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L’ISTANTANEA di Roma-Milan: Il gatto col topo

(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Non ci sarebbe più bisogno di andare avanti, visto che la similitudine spiega tutto.

Redazione

(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Non ci sarebbe più bisogno di andare avanti, visto che la similitudine spiega tutto.

Eppure avanti si andrà, con questo topo e tutti i gatti, piccoli e grandi, che continueremo ad incontrare di domenica in domenica (salvo turni infrasettimanali, anticipi vari e Coppa Italia ancora da cominciare). Tornano alla mente le parole di Malesani mercoledì scorso, pragmatismo spartano e pure antiestetico, che in soldoni però ti dice che la Roma va fatta giocare, tenere palla, venire avanti fino a che non ti presta il fianco. E il fianco te lo presta sempre, questa è la costante, giunti alla fine di ottobre.

Il sintomo più preoccupante è che forse i tecnici italiani, provinciali (forse ancora di più) quanto metropolitani (comunque più muniti) alla Roma gli hanno preso le misure. L'utopia è come l'albatross di Baudelaire, per chi ricorda quelle magistrale poesia: tanto bello e regale quando sorvola gli oceani, goffo e caracollante quando atterra sui ponti  delle navi, tra le bestemmie dei marinai e il puzzo della nafta.

Purtroppo, il campionato italiano è soprattutto bestemmie e puzza di gasolio, che sono quelli che fanno la differenza in termini di punti e piazzamenti finali, quindi di  sopravvivenza. E la sopravvivenza, che per la Roma di quest'anno si traduce nel raggiungimento del terzo posto (cit. conferenza di Baldini), sarà quella che con la sua ferrea logica decreterà la possibilità di continuare a credere o no al "progetto", termine che un anno fa  veniva pronunciato con un g di troppo e con quel sarcasmo che oggi è diventato inelegante, fuori moda, volgare, politicamente scorretto. Non lo useremo neppure noi, che del resto non lo usavamo certo neppure lo scorso anno.

Limitiamoci ai contenuti, cercando di andare al dì là delle contingenze, che potevano decretare tanto l'uno a quattro quanto il tre a tre, se certi episodi fossero finiti in un modo piuttosto che nell'altro. Torniamo alla similitudine del gatto col topo, allora. Chi scrive ha visto per larghi tratti del secondo tempo un Milan che procedeva a ritmi calcettistici e che negli ultimi trenta metri, soprattutto dopo l'ingresso di Cassano, si preoccupava più di cercare la finalizzazione spettacolare (vedi mezza rovesciata di Ibra finita alta sotto la Nord) che di chiudere definitivamente la partita; tanto, le "infilate" subite a causa di piazzamenti, non solo difensivi, piuttosto cervellotici, si susseguivano con ritmo incalzante.

Poi il Milan quella supponenza avrebbe potuto addirittura pagarla, per paradosso, però è il solito ragionamento postumo, che storicamente ben conosciamo e che serve solo all'autoflagellazione di chi adesso ha scoperto gli arbitri e la sfortuna.

Guardiamo avanti, adesso: Novara e il sintetico del "Silvio Piola", dove la palla scorre veloce. Speriamo anche le idee o, male che vada, il tempo.