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L'ISTANTANEA di Roma-Parma: Luis e il brutto dell'Italia

(di Paolo Marcacci) Il cielo sopra l’Olimpico è grigio come l’espressione di Marquinho finché resta in panca; sembra il cielo sopra Berlino, a pensarci bene.

Redazione

(di Paolo Marcacci) Il cielo sopra l'Olimpico è grigio come l'espressione di Marquinho finché resta in panca; sembra il cielo sopra Berlino, a pensarci bene.

E che c'entra adesso Berlino? Qualcosa c'entra perché in fase di regia Fernando Gago è lucido al punto tale da assomigliare a tutti e due i fratelli Taviani. Resta il fatto che dopo il vantaggio, cattivo ed affilato, messo in buca da Borini, la partita resta antipatica come una zitella che veda avvicinarsi la menopausa.

In genere, quando si mette così, salgono agli onori delle cronache tutti coloro che sono destinati ad uscirne repentinamente. Tradotto: quando c'è di mezzo una caviglia di Totti, senti parlare anche di Ferrario e di Gobbi. Con la frustrazione finale e conseguente per gli improvvisati della boxe thailandese. La succhia di Donadoni è sghemba e più affilata che mai, solo un filo più ingrigita, pronta ad arcuarsi in un abbozzo di sorriso se Okaka, che ad un certo punto ferma il respiro dell'Olimpico, dovesse fare quello su cui il pessimismo giallorosso è pronto a scommettere.

C'è stato, come capite, poco da divertirsi, ma il bello è che va bene così: la Roma ha vinto la sua partita forse più "italiana" da quando Luis Enrique è al timone; neppure un ingrediente è venuto a mancare: compreso l'arbitraggio da cani riccamente elargito da Peruzzo e puntellato da errori macroscopici e mancanza di personalità nel sanzionare gli eccessi di agonismo. Ma ribadiamo: va bene così, perché hai protetto il goal, amministrato limitando i rischi, non hai perso la lucidità tranne forse che sotto porta quando a turno gli attaccanti romanisti hanno peccato di tempismo o di precisione.

Attaccanti e non solo, se pensiamo a come Marquinho ha fatto evaporare il due a zero sullo splendido corridoio che il Capitano aveva lucidato per lui nel finale. Già, il Capitano: assist e botte, denti digrignati e palla nascosta per indebolire il cronometro quando il recupero "monstre" decretato dal secondo figlio prediletto di Schio (Vi) sembrava essersi incastrato nella clessidra.

E' servito tutto e tutto è stato funzionale a questo colpo di reni che scala la classifica e tenta di proporre un inizio di primavera dove tutto può succedere e dove qualcuno potrebbe cominciare a sciogliersi come la neve su Monte Mario.

Non alludiamo all'Inter, magari a qualche squadra sua cugina. L'Istantanea è allora per Luis, senza sfiorare l'idiozia di una sua italianizzazione ma compiacendoci del fatto che sempre più situazione italiane gli si parano davanti e soprattutto di come, da persona intelligente qual'è, comincia a regolarsi di conseguenza. Luis sale a Bergamo la prossima volta, dove hanno la testa più dura degli asturiani (forse) e sono più chiusi di un borghetto pirenaico. Un altra situazione tipicamente italiana, insomma, di quelle di cui per venirne a capo basta il buon senso. E magari l'affidabilità di Taddei, di Heinze, di questa gente qua. Bienvenido, mister.