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Social Tribuna, Palermo-Roma 1-1: “La parola pronunciata, non può tornare indietro”

Il popolo romanista ritorna al centro del villaggio: la chiesa sembra meno salda e l'uomo che l'aveva riedificata subisce la sua prima, grande, contestazione.

Bruno Di Benedetto

"Parola torna indietro", è una formula che suonerà familiare a qualcuno; si diceva da piccoli, per rimangiarsi un'affermazione sfuggita o di cui comunque ci si era pentiti. Era un'ottima legge per quell'età, e se si decideva di appellarvisi, c'erano buone possibilità che si venisse anche perdonati. Ieri sera, a leggere i commenti dei tifosi della Roma sui social, veniva da pensare a quella vecchia regola e alla più famosa conferenza stampa di Rudi Garcia, quella del 17 Ottobre 2014.

"Meno parole, più fatti": hanno tuonato con un'unica voce folte schiere di romanisti al termine di una prestazione oggettivamente insufficiente. Dopo quelle contro Milan, Lazio e (in fin dei conti) Udinese, il malcontento va crescendo sempre più, e drappelli sempre più nutriti da tifosi amareggiati scorrazzano per il web, brandendo la tastiera contro ogni obiettivo che possa essere identificato come colpevole. Ed è come se girando per il villaggio nella loro ronda rabbiosa, ad un certo punto si ritrovassero nella piazza centrale. Lì, proprio lì dove fino a l'altro ieri c'era una famosa chiesa, è rimasto solo l'ingegnere che ve l'aveva rimessa.

C'è chi, per attaccarlo, attinge dal linguaggio della mafia siciliana: "Quaquaraquà" (Nicodemo) e chi mantiene intatte le sue radici romane "Ma vedi de statte zitto!" (Valerio). Un coro di "Vattene", "Non ci stai capendo più niente", "Hai rotto il..." viene diretto contro un uomo che solo due anni fa aveva trasformato un cumulo di macerie in una florida realtà. Il verdetto di colpevolezza nei suoi confronti, per aver allevato una squadra capace di ispirare delle ambizioni, potrà anche essere ammissibile nel contesto agonistico del gioco del calcio (ma diciamo anche di una città esasperata come Roma), ma suona davvero inconcepibile dal punto di vista umano. Roberto (ma non solo lui) la vede così e fa scudo: "Non è possibile mettere in discussione un allenatore che ti prende dal settimo posto e che ti fa fare 2 anni come questi. Prendevamo 4 goal da chiunque prima di Garcia, ora perdiamo 3/4 partite all'anno e per un pareggio sul campo di una buona squadra lo mettiamo in discussione? Calma".

"Vinceremo lo scudetto", nonostante tutto, è difficile sia una frase che l'allenatore vorrebbe "far tornare indietro". "La parola, una volta pronunciata, non può tornare indietro", ha tramandato Orazio, proprio in tema di discorso pubblico e responsabilità: Garcia, che bambino non lo è neanche un po', non può che continuare il proprio braccio di ferro con quella ardita affermazione, e sostenerne il peso sperando, alla fine di averla vita. Aumenta ancora la pressione in vista di Firenze, e i muscoli del mister si tendono nello sforzo: la chiesa di cui si è detto prima, a torto o a ragione, agli occhi dei tifosi si sta scentrando un po'.