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rassegna stampa
Un Belotti scatenato firma il blitz del Torino a Roma. Mazzarri si rilancia, brusco stop per Fonseca
Il centravanti azzurro piazza una doppietta, più un palo e una traversa, e non sbaglia il rigore decisivo. I giallorossi fanno la partita, i granata colpiscono
Houston, abbiamo (già) un problema. Nel suo ritiro texano, Dan Friedkin, il nuovo «boss» in pectore della Roma, ha ricevuto via satellite la prima delusione della sua avventura, scrive Nicola Cecere su La Gazzetta dello Sport.
Mentre Urbano Cairo, seduto nella tribuna dell’Olimpico, si è goduto un felice brindisi al 2020: il suo Toro dopo aver perso con la Spal all’ultima dell’anno vecchio, ha inaugurato il decennio con un successo che lo rilancia, una vittoria tanto sorprendente per quelli che erano i trascorsi tra le due squadre (nove vittorie giallorosse di fila dal 2007) quanto limpida e meritata sul campo.
Belotti oltre al suo diretto avversario Mancini ha battuto tutti, risultando di gran lunga il migliore in campo: senza due prodezze di Pau Lopez, (aiutato in tutte e due le occasioni dai legni di porta) avrebbe calato addirittura un poker. Al contrario il suo dirimpettaio Dzeko si è segnalato solo per l’assist regalato a Mkhitaryan e sprecato banalmente all’80’: praticamente un "retro passaggio". A proposito del portiere granata, è giusto rimarcare come Sirigu (alle centesima presenza col Toro, coppe comprese) abbia salutato questo suo traguardo compiendo i "soliti" interventi importanti con in più un autentico miracolo quando nel primo tempo (39’) Pellegrini ha potuto calciare da posizione centrale e da breve distanza.
La Roma ha avuto le sue palle gol, con Zaniolo e Floccari in apertura, con Kolarov e il citato Pellegrini. È piaciuta di più nella prima parte per come ha portato il pressing e per l’occupazione degli spazi. Un predominio nel possesso palla dal quale sono scaturite possibilità di far male a un avversario che stentava a far gioco in mezzo e che quindi prediligeva i lunghi rinvii a saltare il centrocampo. Ma andare a sbattere contro il muro predisposto da Mazzarri senza riuscire a sfondare con frequenza sulle fasce ha permesso ai granata di rovesciare il fronte arrivando con giocatori lanciati dinanzi all’ultima barriera giallorossa il che è sempre un vantaggio notevole per chi attacca.
La Roma ha chiuso l’avversario nella propria metà campo in tutte e due le frazioni di gioco. Nella prima per scelta, nella seconda per necessità, essendo andata al riposo in svantaggio. Fonseca le ha provate tutte per risalire la china, ha mandato in campo persino il dimenticato Kalinic, per mettere in difficoltà la retroguardia ospite con quattro giocatori d’attacco e il doppio centravanti. Mazzarri ha replicato irrobustendo il centrocampo con Meité al posto di una punta, Verdi, e ordinando agli esterni di limitare la spinta: insomma, un 5-3-2. Dal quale il Toro ha poi ricavato l’azione del raddoppio in un finale che vedeva una Roma arrembante
Rivedendo questa bella partita al rallentatore resta sempre più nitida l’impressione che a deciderla, al di là delle mosse e contromosse tattiche, sia stata la prodezza balistica di Andrea Belotti: un collo sinistro che sembra un fulmine abbattutosi sotto la traversa di Pau Lopez al quale è letteralmente mancato il tempo di reazione.
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