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L'ISTANTANEA di Roma-Udinese: Po' esse fero e po' esse piuma

(di Paolo Marcacci) Cortometraggio da scuola calcio all’interno del minuto quaranta,

Redazione

(di Paolo Marcacci) Cortometraggio da scuola calcio all'interno del minuto quaranta,

con Roma ancora in vantaggio e palla che spiove verso il limite  dell'area, leggermente sulla destra del fronte d'attacco romanista, con un occhiolino strizzato alla Tevere che si gode il gesto più da vicino e un quadricipite che si fa morbido come una culla per la palla che torna bambina; il tutto davanti alla pupilla del povero Pereyra, dilatata per la sorpresa, lui che aveva capito subito tutto e che, correttamente, era uscito con i tempi giusti a cercare di "murare" la conclusione.

Il fatto è che la logica non basta, quando la palla spiove proprio da "quelle" parti, dalle Sue cioè.

Francesco Totti si (e ci) concede una cosa che, all'interno dello stesso gesto tecnico, "Po' esse fero e po' esse piuma..." come avrebbe detto il sommo Mario Brega, perché con l'avversario che gli esce contro ha la capacità di addomesticare il pallone con la coscia e al tempo stesso dare quel mezzo giro al goniometro dell'anca affinché Pereyra vada a vuoto e al Capitano si spalanchi di fronte la visuale dell'obiettivo, con relativo, terrificante destro di collo pieno che brucia la punta del guanto ad Handanovic.

Una finta lievissima che (non) sostiene Pereyra e un fendente menato con la sicurezza e la forza muscolare di chi tutto è tranne che un giocatore poco utile, un peso, una zavorra e tutte quelle idiozie che sempre più spesso ci tocca leggere. E sempre più spesso sparate da certi romanisti, nota bene.

Il Totti che si è ripresentato contro l'Udinese è il giocatore che è mancato, a Lecce e tutte le volte che  non ha potuto esserci, alla corsa della Roma contro l'anonimato in classifica e contro il fallimento del progetto, decidete voi se con una o due g.

E' buffo ed ironico,  quindi antitetico rispetto alla solennità del clan degli iberici, che il giocatore che si mostra in grado, ancora oggi, di rivoltare le partite come un guanto e di cambiarne il corso con una sola giocata sia proprio quello che sin dall'inizio della nuova avventura tecnico-dirigenziale è stato messo in discussione, sia con le dichiarazioni che con i nuovi dettami tattici.

Forse il calcio è più semplice di chi pretende di spiegarcelo con parole nuove o forse è ancora meglio farselo spiegare da chi ha sempre "suonato" gli scarpini con l'archetto di un violinista. Il fatto è che quando si ha un privilegio bisognerebbe saperselo godere, invece di autolimitarselo in nome dell'ideologia, che nella storia alla fin fine ha sempre fatto danni, anche e soprattutto quando non c'era di mezzo un pallone.

Il privilegio mio è scrivere questa rubrica concentrandomi  su una sola immagine, in modo tale da potermi scegliere una giocata, una delle tante, di Francesco Totti che sa ancora essere sublime, all'interno di una serata di amnesie, occasioni mancate, mugugni, errori e fischi, anche se coperti dalla musica ad alto volume.

Fino a che con una virgola di sinistro non ci pensa ancora lui a prendersi la partita, l'Udinese, la Sud.

Meno male che c'hanno spiegato quanto sia pigro: da soli non ce ne saremmo mai accorti.