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L'ISTANTANEA Roma-Napoli. Anche stasera si recita a soggetto

(di Paolo Marcacci) Quand’è così, sembra dover finire tutto in cenere. Anche le cose migliori, quelle che ti indurrebbero (condizionale) a ben sperare, a riconfortarti.

Redazione

(di Paolo Marcacci) Quand'è così, sembra dover finire tutto in cenere. Anche le cose migliori, quelle che ti indurrebbero (condizionale) a ben sperare, a riconfortarti.

La seconda metà del primo tempo era sembrata un soffio leggero, un olezzo di gelsomino, che quantomeno poteva far pensare a una speranzella di primavera, pur residua quanto vuoi ma ancora possibile, ancora tesa all'obiettivo, financo decente.

In quel mentre, riferiscono osservatori neutrali e disinteressati, l'occhio anche non romanista di chi guarda individua in Francesco Totti colui che è attualmente ancora il miglior giocatore italiano, indipendentemente dal ritmo. Noi lo sappiamo da una vita ma c'è forse qualche romanista che dovrebbe prendere lezioni di obiettività da chi magari non ha a cuore i colori giallorossi ma semplicemente ama ciò che è bello ed efficace.

Ma la nube tossica delle  magagne tattiche, degli equivoci mai risolti, degli errori da cui si continua a non imparare, è sempre in agguato, ultimamente anche dietro la copertura in plexiglass dell'Olimpico, oltre che lontano dalle mura amiche (amiche a prescindere, ultimamente): il Napoli  aumenta i giri, si fa semplicemente un po' meno svagato e come nulla fosse si creano spazi siderali tra i reparti, si omettono movimenti elementari, tipo l'uscita contro il tiratore avversario in occasione del pareggio di Zuniga, si torna ad essere vulnerabili come chi, ancor prima di preoccuparsi di  temere gli altri, ha paura di se stesso.

Osservare dall'alto l'azione della percussione di Cavani che culmina nell'uno a due in favore dei partenopei vuol dire rendersi conto che ci sono, come accade da Slovan Bratislava - Roma, momenti di partita in cui ci si  consegna preventivamente, si parte arresi al cospetto di chiunque.

Poi incontri per strada Junior Tallo, che frena al momento giusto e da' un senso agli innesti di Luis Enrique, in un colpo solo. Siccome poi c'è il Napoli davanti, Simplicio si sente in dovere di ricordare a tutti che tiene famiglia e non solo lo rivendica ma va a baciarsela, presentandola così a tutto lo stadio.

Cosa resta a bilancio del rocambolesco e pirotecnico due a due?Speriamo innanzitutto profumo di talento, come spesso accade quando dalla nidiata di Trigoria ci si apre al mondo dei grandi; poi una classifica che resta comunque inchiodata lì, una soddisfazione che resta a metà strada tra gola e polmoni, un cespuglio di fischi che solo in extremis evita di diventare selva.

Meglio il punticino di niente, si diceva una volta, ma non sono gli episodi a cambiare il giudizio globale.

Il Capitano sotto la sua gente, alla fine: quello si che vale il prezzo del biglietto, più dei novanta minuti in cui spesso ha dato la sensazione di giocare da solo.