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L'ISTANTANEA di Roma-Atalanta, Bojan il “Bignami” di Leo Messi

(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Il primo pomeriggio d’ottobre, d’un caldo che vira al tiepido, quindi più gradevole, presenta un’Atalanta sgradita ma che si conosceva e aspettava, nulla in più di quanto aveva...

Redazione

(di Paolo Marcacci - ForzaRoma.info) Il primo pomeriggio d'ottobre, d'un caldo che vira al tiepido, quindi più gradevole, presenta un'Atalanta sgradita ma che si conosceva e aspettava, nulla in più di quanto aveva premesso Colantuono nelle tante interviste concesse in settimana.

Si comincia e la densità orobica in mezzo al campo ottunde le idee e interrompe il fraseggio a metà: tradotto, l'Atalanta è chiusa come una cozza, più che il coltello ci vorrebbe il vapore, per aprirla...E più lieve del vapore è il lancio che Daniele De Rossi, più che eseguire, fa lievitare, a scavalcare la Maginot pilotata da Capitan Bellini, dal cuore della metà campo fino al lato sinistro dell'area di rigore; lì non è corretto né bastevole dire che nasca il goal del vantaggio: lì comincia un campionato, quello di Bojan che in quattro tocchi manda in scena un "Bignami" di Leo Messi (diciamo una cosa più piccina, non per la statura, perché il paragone è ovviamente ancora irriverente nei confronti del più grande di ora) e hai voglia a dire che vanno banditi i paragoni con il Barca se poi la qualità è questa: l'aggancio, la palla accomodata in terra, l'aggiramento (con probabile svenimento del controllore diretto), il colpo da biliardo oltre l'estensione più disperata del bravo Consigli. Il boato, con punta d'incredulità a dilatarne l'eco, non è soltanto per l'approdo all'uno a zero: è lo sguardo verso l'alto di chi esce a riveder le stelle.

 

Fino a quel momento, per parlare di lui con cognizione di causa dovevamo ricorrere a quello spunto morto nel nulla che regalò (!) contro il Cagliari sotto i Distinti Sud, lato Monte Mario. Quello stesso scorcio di stadio da dove, in questo Roma-Atalanta convincente pur con pause d'incertezza, aveva iniziato già prima del goal col ricamare una palla potenzialmente decisiva reinventandola quasi dal fondo dopo una santa barbara di parastinchi e rimpalli.

Sessanta minuti di Bojan come una paella per quattro, dopo un mese di ingiustificate minestrine: oltre all'ingrediente del talento, tanti chicchi di riso di pregiata volontà, corsa e rincorsa, tigna e pure contrasti, seppure in miniatura.

Goal belli la Sud ne ha visti, grazie al Dio del calcio e ai sontuosi interpreti che Egli ha vestito in giallorosso; la sensazione è che questo del catalano farcito in salsa balcanica, in una ipotetica graduatoria generale, possa finire abbastanza in alto. Come Bojan, con i mezzi che ha.