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L'ISTANTANEA Milan-Roma: Stekelenburg e i miracoli che non bastano

(di Paolo Marcacci) Fino a che il primo tempo scorre su ritmi soporiferi, si sarebbe tentati di affermare che quello di Mazzoleni è un arbitraggio sicuro e senza sbavature;

Redazione

(di Paolo Marcacci) Fino a che il primo tempo scorre su ritmi soporiferi, si sarebbe tentati di affermare che quello di Mazzoleni è un arbitraggio sicuro e senza sbavature;

come cominciano spigolature, proteste e qualche colpo basso, emerge tutto il suo autoritarismo che denota di conseguenza la mancanza di autorevolezza. Questo è il primo sintomo di come una gara che danza nella prima parte tra errori ed amnesie, riesca a diventare addirittura rocambolesca nella seconda; laddove la stravolgono la cattiveria agonistica di Boateng e i cambi di Luis Enrique: Pjanic per Totti, Bojan per Borini. Il tutto mentre Ibra cerca il fuoco giusto nel mirino: peccato che Stekelenburg spacchi il millesimo più della Lotus di Raikkonen a Sepang.

Tutta la sua scuola, in uscita come tra i pali; tutta la sua freddezza con quel sovrappiù che occorre per sopperire alle amnesie di  Rosi, le più evidenti e a quelle di Kjaer che col passare dei minuti minacciano di infittirsi.

L'Istantanea è allora proprio per l'olandesone che non si scompone mai e che riesce ad infilare la mano anche dove l'occhio di chi guarda non riesce ad arrivare: soltanto con la ripetizione delle immagini si riesce infatti a cogliere ciò che mentre si consumava l'episodio non avremmo mai sospettato: nella traversa a botta sicura di Muntari, con qualche grado Richter che fa oscillare San Siro fino al terzo anello, c'è incastonata una sua parata, forse la più difficile e miracolosa della serata.

Però resta umano, vale a dire che se un intero reparto si addormenta in posizione male allineata con Kjaer che scavalca Rosi nelle magagne, come è accaduto all'ottantanquattresimo quando Ibra gli si materializza davanti tra la sorpresa anche dei milanisti stessi, allora non può che cercare di creargli la macchia verde più ampia possibile della sua divisa, col rischio di apparire persino titubante nella disperazione dell'uscita e di caricarsi di colpe non sue ma che condividerà con i compagni di reparto quando degli episodi resteranno solo i  numeri gelidi dell'almanacco.

Dei tanti input che ci sentiamo di inviare alla dirigenza in vista di un futuro che è già in cammino, c'è allora proprio quello di cercare, il più possibile, di colmare il gap tra il valore indiscusso e sempre più suffragato dalle prestazioni rappesentato dal portiere e quello del resto della difesa, dove Heinze è il leader e quasi anche il più integro, dove Juan non ci sarà forse più e dove su uno degli acquisti più approvati in assoluto della scorsa estate, vale a dire proprio Kjaer, c'è ormai unanimità di giudizio circa l'inadeguatezza.

Stekelenburg è un primattore, il cast deve essere alla sua altezza, altrimenti rischia di venire coinvolto in pessimi film, dal finale spesso deludente.