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Social Tribuna Roma-Chievo: ciò che non ti uccide, ti rende più forte

Una giornata di festa, una "Vittoria a tavolino", la ritrovata consapevolezza che "Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi".

Bruno Di Benedetto

PRIMA - La fine di Juventus-Roma è iniziata, per davvero, venerdì. Rudi Garcia si è presentato in conferenza stampa, ha scelto le parole e il ritmo di un bravo retore e ha comunicato meglio che mai quel che cerca di comunicare dall'inizio della stagione, ossia che qui, questa volta, si vuole scrivere una storia diversa. Juventus-Roma ha fatto male, non si può negarlo. Ce la si può prendere con chi si vuole e si possono piangere tutte le lacrime del mondo, ma resta la sconfitta e questo è il grande dolore.

È vero, è stata una sconfitta, ha ammeso tranquillo il mister, ma solo per quel tanto che una sconfitta può capitare. Le avversità accidentali colpiscono anche i migliori, semplicemente succede di perdere. Ma qual è invece la sostanza, l'essenza, ciò che conta? Ecco se volete saperlo, ha detto Garcia, osservate un po' meglio i vostri amati giocatori: il loro atteggiamento, i loro sguardi. Lì bisogna andare a guardare, perché ciò che vi si troverà (nella partita della Juventus, così come in tutte le altri di questa stagione al di là del risultato) non è il dubbio, e nemmeno la paura, bensì l'incrollabile volontà di vittoria, la potente certezza delle proprie capacità che nello sport porta lontano. Di solito, alla vittoria stessa.

DURANTE - Qualcuno aveva recepito il messaggio, il popolo romanista aveva applaudito così (Ivano ne è stato portavoce): "Grande allenatore e grande persona soprattutto". Dopodiché era arrivata l'ora di trasformare le parole in pratica. Bisognava ospitare il Chievo e bisognava bastonarlo sonoramente: detto fatto. Neanche il tempo di chiedersi se la Juventus potesse avere lasciato anche una sola cicatrice, che Destro rispondeva alla sua maniera ("Ennesimo gol dedicato a quelli che pensano che quella di segnare sempre sia una qualità da mettere in fondo a tutti i se e tutti i ma" si sfoga Giorgio) mentre Ljajic ribadiva con la concretezza dei suoi giorni rari e migliori (Simone: "Così ti voglio Adem: senza paranoie"). Totti infine suggellava con un calcio di rigore quasi sgradevole perché screditante, almeno agli occhi tristi dei detrattori che, in coro con Alessandro, Angelo e altri ieri, vivevano la magra consolazione di poter scrivere cose come: "Piagni piagni e vedi che i rigori te li danno", "Il concetto di rigori vergognosi a Roma è relativo" e così via.

A quel punto finiva il primo tempo, e di lì a poco sarebbe finita anche la partita, in un piacevole conversare e complimentarsi reciproco che solo una Roma "Davvero impressionante" (Carlo) "Di un altro pianeta" (Serena) "Spettacolare, concreta, padrona del campo" (Alessandro) (eccettera, eccetera) può permettersi. Squadra promossa in blocco, giocatore per giocatore. Avversario macinato (Luca ha addirittura invocato l'hashtag #dirittiumani, per salvare il Chievo). "Vittoria a tavolino": ha giustamente sintetizzato Jacopo.

DOPO - Alle 19.50 circa tutti si sono incamminati verso casa, consapevoli di avere osservato una squadra "Coi controc*****ni" come dice Alessandra, ma che soprattutto ha giocato "Leggera e tranquilla" (Gabriele). Sì, la sensazione è proprio quella di tornarsene a casa tutti più leggeri, più sereni, e che questo sia uno dei casi in cui si possa davvero dire: "Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi" (Valerio) o piuttosto: "Quello che non ti uccide, ti rende più forte" (Nietzsche).

La sensazione, a dirla proprio tutta, è quella che Juventus-Roma sia proprio finita, almeno fino alla prossima volta.