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La Gazzetta dello Sport

Zaniolo, una storia senza mezze misure e con tanti equivoci

Zaniolo, una storia senza mezze misure e con tanti equivoci - immagine 1
Un compendio esemplare del peggio, sintesi da manuale della patologia che sta ammorbando il pallone italiano

Redazione

Prima ancora d’essere un calciatore che cambia maglia e vola a Istanbul, prima ancora d’essere una (brutta) storia, Nicolò Zaniolo è un sintomo (in quanto tale, parzialmente innocente), scrive Giancarlo Dotto su La Gazzetta dello Sport. Un compendio esemplare del peggio, sintesi da manuale della patologia che sta ammorbando il pallone italiano.  Non manca nulla nella faccenda Zaniolo. A cominciare dalla sua epifania. Il ragazzo non si è ancora mostrato che Mancini lo convoca in Nazionale, la stampa lo celebra, i tifosi lo idolatrano. Parte facile l’habemus: "Ecco il nuovo Totti". Risultato: l’oro presunto del ragazzo viene scambiato per oro reale. Il ragazzo non ha fatto vedere nulla ed è già un’allucinazione collettiva. Nicolò è un ragazzone fragile, emotivo, umorale. La sua testa parte come una mongolfiera. Decolla. Due incidenti in sequenza lo riportano a terra. Scopri che il mondo è una gabbia brutale, hai voglia di spaccare il mondo, intanto ti spacchi tu e la tua testa non sa più dove pescare, se in paradiso o negli abissi. Intanto, un guaio serio l’abbiamo combinato.  Abbiamo creato un soggetto instabile e dunque vulnerabile. Voglia di mostrare, voglia di spaccare, voglia di strafare. Arriva Dybala e il popolo delira. Delirio oltraggioso: non ero io, Nicolò, la divinità in giallorosso? Tutti tornano a dubitare di me, anche Mourinho dubita, i tifosi dubitano, io stesso dubito, ma non lo devo sapere. Adesso mi fischiano anche. Devo cambiare aria, strappare e poi cambiare maglia. Sono lo strapagato dipendente di un team, ma mi sento libero di chiamarmi fuori. La Roma subisce. Calciatori e procuratori comandano, la nave va dove vogliono loro.