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Social Tribuna, Lazio-Roma 1-4: Ceci n’est pas un derby

La vittoria larga contro i cugini genera la solita ondata di contenuti social, ma alla del risultato fanno da contrasto le assenze di Totti e della curva Sud. Ne viene fuori un derby particolare, ambivalente nel sentimento dei tifosi

Bruno Di Benedetto

Tra la realtà e la rappresentazione che noi ce ne facciamo, c'è una differenza su cui vale la pena di porre l'accento: avendo in mente un pensiero di questo tipo René Magritte dipinse La Trahison des images, quadro molto famoso in cui sono rappresentate una pipa e una scritta che la contraddice: "Ceci n'est pas une pipe", questa non è una pipa. E' un discorso filosofico e astratto? Proviamo a metterla in questi termini: basta che due squadra della stessa città o regione si scontrino su un campo da calcio perché si possa parlare di derby? Secondo il dizionario certamente sì, ma ad esempio per il pensare e vivere di un tifoso romano è difficile ridurre il tutto all'evento sportivo.

Sui social network (ma non solo) è stato detto che "Senza curva sud non è derby", e che "Senza Totti non è derby": a torto o a ragione questi pensieri esprimono il modo in cui Roma-Lazio viene vissuto al di là della realtà puramente oggettiva. C'è chi sostiene che andava bene anche così, che la sostanza per lui non cambiava: legittimo, ma costui non potrà negare che qualcosina si è perso, che questo è stato un derby un po' meno "derby", e quindi un po' meno bello da vivere. Allora forse diventa più comprensibile il ragionamento di Magritte, secondo cui il modo in cui noi ci rappresentiamo un oggetto o un evento, riempiendolo di sentimenti personali e significati condivisi, può fare una differenza importante. Ebbene, se quei sentimenti e significati sono importanti per la nostra vita, vanno tenuti a mente, vanno salvaguardati.

Finito l'angolo della riflessione sociale, torniamo sulla Terra perché, anche senza Sud e senza Capitano, Lazio-Roma 1-4 ha prodotto comunque la consueta enorme mole di contenuti social, che ora cercheremo di riportare fedelmente. Inevitabile cominciare dalle immagini di copertina di questa vittoria, comunque destinata  a rimanere impressa per la larghezza del risultato. Si gioca con le dita: uno, il medio, mostrato in tribuna da uno scontento Lulic a due tifose, sullo sfondo di unselfie derisorio. Quattro sono invece quelle mostrate dai giocatori nello spogliatoio, capeggiati dal solito iperattivo Nainggolan, protagonista anche di un balletto a bordo campo sulle note di "Che ce siete venuti a fa?". Coinvolto nel tormentone, seppure involontariamente, pure Luciano Spalletti; immortalato nella foto di una conferenza stampa di tempi non sospetti, a fare il segno "quattro" con la mano (e uno sguardo altezzoso), il mister è ora finito sulla bacheca di ogni tifoso romanista.

Parlando di Spalletti possiamo evitare di riallacciarci momentaneamente al discorso con cui abbiamo iniziato. Non ha schierato Totti dall'inizio, né l'ha fatto entrare nel corso della partita, e così l'ha di fatto escluso da quello che probabilmente sarà l'ultimo derby della sua carriera. Le ragioni tecniche sono comprensibili e sacrosante, ma ugualmente molti tifosi si sento legittamenti a provare delusione. Leggiamo Fabrizio e Valerio: "Spalletti, questa macchia dell'esclusione di Totti te la porterai per sempre. Una ferita nel cuore dei Romani"; "Non ha fatto salutare il derby al più rappresentativo giocatore della Roma di sempre: un'infamia che avevo previsto, ma che avrei voluto rimanesse solo un sospetto". Dall'altra parte della barricata accusano chi ragiona in questo modo di tifare la "A.S. Totti" invece dell'A.S. Roma, e in generale di comportarsi in maniera irrazionale. Ne consegue che un po' ovunque sulle pagine dei social network si ingaggiano duelli che vanno dallo scambio dialettici al reciproco lancio di insulti.

Altre cose interessanti: la pagina twitter Mondo Biancoceleste si deprime suscitando gioia in molti romanisti ("Ho perso il conto dei derby persi", si legge a fine partita). Ai tifosi propensi al sadismo consigliamo in generale un tour di account, pagine, gruppi della Lazio al fine di trovare soddisfazione. C'è poi il caso di Simone Cepy, un ragazzo che ha dato della scimmia a William Vainqueursu Instagram e che, dopo essere stato sommerso da insulti e (immaginiamo) minacce di vario genere, stamattina si è scusato. Una lezione istruttiva per tutti coloro che, ritenendosi protetti dallo schermo di un telefono o di un computer, si lasciano andare ad insulti che probabilmente non si permetterebbero dal vivo. Ultima dal mondo Lazio: ascoltare la deprimente telecronaca di Guido De Angelis, ribattezzato "Bingo Bongo" per la somiglianza con l'uomo-scimmia interpretato da Celentano nell'omonimo film - è diventata ufficialmente una tradizione del post derby in caso di vittoria della Roma.

Titoli di coda sul derby vissuto dai tanti romanisti che hanno scelto di riunirsi a Testaccio in segno di protesta contro la divisione della Curva Sud. Sono propriole immagini e i video del corteo e della folla durante la partita che ci hanno spinto a riflettere sul senso e significato del derby. "Questo non è un derby", proprio nel giorno in cui si verifica effettivamente un derby, è una provocazione che vuole spingere a chiedersi: "Che cos'è un derby?". La speranza è che interrogarsi possa aiutare a capire se stessi e per esempio alcune ragioni di quei tifosi che stanno portando avanti una lotta. Siamo convinti che il giudizio sommario che procede direttamente dal pensiero superficiale non sia benefico; a costo di risultare pedanti, cogliamo l'occasione per invitare a fermarsi un momento, disposti magari a scoprire qualcosa che ancora non si sa o non si ha capito.