rassegna stampa

La verità in 7 giorni. Tavecchio rischia con la A azzoppata Lega Pro decisiva?

Nella giornata dei gironi e dei calendari, verranno eletti i due consiglieri federali ma è difficile che l’argomento presidente non sbarchi in qualche modo nel dibattito

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«Davanti a un non consenso di una Lega importante si farebbero altre considerazioni». E’ come se Carlo Tavecchio avesse fissato un confine nella sua personale geografia elettorale, rispondendo a una domanda sull’assemblea di Lega Pro, il campo centrale di oggi nella corsa elettorale verso l’11 agosto. Ed è chiaro che il passaporto di Lega «importante» ce l’ha pure la Serie A, che fra l’altro l’ha ufficialmente candidato insieme con i Dilettanti. Dunque, ecco l’asticella alla misura della verità: se i No Tav riuscissero ad arrivare alla quota del «non consenso», in serie A o in Lega Pro, bisognerebbe riaggiornare i conti politici prima ancora di quelli elettorali.

Variabile Coni E’ una circostanza che probabilmente farebbe riflettere anche Giovanni Malagò, che nell’incontro di giovedì sera con Tavecchio ha insistito soprattutto sul rischio di un presidente dimezzato, troppo condizionato dai patti stipulati con i suoi grandi elettori, insomma debole e conseguentemente incapace di fare qualsiasi riforma. La risposta al famoso «hai delle cambiali da pagare?»,ripetuta anche ieri per radio, è stata: «Non ho padroni». Ma è chiaro: una maggioranza che non sarebbe più tale in una «Lega importante» renderebbe tutti i progetti di Tavecchio meno credibili. D’altronde il ruolo del Coni della vicenda, sottolineato peraltro più volte da Matteo Renzi per escludere un intervento del Governo e dare forza a Malagò, è anche nelle carte. La nomina del direttore generale, per fare un esempio, spetta sì al Presidente Federale, ma - aggiunge lo Statuto - «previa consultazione con il CONI e sentito il Consiglio federale».

La A spaccata E torniamo dunque all’asticella. Che in Serie A significa quota 11 su 20. Una cifra doppiamente simbolica perché «la metà più uno» della Lega è il limite che permette alla Lega stessa di firmare una candidatura a presidente. Quasi due settimane fa, infatti, prima ancora dell’investitura dei «suoi» Dilettanti, Tavecchio aveva ricevuto la lettera che certificava il quasi cappotto, il 18-2 fra i club di A suo favore. Naturalmente quel documento resta agli atti e anche se non fosse arrivato, Tavecchio avrebbe comunque avuto la spinta ufficiale della sua Lega. Ma è chiaro che scendere al di sotto della «metà più uno», sarebbe un colpo molto duro nella sua corsa elettorale. Ecco perché le parole dell’amministratore delegato del Parma Pietro Leonardi sono state viste dai «tifosi» di Tavecchio come uno stop all’emorragia degli ultimi giorni: «Guardiamo ai fatti, non alle parole: le società hanno sottoscritto un preciso programma, che prevede una stretta sinergia tra le quattro Leghe. Questa è la strategia migliore e abbiamo deciso di affidarla a Tavecchio». Per ora l’11-9, sinonimo comunque di una Serie A spaccata, resta dunque tale anche se i distinguo privati, non solo di Zamparini, sono diffusi.

La partita Lega Pro Oggi, invece, le luci saranno accese sulla Lega Pro, dove non ci saranno i due candidati, uniti da una sorta di fair play bipartisan nel rinunciare al viaggio a Firenze. Nella giornata dei gironi e dei calendari, verranno eletti i due consiglieri federali ma è difficile che l’argomento presidente non sbarchi in qualche modo nel dibattito. Anche se Mario Macalli sgonfia l’attesa, ribadendo solo che lui «non ha cambiato idea» e quindi sta ancora a tutti gli effetti con Tavecchio: «L’argomento non è all’ordine del giorno, non se ne parla proprio. Quando ci sarà da votare, lo faremo. Io sono solo il presidente di 60 società e comunque, quando facciamo una cosa la facciamo nell’interesse nostro e di tutto il calcio». Bisognerà vedere se il dissenso si esprimerà pubblicamente e naturalmente quali dimensioni potrà raggiungere. Ma non si giungerà a primarie pro o contro Tavecchio, eventualmente soltanto a una discussione. A differenza della Serie A, qui non ci sono state prese di posizione pubbliche e questo favorisce sondaggi schizofrenici. Per i fedelissimi della linea Macalli-Tavecchio, i dissidenti non arriverebbero a una decina. Per chi rema dall’altra parte sarebbero invece addirittura 25 sulle 60 con diritto di voto.

Latina per Albertini Ma se in Serie A la giornata di ieri è filata via senza perdere pezzi, Tavecchio ha dovuto incassare un dietrofront in serie B. Per la verità dietrofront non è la parola giusta ascoltando l’illustrazione della posizione del Latina da parte del suo presidente Pasquale Maietta: «Nessuno ancora ha richiesto il nostro parere, quando verremo interpellati manifesteremo il nostro appoggio ad Albertini». Maietta precisa anche: «Non vogliamo essere protagonisti di nessuna battaglia, né contrapporci ad Abodi, ma la nostra posizione è chiara, crediamo che Albertini possa effettivamente rappresentare il cambiamento». Dunque Latina come il Brescia.

Compromesso difficile Anche qui si vedrà giovedì, quando si riuniranno tutti i club, se Albertini riuscirà a far saltare qualche altro grimaldello per rafforzare il suo consenso. Di certo la fedeltà a Tavecchio di Andrea Abodi, il presidente della Lega B, non è in discussione, seppure in una posizione di «colomba» e come sponsor di una soluzione grandi intese. Una possibilità sempre poco gettonata nella hit parade del conto alla rovescia verso l’11 agosto.