Le speranze, per loro natura, sono portate a volare in alto, scrive Massimo Cecchini su La Gazzetta dello Sport. Per questo ha una sua logica anche simbolica vedere Georginio Wijnaldum arrivare in volo alla Roma. Le ali, prosaicamente, non sono quelle piumate degli angeli, ma metalliche dell’aereo privato della famiglia Friedkin che, partendo da Londra (ma senza i proprietari), è andato a Rotterdam a prelevare il centrocampista olandese, insieme al fratello, la compagna, il figlio e altri familiari. Destinazione Ciampino, naturalmente, dove Wijnaldum è sbarcato alle 17.55, accolto dall’affetto di cinquecento tifosi giallorossi, che gli hanno già dedicato un coro in stile Liverpool.
La Gazzetta dello Sport
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“Gini” è rimasto sorpreso, ha fatto dei video e firmato autografi ad alcuni del muro di folla che aveva davanti. Passione vera, basti pensare che il suo volo era seguito sul sito “Flyearadr24” da quasi dodicimila persone, come se temessero che il loro nuovo beniamino potesse evaporare chissà dove. L’olandese arriva con la formula del prestito oneroso (2 milioni) con diritto di riscatto (8 milioni) da esercitarsi entro il 30 giugno del prossimo anno. Il Psg pagherà il 50 per cento dell’ingaggio, consentendo alla Roma di pagare circa 4,5 milioni, grazie anche al fatto che il giocatore ha rinunciato ad avere alcuni bonus dalla società francese. Quest’ultima, a sua volta, pagherà le mensilità di luglio e agosto. Insomma, in attesa delle visite mediche in programma per oggi, finiscono tutti soddisfatti, a partire dallo stesso Wijnaldum, che a 31 anni è pronto «a cominciare una nuova avventura».
L’olandese – così come Paulo Dybala e Nemanja Matic – alla Roma sembra portare proprio tanto. Ad esempio 9 trofei vinti e 52 partite di Champions League disputate, considerando anche la fasi di qualificazione. Discorso analogo per l’attaccante argentino, che ha vinto trofei più domestici (12, tutti con la Juventus), ma ha anche disputato 53 match nella massima competizione europea, pur non riuscendo mai a vincerla, come invece è successo a Wijnaldum, che col Liverpool ha aggiunto al suo palmares anche una Supercoppa europea e un Mondiale per club. Un curriculum niente affatto banale, poi, è anche quello del centrocampista serbo, che si è aggiudicato meno trofei dei suoi nuovi compagni di avventura in giallorosso, ma ha disputato più partite di Champions League, addirittura 58, qualificazioni comprese.
Nel giro di due stagioni lo Special One ha chiesto, ottenuto e dato fiducia a elementi anagraficamente non da linea verde (Rui Patricio, Smalling, Matic, Wjnaldum, lo stesso Mkhitaryan lo scorso anno), ma con una qualità certificata dai successi e dall’appartenenza alle singole nazionali dei vari giocatori. Poi la grandezza del tecnico sta anche nel fatto del capire la bontà dei giovani talenti e del saperli lanciare, così come è successo per Zalewski, Felix o Bove, senza parlare della vetrina concessa ai vari Volpato, Missori o Keramitsis.
La Roma che sta nascendo non è una squadra perfetta, ma con i nuovi arrivi entra di diritto nella lotta per la qualificazione in Champions League, candidandosi anche a sognare qualcosa di ancora più importante. Il sorriso di Wijanldum di ieri, in fondo, sembrava raccontare proprio questo.
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