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ROME, ITALY - OCTOBER 22: Director Carlo Verdone attends the red carpet of the movie "Vita da Carlo" during the 16th Rome Film Fest 2021 on October 22, 2021 in Rome, Italy. (Photo by Stefania M. D'Alessandro/Getty Images for RFF)
A due giorni dai suoi 75 anni, Carlo Verdone si racconta in una lunga intervista per Sportweek, settimanale de 'La Gazzetta dello Sport', in cui parla anche della sua passione per il calcio e soprattutto per la Roma. "Andavo alle elementari, scuola dalle suore di Nevers. Il mio compagno di banco era romanista, disegnava molto bene, ritraendo le immagini di Giacomino Losi, Dino Da Costa e di tutti i giocatori della Roma di quel periodo. Così la Roma mi è entrata dentro. La prima partita all'Olimpico invece fu un derby, seguito dalla Curva Sud in compagnia di un amico e di suo padre. Lo stadio mi sembrava immenso, ricordo che prima dell'incontro venne un gruppo di laziali sotto la Sud, portando sulle spalle una bara con scritto “Qui giace la Roma”. La risposta si limitò a qualche lancio di pomodoro, ma niente di più. Oggi è tutto cambiato, tutto è diventato più violento, e si è spenta la poesia di quegli anni. Ricordo ancora la mia emozione per l'immenso boato quando segnò la Roma". Il suo primo idolo, dirà, è Omar Sivori. Juventino, detto il Cabezon. "Sivori, l'idolo ditutti i bambini della mia generazione. Dribblava intere difese, con quelle gambette, quei calzettoni sempre abbassati. Nella Roma fu un altro argentino a conquistarmi: Pedro Manfredini. Lo chiamavano Piedone e segnava un sacco di gol. Tante triplette".
La sua Roma, l'amicizia con Francesco Totti, le grandi gioie e le grandi delusioni ("Ah, la finale con il Liverpool..."). E anche curiosità. L'episodio più strano?"Nel Duemila, nella stagione del nostro terzo scudetto. Un giorno ricevetti a sorpresa una telefonata dell'allora presidente del Perugia, Luciano Gaucci: “Presidente, a cosa debbo questa chiamata?”. “Mi sono fatto dare il tuo numero da Vittorio Cecchi Gori perché vorrei invitarti a vedere la partita del Perugia contro la Nostra Magica Roma". “Ma tifa per la Roma?". “Ma è ovvio!”. Così il giorno dell'incontro, 3 dicembre 2000, Perugia-Roma 0-0, una macchina con tanto di autista venne a prendermi a casa. Allo stadio Curi, però, parcheggio e sala stampa erano dalla parte opposta della Tribuna dove avremmo dovuto prendere posto. Così chiamai Gaucci per esprimere le mie perplessità nel dovere attraversare il campo sotto la curva perugina. “Ma cosa dici Carlo? Tu sei l'attore più amato d'Italia. Il pubblico sarà orgoglioso di vederti a Perugia”. “Preside' io nun so tanto convinto...". Appena messo piede in campo, sentii partire qualche applauso, ma la gran parte dei tifosi cominciò a ululare, improvvisamente partì una mitragliata di bottigliette d'acqua che mi costrinse a una fuga verso la salvezza. Arrivato intribuna, ancora col fiatone, protestai: “A preside, me hanno lapidato de acqua minerale”. E lui: “Ma dai, sono i soliti quattro o cinque...” “Ma che quattro o cinque, questi so' cinquemila”. La partita terminò in pareggio, zero a zero, e il giorno seguente Gaucci mi fece recapitare un bel servizio da tè, come ringraziamento. Poi non l'ho più sentito".
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