rassegna stampa

Zeman «Mi cercate perché io sono il calcio pulito. Luis Enrique? Ora ha cambiato idee»

(Gazzetta dello Sport – N.Binda)«Il bicchiere d’acqua per favore». Ha sete? No, Zeman deve fumare.

Redazione

(Gazzetta dello Sport – N.Binda)«Il bicchiere d'acqua per favore». Ha sete? No, Zeman deve fumare.

In un'ora d'intervista saranno cinque sigarette, respirate con lunghe boccate fino al filtro e spente in quel posacenere. Ogni boccata, una delle sue leggendarie pause, con quello sguardo fisso a cercar di mettere in soggezione chi gli sta parlando. Si chiude l'anno che ha visto il suo rilancio, dal Foggia in Prima divisione al Pescara in B alla corsa alla A, accompagnato da una valanga di gol. Zeman, si è chiesto perché giornali e tv, anche non sportivi, continuano a cercarla? «Perché la mia è un'immagine positiva del gioco del calcio». Eppure lei fa lo stesso calcio da quasi 30 anni. «La disposizione tattica è uguale, lo sviluppo della fase offensiva no: si cercano sempre nuove strade. Io cerco di semplificare il gioco del calcio: servono fantasia e inventiva e i giocatori devono capire quando usarle e quando no». E la difesa? «Molti allenatori parlano di equilibrio, poi sono più i gol che prendono di quelli che fanno. Le mie squadre no: sono sempre di più i gol fatti. Segnare un gol più degli altri: questo è il concetto giusto». Non è detto però che così si vincano i campionati. «Non ho mai giocato per non retrocedere, però molti miei risultati sono stati decisi fuori dal campo, come la retrocessione di Avellino (2003-04 dalla B, ndr): di quella squadra però oggi cinque giocatori sono in A (in realtà sono tre: Contini, Nocerino e Sardo, ndr). Io sono felice per le prestazioni». E perché non esulta mai? «Se i miei giocatori mi fanno vedere un bel gol, io esulto: non si vede perché inquadrano sempre loro...». Dalla panchina parla pochissimo ai suoi giocatori. «E' inutile sgridare un giocatore perché ha sbagliato un passaggio: ormai è sbagliato. Conta il lavoro in settimana». Che non è mai leggero... «I calciatori lavorano meno di ogni altro sportivo». Oggi ci sono molti calciatori nei guai per le scommesse. «Molte partite sono condizionate dall'esterno: prima lo erano dall'interno, come ha dimostrato Calciopoli. Da anni il calcio ha perso credibilità». Perché non ha mai fatto denunce a chi di dovere? «Ne ho fatte due alla Procura federale, non è successo niente. Ma erano altri tempi...». Come ha ritrovato la B? «Le società hanno pochi mezzi, a parte Samp, Padova e Torino. Però ora i giovani possono giocare e affermarsi: è vero che costano meno, ma così ci sono meno ex giocatori». E la A? Il rilancio della Juve? «Conte cambia spesso, è partito con un'idea diversa, ma la squadra ha preso il suo carattere, è ben motivata. Il Milan però è favorito per lo scudetto». Ci sono tre italiane negli ottavi di Champions: buon risultato? «Solo il Napoli ha convinto, ma senza conferme in Italia». La novità Luis Enrique? «Vuole proporre calcio con molto possesso, ma mi sembra che abbia cambiato. Roma è una piazza difficile se non fai risultati, se li fai è la più bella». Cosa le è piaciuto nel 2011? «Il Barcellona, Guardiola, Messi. Può perdere una partita, ci sta. Ma propone un gioco a prescindere dall'avversario, con individualità ben sfruttate». In Italia? «Il Milan mantiene un livello costante pur avendo cominciato male questo campionato». Come giocatori? «Di Natale: gioca in provincia ma si ripete ogni anno». Il flop? «La poca gente negli stadi, per livello, violenza e crisi. E poi il calcio estero è più spettacolare: in Inghilterra e Spagna si va in campo per giocare, in Italia per non far giocare». Cosa si aspetta dal 2012? «C'è l'Europeo, con Prandelli possiamo fare bella figura. Oggi in Italia il problema è economico, pochi mantengono le promesse; spesso ci si deve arrangiare, non si fanno progetti: si fanno scelte economiche e non sportive». Magari vincendo l'Europeo si dimenticherà lo scandalo delle scommesse, come nel 2006 col Mondiale e Calciopoli. «Allora si parlò più di Calciopoli che del Mondiale vinto. Forse perché nel 1982 fu diverso, l'Italia vinse con belle prestazioni: nel 2006 invece ha avuto fortuna, vedi le vittorie ai rigori o i gol di Materazzi».