(di Paolo Marcacci) Rada la folla, se così la si può chiamare; rara la bruttezza della partita;
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L'ISTANTANEA Cagliari-Roma: Che noia, che Ibarbo
(di Paolo Marcacci) Rada la folla, se così la si può chiamare; rara la bruttezza della partita;
rarefatta l'aria nella galleria del vento del cantiere S.Elia, unico stadio al mondo con le bandierine sempre rigide. Non c'è la neve del resto d'Italia e chissà, magari c'è da rimpiangerla, che con la sciolina giusta si sarebbe reso più fluido il possesso palla, meno macchinosa la manovra.
Guardi la Roma nel finale di partita e la trovi spesso disposta in orizzontale, come a dire avere in mano il pallino e non sapere cosa farne,col Capitano che butta qualche perla nel guscio d'ostrica dell'aria cagliaritana, mentre Ballardini consuma il suo show di gesti e imprecazioni romagnole nel lungolinea delle ruvidezze rossoblu. Anche perché hanno poco altro e pazienza se chi è romanista sapeva già di dover temere gli scarsi numeri che fino a stasera erano il biglietto di presentazione di Ribeiro e il bagno d'esordio di Pinilla: tutte cose che sembrano scritte in una storia cominciata molto prima di Luis Enrique.
Non è questione di singoli, non più di tanto, anche se Kjaer resta timido anche quando non ce ne sarebbe motivo e Stekelenburg è meno perfetto che nelle uscite precedenti.
La balistica di Pjanic e Gago poteva trovare un centimetro di sorte in più, ma quello che resta negli occhi nella serata in cui la classifica comincia ad assomigliare ad un piatto di malloreddus scotti ed insipidi è la fuga di Ibarbo sull'out destro, con tanto di gioco di gambe alla Sugar Leonard e pallottoliere che si impadronisce del tabellone.
Dov'è la Roma in quell'occasione? Dov'è stata nel corso della partita, che pure s'era messa in discesa dopo la mano morsicata da Borini?
Ma soprattutto, siamo sicuri che il vero tabù sia il Cagliari?
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