di Borini (!), di Juan (!?). E' una battaglia persa. Però a leggere certe cose ci s'infervora, ed è normale. Giusto Manuel? "A quelli che chiedono perché non c'è Totti e non gioca Miralem gli darei 2 pizze in faccia...Ma la seguite la Roma o no?!!?". Calma, serenità.

Anche perché la partita inizia. E' tempo di fare sul serio e di ammirare i nostri undici gladiatori immergersi nell'epica battaglia, sputare sangue e sudore, fino a fare le fiamme per contendere alle rivali il terzo posto Champions. No, un momento. Si gioca Lecce-Roma o è un'amichevole estiva? I ritmi in campo sembrano dare conforto alla seconda ipotesi. Ma d'altronde anche col Novara s'era iniziato così, finendo con cinque gol e fuochi d'artificio. Già, ma stavolta di fronte non c'è il Novara. No. C'è il Lecce, che è terzultimo ma ha due giocatorini che, se potessimo, li andremmo a prendere anche a piedi. Il primo è Cuadrado, il secondo è Rona...no, scusate, si chiama Muriel. Ma a vederlo pare proprio lui, Ronaldo, il fu Luiz Nazario da Lima. Detto che una settimana fa fummo in grado di restituir gloria a Caracciolo e Morimoto (ergo costituiamo un banco di prova "relativamente" attendibile...), questo giovanotto colombiano sembra davvero saperci fare. Al 30' Giacomazzi verticalizza (che genio...), la difesa della Roma va in bambola (ma va??), Muriel salta Stekelenburg e deposita nel sacco. "Aridatece Annoni e Piacentini", dice Andrea. Ma sì, uno schiaffone è quello che ci vuole per svegliarsi. Ne siam sicuri? "Le uniche emozioni di oggi sono i passaggi in orizzontale nella nostra metà campo", sottolinea Gaetano. Bojan apre gli occhi, s'accorge che è giorno e si trova su un campo calcio. Chiede palla e tira in porta. Benassi para. Quasi quasi segnamo. Incredibile, ma..ma siamo matti? "Primo tiro, da fuori area, al 37'. Calcio spettacolo", Paolo è ironico e c'è da capirlo. Nella nostra area son dolori. In extremis, sugli sviluppi di un corner, una serie di carambole maidiregolliane porta al tiro (diciamo anche gol) David Di Michele. Il quale, in segno di evidente rispetto (e commozione) verso i colori del suo cuore, esulta strappandosi gli organi dal petto e donandoli a Giacomazzi in omaggio all'assist servitogli. Cosmi vive il gol (e l'intero pomeriggio) più o meno con la stessa sobrietà.

Siamo sotto di due. Si viene a creare quell'atmosfera classica d'incredulità, quasi istintiva, come a dire. "Ma è possibile?", "Ma che davero davero?", "Roba da matti...". Eppure è lo stesso identico copione di tanti altri pomeriggi densi di squallore. E identiche sono anche le teorie difensive degli "ottimisti" a prescindere. Roba che se li avesse Luis Enrique, dei "difensori" così, avrebbe almeno dieci punti in più in classifica. "Nella formazione di oggi nove undicesimi sono acquisti di quest'anno...cosa vogliamo dire a questa squadra..questa società...questo allenatore...avanti così", dice Umberto. Coadiuvato da Antoine: "Il Man Utd di Ferguson ha fatto 4 anni in purgatorio. Ora sono in paradiso da 25 anni". Luoghi comuni. Intanto la ripresa inizia e...Luis Muriel detto Ronaldo asfalta e devasta ostacoli e avversari. Parte da destra, salta De Rossi, s'accentra e spara all'angolino. Sono tre. Ci si potrebbe anche fermare e dar vita ad una parvenza di rimonta. Ma mica è finita. No. Heinze sgambetta Muriel in area, calcio di rigore. Stekelenburg ha lo stesso rapporto coi penalty che aveva Doni (diciamo non "confidenziale") e sappiamo che è già gol ancor prima che la palla calciata da Di Michele si muova dal dischetto. Quattro, altri quattro. Non c'è più alibi o difensore d'ufficio che tenga. Qui si scatena il popolo. Stavolta compatto, le voci fuori dal coro s'estinguono, Facebook diventa un vulcano di rabbia giallorossa. "SETE MORTI E NUN VE NE SETE ACCORTI!!", urla Saverio. "Il prossimo che sento dire che Luis sta facendo un buon lavoro gli metto le mani addosso..", rincara Paolo. Eccola una piccola vocina estranea "pro Luis". A parlare è Marco: "Io continuo a non capire perchè ve la prendete con l'allenatore. Oggi abbiamo 11 ballerine in campo...". E queste simpatiche ballerine, da dieci mesi ormai, chi le gestisce, chi le allena, chi le prepara tatticamente e psicologicamente...Nonna Papera?

"Vabbè dai il Lecce d'altra parte ha dei campioni inarrivabili come Di Michele, Blasi, Oddo, Gennaro Delvecchio...", Daniele, come molti altri, la butta sul malinconico cazzeggio. Malinconia è il termine adatto a definire il pomeriggio del "Via del Mare". Sotto di quattro, il nostro allenatore se ne resta lì. Fermo in panchina. Senza un sussulto. Non fa nemmeno scaldare le riserve, evita di procedere a qualche sostituzione, sembra pensare ad altro. Alle dimissioni, mormora qualcuno. La voce circola. Qualcuno s'illude, inizia a crederci, a "sperarlo" quantomeno. Su tutti Mario ("4-0!! Sto aspettando solo la fine della partita per sentire qualcuno che dica: "Ho sbagliato tutto, vado via!"). Anche Fabrizio non ne può più ("Voglio il Trap sulla panchina della Roma! L'ASTURIANO si arrotolasse il progetto e se lo ficcasse nel c...."). Ma due sussulti di progetto si stagliano nel finale. All'88' Lamela crossa, Bojan tira e segna. Ah però, 1-4. Scatta la"cojonella" di Francesco ("Remuntada"), Marco ("Dai che la pareggiamo"), Dario ("Daje! Lo vedete che il proggetto dà i suoi frutti??"). All'89' Lamela su punizione "addolcisce" ulteriormente il risultato. Servirebbero almeno altri dieci minuti per sperare di pareggiarla, ma lo stramaledetto regolamento avverso al progetto stabilisce che le partite di calcio debbano durare novanta minuti più recupero. Quindi finisce 4-2. "Si poteva arrivare a tre", dice Sligio. Che rimpianto.

Di fronte alla dodicesima sconfitta in campionato (quattordicesima stagionale), a cosa serve arrabbiarsi? Anche perché a fine partita ti aspetti una svolta, una decisione, un qualcosa di estraneo alla monotonia. E invece? Solite dichiarazioni dei dirigenti, solita protezione nei confronti di Luis, solito atteggiamento del tecnico con la stampa. Ci parla di mancanza di determinazione, di carattere (sembra Ranieri...), di tutto ma non del perché la Roma continui ad avere un'organizzazione difensiva degna della Lega Pro. I messaggi più accalorati e sensati sono di Maurizio ("SEMPRE GLI STESSI ERRORI, LE STESSE STRONZATE AD OGNI PARTITA. E QUELLO SEDUTO IN PANCHINA CHE NON BATTE CIGLIO. DA GIOCATORE SPUTAVA SANGUE E SE LI MANGIAVA GLI AVVERSARI. ORA BELLO TRANQUILLO A VEDERSI LA PARTITA") e Massimo ("Adesso mi aspetto dai pupazzi in pantaloncini e parigine il solito dispiacere su Twitter "mamma come mi dispiace per la sconfitta"...solo quello sanno fare, frignare su internet e intascare fior di quattrini, indegni della maglia e irritanti come gli infanti che cominciano a giocare quando c'hanno 4 fischioni sul groppone"). Per il resto c'è l'amara ironia di Marcello ("Ce sta er proggetto...lucho in panchina altri 10 anni...lasciamoli lavorà....hanno detto che stanno nun se vince...belen è un maschio...babbo natale esiste...") e l'edulcorato linguaggio di Maurizio, che evita di ricorrere al becero insulto, limitandosi ad un: "Luis Enrique sei GOFFO...vai a casa". Se rivoluzione culturale doveva essere, rivoluzione culturale è stata. L'obiettivo stagionale può dirsi raggiunto.