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Social Tribuna, Torino-Roma 1-1: “Cambiare! Prima che sia troppo tardi…”

Il popolo romanista si è espresso: Garcia è finito. Al termine della prestazione deludente offerta dalla Roma a Torino, nessuno sembra sperare in un riscatto del tecnico francese. La preoccupazione di tutti ora riguarda il futuro della stagione

Bruno Di Benedetto

Del film Fever Pitch(per noi italiani Febbre a 90°) è famoso un monologo in cui Colin Firth, tifoso ammalato di Arsenal, riflette sul significato enorme, forse eccessivo, che lui e tanti come lui attribuiscono al calcio. Ha davvero senso - si chiede - investire tanto tempo, tanti soldi e tante passioni in quello che alla fine, stringi, stringi, è solo gioco? Questa domanda, ciclicamente affiorante nella vita di un appassionato di sport, si è riaffacciata alla mente di più di un romanista proprio ieri, verso le 17. Per fare un esempio, Vincenzo ha pensato: "Ci sono tante belle cose con cui occupare il sabato pomeriggio. Guardare la Roma si è rivelata una delle peggiori". Del resto quasi tutti gli altri tifosi, davanti al deprimente spettacolo offerto dalla loro squadra del cuore sul campo del Torino, hanno rimandato la risposta cruciale. A distanza di un anno dall'inizio della crisi della gestione Garcia, alzando gli occhi al cielo, hanno intonato come una preghiera: "Cambiamo, prima che sia troppo tardi...".

Il complemento oggetto sottinteso a quel "cambiamo" il lettore lo indovinerà benissimo da solo. Ne parliamo praticamente dall'inizio della stagione, dobbiamo rincarare la dose? Visto che i tifosi non si sono risparmiati, forza, rincariamola: "Stiamo mantenendo un tecnico ormai a fine ciclo: Garcia Out" (Fabio); "Non so come fa, ma nelle dichiarazioni post partita riesce ad esser più odioso e scarso che in campo" (Francesco); "In inglese si dice ‘Fool me once, shame on you. Fool me twice, shame on me’. Non ci sono scuse, Garcia vattene" (Valerio). "La realtà è questa: Garcia è un incapace, Sabatini un povero st****o e la squadra una massa di presuntuosi senza talento, senza palle e senza alcuna voglia di giocare. È necessario un cambiamento" (Gianmatteo).

Cambiare, bisogna cambiare, ragiona Gianmatteo concludendo il suo commento colorito, e intanto la tribuna romanista al gran completo fa cenno di sì con la testa. A quasi 365 giorni (20 dicembre 2014) dal Roma-Milan 0-0 che segnò l'inizio della depressione giallorossa, la squadra ieri è apparsa ancora una volta priva di un'identità di gioco, i giocatori impauriti, nervosi (esemplare la reazione di Florenzi dopo l'ennesima incomprensione con Iturbe) e forse anche un po' insofferenti. Dopo tanti discorsi, dopo un paio di significative epurazioni (forse da riconsiderare), dopo una campagna acquisti che si pretendeva decisiva, la Roma è di nuovo sostanza amorfa, inconsistente. I ragazzi camminano, poi si ricordano di dover correre e corrono, ma arrivano in ritardo. Si passano il pallone sui piedi, senza la fiducia per tentare traiettorie più vantaggiose, stoppano in maniera conservativa e sono spesso costretti a tornare indietro. Quando poi l'azione si conclude con un nulla di fatto devono recuperare la sfera e si stancano. Nel momento in cui la recuperano, tutto ricomincia da capo. "Se ora fossi nello spogliatoio della Roma mi darebbero l'ergastolo", garantisce Giancarlo a fine primo tempo, quando sul web si discute proprio della mancanza di atteggiamento. Alla fine della partita lo vedono tutti: "E' la Roma dell'anno scorso" (Elena), una delle due allenate da Rudi Garcia in questi anni nella Capitale. Una squadra che suscita in chi la guarda (e forse anche in chi ci gioca) "un misto fra noia, apatia e agonia" (Giuseppe), e soprattutto, come dicevamo prima, la voglia di cambiare musica a partire dal direttore d'orchestra.

In Fever Pitch, il film tratto dal libro di Nich Hornby di cui parlavamo prima, dopo la domanda sul senso del calcio nella vita, seguiva la consolante constatazione che nello sport, stagione dopo stagione, tutto si rinnova ciclicamente, e quindi c'è sempre la possibilità di ricominciare, magari per riscattarsi. E' curioso, forse significativo, che nello stesso monologo si trovino i due temi più vicini al mondo del romanisti in questo momento; da una parte infatti c'è la squadra, brutta da vedere, dura psicologicamente dura da sostenere, che si vorrebbe vincente o almeno felice - e dall'altra un calendario che nei prossimi sette giorni metterà a dura prova la sopravvivenza degli obiettivi fissati ad Agosto dalla società. Ad entrambe le questioni il popolo giallorosso risponde con voce unanime: per ritrovare la gioia di guardare le partite e per salvare quest'annata "Cambiare! Cambiare l'allenatore, prima che sia troppo tardi" (Emanuele).

Vi lasciamo riportando integrale quel monologo che abbiamo ricalcato durante tutto questo articolo. Possa servire ai tifosi più sperduti, per ritrovare il senso di questa passione che a volte fa stare male.

Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po' ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l'Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l'Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo... Okay, va bene tutto! Ma... non lo so, forse è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro. Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai due a uno in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient'altro nella testa... E poi il fischio dell'arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo, e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio? E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c'è sempre un'altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c'è in questo? Anzi, è piuttosto confortante, se ci pensi.