Il palazzo del governo ha vacillato sotto i colpi della guerriglia, ma è rimasto in piedi. Al termine di una battaglia durissima, ha vinto ancora la Juve dei tre scudetti, che non è imborghesita come si poteva pensare dopo Madrid. Al di qua delle Alpi e delle dogane, continua ad avere la maschera feroce di Tevez, doppietta, e la furia di Bonucci che ha segnato il gol decisivo nel finale.
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Scatta la Juve tra le polemiche. Ma la Roma c’è
Cronaca, analisi e impressioni riguardo la partita di ieri. Una Roma in crescita, un disastro arbitrale e una partita brutta, specchio di un calcio avvelenato.
CRESCITA ROMA - La Roma esce sconfitta, ma conferma quanto di buono fatto vedere fin qui, in campionato e a Manchester. Una prestazione onorevole che è importante anche se si considerano i precedenti allo Juventus Stadium: 1 gol fatto e 11 subiti era il bilancio fin qui. Ieri invece i giallorossi se la sono giocata fino alla fine, perdendo una partita che poteva vederli anche vincitori, e il cui risultato più giusto sarebbe stato probabilmente il pari. Il campionato resta aperto, e la sensazione è che per il ritorno, all'Olimpico, si avranno due squadra ancora molto vicine in classifica.
NAUFRAGIO ROCCHI - La partita tra le prime due del campionato, non è stata uno spot per il calcio italiano: tra rigori, tre espulsioni, tensioni tra i tifosi, Rocchi che naufraga e perde completamente il comando della partita. In una partita priva di direzione, le uniche emozioni sono state quelle derivate dagli episodi male interpretati. Di gioco, se n'è visto molto poco. Preoccupato constatate che Manolas e Morata, appena arrivati, siano già stati contagiati dalla nostra follia. Benvenuti.
C'E' PIRLO - Tutto era cominciato con la sorpresa di Allegri: Pirlo al posto di Vidal, carnefice della Roma negli ultimi tre incroci allo Stadium (4 gol). Nelle scelte di Garcia Iturbe è preferito a Florenzi, il più tonico Holebas a Cole. Sembra un piano per essere aggressivi, eppure la Roma, almeno inizialmente, appare preoccupata soprattutto preoccupata di non prenderle come le altre volte. Il ritorno di Pirlo ha riportato indietro l’orologio ai tempi di Conte: meno palleggio allegriano, più verticalizzazioni antiche. Bonucci, che quest’anno ha avuto ordine di lanciare meno, si adegua volentieri al riflusso e catapulta Marchisio davanti a Skorupski: diagonale largo.
TOTTI E TEVEZ - La Roma tiene al caldo le sue ripartenze, punta soprattutto a destra, dove Garcia ha ammassato Iturbe e Pjanic, contro natura. La Roma si raccoglie in attesa di slacciare l’arco, ma viene sorpresa dal vantaggio di Tevez dal dischetto (27’). Il mano di Maicon non è da rigore. Cinque minuti dopo al povero Rocchi non par vero di vedere l’incauto Lichtsteiner aggrappato a Totti in area per rimediare. Il capitano fa 1-1. Totti non aveva mai segnato allo Stadium, l’Apache non aveva mai fatto gol alla Roma da juventino. Erano i più attesi, hanno risposto. È in questa fase che si gioca meglio, si mostrano trame più logiche. Keita dirige bene, con la semplicità dei grandi. La Juve, che ha un Pirlo in ritardo (sbaglia molto), un Llorente nullo e tanta nostalgia del miglior Vidal, è tutta nella ricerca di Tevez. Il vantaggio della Roma è una delle rare perle della serata: accelerata e imbucata di Gervinho per Iturbe che giustizia Buffon sul primo palo (44’). Poi lo stesso Gervinho, che s’invola tutto solo mentre Caceres si strappa, potrebbe appendere la nuova bandiera sul palazzo del governo, ma sbaglia, e l’Apache perdona. Pogba subisce fallo da Pjanic e realizza dal dischetto l’ottavo gol in sette partite (48’).
DECIDE BONUCCI - Nella ripresa regna l’equilibrio e, con la stanchezza, monta la tensione. Pjanic si divora un gol, Morata scheggia la traversa di testa: sembra l’antipasto a un pareggio necessario, tutto sommato giusto. E invece al 41’ Bonucci, caricato dalle tante sedute dal motivatore, si avventa su una palla non facile che spiove al limite e la calcia con tutta l’autostima del mondo. L’urlo di gioia con le vene del collo ingrossate racconta bene le tensioni della serata che si avvelenerà ulteriormente nelle dichiarazioni del dopo partita: accuse, sospetti, complotti… Il made in Italy, insomma.
CASA DOLCE CASA - La Juve ha messo in fila la ventiduesima vittoria di fila in casa, come nessuno nella storia. Il palazzo del governo è salvo, ha retto all’assalto, ma i guerriglieri di Garcia sono rientrati nella boscaglia convinti che presto potranno abbatterlo. Violini permettendo.
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