La riforma voluta dall’Uefa per mettere in sicurezza il calcio europeo dal punto di vista economico-finanziario ha preso ufficialmente il via il primo luglio. Il piano di norme più stringenti rispetto al passato sarà progressivo e i primi veri controlli sullo stato di salute dei club ci saranno dalla stagione 2023/24, per arrivare agli obiettivi definiti dall’Uefa in quella 2025/26. Di questo, ma soprattutto degli effetti che il piano avrà in Italia e della situazione, critica, del nostro calcio, si è parlato ieri in un incontro a Coverciano tra i club, la Uefa - presente con il suo direttore Financial Sustainability and Research Andrea Traverso - e la Figc con il presidente Gabriele Gravina, scrive sulla Gazzetta dello sport Elisabetta Esposito.
La Gazzetta dello Sport
Un tetto agli stipendi: ecco la riforma
La riforma si compone di due regolamenti, uno per ottenere le licenze per giocare nelle coppe europee e uno in cui si stabiliscono nuove regole del monitoraggio costante, con attenzione particolare alla solvibilità (con verifiche trimestrali e minor tolleranza verso i morosi), la stabilità e il controllo dei costi, una delle novità più interessanti del piano. L’introduzione del cosiddetto salary cap esteso fissa infatti una percentuale di spesa per stipendi, trasferimenti e commissioni degli agenti in relazione alle entrate del club. Come si diceva il tetto si abbasserà gradualmente: 90% nella stagione 2023/24 (con il primo controllo di questa nuova era fissato per dicembre 2023), 80% in quella 2024/25 e 70% nel 2025/26.
Un altro elemento importante è il sistema di sanzioni per i club che non si faranno trovare in regola. Anche questo è progressivo: si parte da sanzioni di natura finanziaria con una multa misurata allo sforamento che sale ad ogni verifica non conforme (tutto già fissato in una griglia predefinita). Per evitare che i club più ricchi possano scegliere di pagare la “penale” continuando a non rispettare le regole, la Uefa ha poi stabilito che in caso di recidive o di sforamenti importanti si aggiungano sanzioni di natura sportiva, dalle restrizioni sui trasferimenti dei giocatori o sulla lista A fino all’esclusione dalle competizioni (ma solo in situazioni estreme).
A Coverciano Traverso ha portato all’attenzione delle società la gravità della situazione italiana rispetto ai maggiori campionati europei: il nostro è ultimo per flussi di ricavi (in Inghilterra sono quasi 3 volte superiori), ma tra i primi per spese per acquisti e stipendi dei giocatori. "Una forbice insostenibile - dice - che rende necessaria una riforma importante da fare il prima possibile. Questa riforma dà maggior peso allo stato patrimoniale delle società, occorrerà ricapitalizzare". Il miliardo e 3 di ricapitalizzazioni effettuate in Italia nella stagione 2020/21 è già stato utilizzato interamente e ora che i ricavi dopo la pandemia stentano a ripartire, i problemi riemergono prepotentemente.
Del resto sostenibilità e stabilità sono al centro pure della riforma che Gravina sta portando avanti da tempo. Nel Consiglio federale del 28 luglio il presidente presenterà un piano triennale con norme ancora più stringenti di quelle dell’Uefa che comprenderanno pure quelle per le iscrizioni ai campionati con i discussi vincoli sull’indice di liquidità. "La riforma dell’Uefa rappresenta una svolta epocale per il calcio europeo – commenta Gravina –, un contributo, speriamo decisivo, per arrestare la pericolosa tendenza allo squilibrio dei conti dei club. La Figc ha ben chiara la criticità del momento e per questo, sulla stregua di quanto approvato in sede europea, stiamo preparando una programmazione triennale che miri ad una gestione più virtuosa: abbiamo urgentemente bisogno di una svolta nell’amministrazione di tutti i club professionistici".
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