Uno dei dilemmi della Roma di Mourinho, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport, è legato agli esterni d’attacco, Mkhitaryan e Zaniolo. Il primo irriconoscibile rispetto al giocatore che faceva gol e regalava assist a raffica, il secondo che ha segnato un solo gol in 13 partite, tra l’altro datato più di due mesi fa, al Trabzonspor. È evidente come i due fatichino tanto in questo 4-2-3-1. Costretti nel doppio ruolo di trequartista e centrocampista, dove fanno fatica ad allungare la linea in mezzo quando la Roma si mette 4-4-1-1 per poi rialzarsi e far male nella fase offensiva. Più Mkhitaryan di Zaniolo, anche a causa di quei dieci anni in più. È anche una questioni di rientri, di quanto Mou gli chieda di indietreggiare e difendere. Zaniolo lo fa con un raggio più ampio, arrivando spesso sulla lina del terzino. Poi, grazie alla sua esplosività ed alla sua potenza fisica riesce anche a rialzarsi, a ripartire. Ma questo lavoro gli toglie inevitabilmente lucidità negli ultimi 25-30 metri, quando uno come lui avrebbe le qualità per poter far male all’avversario. Ed allora, forse, una soluzione potrebbe essere quella di aggiungere un uomo in più in mezzo al campo, giocando con il 4-3-2-1, il che finirebbe con aiutare i mediani (Veretout e Cristante, che senza riposare mai sono destinati ad essere messi in mezzo) e Abraham, che avrebbe così due giocatori vicini con cui dialogare.
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Zaniolo e Mkhitaryan, tanti rientri. E in zona gol…
È evidente come i due fatichino tanto in questo 4-2-3-1
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