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Zaniolo va in gol, poi muro giallorosso. Mou trionfa ancora

Zaniolo va in gol, poi muro giallorosso. Mou trionfa ancora - immagine 1

Battuto il Feyenoord, l’Italia torna a vincere in Europa dopo 12 anni. La prima edizione della Conference è targata José

Redazione

Grazie Roma e grazie Mourinho. Dodici anni dopo l’ultima volta, la Champions dell’Inter nel 2010, l’Italia rivince una coppa europea, la Conference League, e ci riesce ancora per la stregoneria dell’uomo venuto dal Portogallo, in panchina ieri come allora, al Bernabeu nel 2010. È stata una vittoria voluta, sofferta, meritata. José Mourinho e la Roma l’hanno acciuffata con una prestazione molto italiana, vecchia maniera, inizia sulla Gazzetta dello sport Sebastiano Vernazza.

In vantaggio con Zaniolo nel primo tempo, i giallorossi hanno resistito alla furia del Feyenoord nei primi 10 minuti della ripresa, quando la Roma è stata a un passo dal cedere, e se l’avesse fatto, chissà come sarebbe finita. Non ha mollato, però, anche perché nei dieci minuti più bui la Roma è stata tenuta viva da Smalling, monumentale nel suo difendere uno contro tanti; da Rui Patricio, decisivo con due interventi strepitosi; e da una discreta dose di fortuna, visto che per due volte il portiere si è salvato con l’aiuto dei legni. La vittoria è giusta, 10 minuti di furia non consentono al Feyenoord di rivendicare nulla, serviva di più. La Roma è stata più squadra e regala un fascio di luce al nostro calcio. Non ci sia chi sminuisca il valore della Conference League: una Coppa è una Coppa, e pesa.

Partita spigolosa. La fisicità e la velocità del Feyenoord contro l’organizzazione e la strategia della Roma. Mourinho ha lasciato subito il possesso palla agli olandesi. Da questo predominio, il Feyenoord però non ha ricavato nulla, perché la Roma è stata esemplare nel tenere lontano il pallone dai 16 metri. I turbinii della formazione di Rotterdam si esaurivano per lo più sulla trequarti e bastava un passaggio sbagliato o un rimpallo favorevole per innescare le ripartenze dei giallorossi. In fase offensiva cruciale la posizione di Lorenzo Pellegrini. Sulla trequarti il capitano oscillava tra centro e sinistra e scompigliava gli incastri difensivi avversari. Neppure l’infortunio subitaneo di Mkhitaryan, uscito per una recidiva muscolare, ha minato l’assetto romanista. Anzi, per certi versi l’ha stabilizzato ancora di più.

Un primo “alert” il Feyenoord l’ha ricevuto al 25’ quando Trauner, il difensore centrale di destra, si è speso un giallo per evitare che Abraham volasse via verso la porta. Lì si è intuito come la vulnerabilità dell’austriaco fosse un punto di debolezza che avrebbe potuto favorire laute riscossioni. Sette minuti dopo, la conferma. La Roma ha imbastito un attacco prolungato. Mancini ha calibrato un lancio dalla trequarti e Trauner, proprio lui, è andato a vuoto su Zaniolo. L’azzurro quasi non credeva ai suoi occhi e si è temuto che avesse perso l’attimo ruggente. No, Zaniolo è stato bravo a restare dentro l’errore di Trauner e ci ha banchettato sopra con un tocco davanti a Bijlow. Sotto di un gol il Feyenoord ha avuto una reazione rabbiosa, più di carattere che altro, e la Roma l’ha troncata e sopita con metodo.

Tutto quello che la Roma aveva con sapienza evitato nella prima frazione lo ha subito in principio di ripresa. Schiacciamento e resistenza. Dieci minuti terribili in cui il Feyenoord ha accarezzato l’1-1. Mancini ha fatto auto-palo su un cross da destra, Rui Patricio ha poi smanacciato su Til. Poco dopo il bis: botta di Malacia e Rui Patricio in volo, a deviare sull’incrocio. Il pareggio sembrava una questione di attimi, ma è emerso con prepotenza Smalling. L’inglese si è caricato la Roma sulle spalle e l’ha traghettata in acque più tranquille. Mourinho è intervenuto con una correzione di sistema, ha tolto Zaniolo e Zalewski, inserito Veretout e Spinazzola ed è passato al 3-5-1-1, con Pellegrini sempre più trequartista. La Roma ha respirato, Spinazzola è stato commovente con le sue folate, e qui scatta forte il rimpianto: se “Spina” non si fosse rotto un tendine all’Europeo, l’Italia si sarebbe qualificata al Mondiale, ne siamo certi. Il Feyenoord si è innervosito, ha capito come il vento avesse di nuovo cambiato il giro e come l’“italian job” stesse per compiersi.

La prima finale di Conference ha confermato quel che si sa da anni. Mou è l’anti-Guardiola, non predica la bellezza, insegue la concretezza, nella notte di Tirana il “vecchio” José ha tirato fuori qualcosa che da sempre è dentro di noi italiani o almeno di molti di noi. Anche questo è calcio e non c’è niente di cui vergognarsi. Il possesso palla è stato del Feyenoord, per 67 a 33 o quasi, ma la Coppa è atterrata a Roma.