Georginio Wijnaldum è un tipetto che, a 31 anni, ha messo insieme 605 partite, in cui ha realizzato 119 gol e fornito 59 assist. Un bilancio a cui andrebbero aggiunte anche le 86 gare con le 26 reti segnate nella nazionale olandese. Quanto basta per capire come José Mourinho lo voglia fortemente alla sua corte, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport, non lesinando neppure con lui le celebri telefonate di seduzione che – da Abraham a Dybala, passando per Matic – paiono convincere più di un sorriso di Scarlett Johansson.
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Wijnaldum ha fretta. Mou lo chiama ma è braccio di ferro tra Psg e Roma
Eppure il social che il centrocampista olandese ieri ha postato tradisce ansia. "Cosa succede?". Succede la cosa più ovvia del mondo. Cioè che la Roma, dopo gli investimenti che sta proponendo, vuole non perdere d’occhio il bilancio, e per questo motivo sta trattando a oltranza col Psg per cercare di ottenere Wijnaldum alle migliori condizioni possibili. Quali potrebbero essere? Innanzitutto la possibilità di avere il giocatore in prestito col diritto di riscatto (quindi senza l’obbligo, se non a determinate condizioni) e poi che la società parigina paghi oltre la metà del corposo ingaggio che percepisce l’olandese, circa 9 milioni netti (7 più facili bonus), tenendo conto il mese di luglio ormai è virtualmente terminato e le mensilità ridotte a undici. Basta così? Non proprio, perché il club giallorosso per far scattare l’obbligo di riscatto (dieci milioni chiede il Psg) vorrebbe condizioni non estremamente agevoli, perché l’età non verde di Wijnaldum e le naturali incognite che possono esserci sul suo inserimento in un campionato non facile come la Serie A, vorrebbero mettere gli acquirenti al riparo da brutte sorprese.
A spargere ottimismo ci sono due elementi sostanziali. Il primo risiede nel fatto che il Psg ha un numero molto alto di esuberi fuori dal nuovo progetto tecnico, e tutti con stipendi molto alti. Wijnaldum è tra questi e quindi – se il giocatore resta fermo nella sua idea di andare a giocare per la Roma – i parigini alla fine dovrebbero accontentarlo. Il vero asso nella manica, però, è un altro: il rapporto diretto e più che cordiale che intercorre fra Dan Friedkin e Al-Khelaifi. I due presidenti, che nell’Eca hanno avuto modo di conoscersi e stimarsi e, nell’ambito degli addetti di mercato, tutti danno per certo che sarà proprio il feeling “privato” a poter sbloccare una trattativa in cui entrambe le società, in fondo, hanno tutto da guadagnare.
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