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L'ISTANTANEA Roma-Fiorentina: Lassù dove osano le mele

(di Paolo Marcacci) Notte gelata, che suggerirebbe nativi emisferi capovolti, come stagioni al contrario anzi, in controtempo, tipo lo stop che esegue al volo, “matando” chi a fatica gli si perde appresso, al minuto quarantanove su...

Redazione

(di Paolo Marcacci) Notte gelata, che suggerirebbe nativi emisferi capovolti, come stagioni al contrario anzi, in controtempo, tipo lo stop che esegue al volo, "matando" chi a fatica gli si perde appresso, al minuto quarantanove su lancio di Totti:

la lingua più bella del mondo, è quella che parlano in pochi e che tutti ammirano. Ma tutto è ancora di là da succederee fino a quel momento in verità la Fiorentina era stata quasi fosforescente, non solo per la casacca catarifrangente, con l'eletto dei Balcani, Jovetic, a ricamare ghirigori di pallone sull'erba intirizzita.

Poi succede qualcosa che fa di questa serata la più bella e di miglior auspicio, fino ad oggi: succede che la bellezza diventa cattiva, che non si compiace di titubanze, che affonda il dito appena i viola mostrano la piaga. Succede che Erik il lungo si faccia trovare al casello dei colpi di biliardo, filando liscio grazie al Telepass dell'innata superiorità: pettina qualsiasi pallone arpionato dopo un contrasto come fossero bimbi da riordinare dopo una corsa scalmanata; si presenta sempre in smoking agli appuntamenti che si crea liberandosi della noia, immortala l'angolo prescelto con uno scatto degno di Newton.

E che bello sfondo la Sud, alle spalle di Neto, che più che altro pare nudo. Erik è bello come una gazzella nella savana della tre quarti, dove inizia a caricare la sua metaforfosi: lo ritrovi spietato come un bounty killer all'alba dei sedici metri, dove ogni cosa potrebbe sempre ricominciare, sotto la bacchetta del Riccardo Muti con il Dieci sulle spalle, grazie agli spifferi gelati del Borini smanicato e poi perchè Erik appare e scompare, nel controluce della difesa toscana, più giglio del giglio di Firenze, più tondo nella perfezione del cerchio di Giotto e del cerchietto di Cerci.

Tanti paragoni richiama alla mente, magari in chi ricorda quell'Olanda lontana e quei capelloni dei quali il leader aveva la stessa corsa sottile ed impettita di Erik; ma quel che più importa è che Branduardi aveva preso una cantonata poetica: è Lamela che coglie gli altri. Di sorpresa.