Il solo fatto che gli ultrà si muovano «in gruppo» non basta per affibbiare a tutti, a prescindere dall’individuazione delle singole responsabilità, l’obbligo di firma nel caso di «condotte violente». Si è rivolta così la Cassazione di fronte ai questori per porre un freno al Daspo collettivo. Come riporta l'edizione odierna de "La Gazzetta dello Sport" la Suprema Corte ha annullato senza rinvio 5 anni di obbligo di firma inflitti dal Questore di Catania a 21 ultrà del Bologna perché nel bagagliaio del loro pullman prima dell’incontro Catania-Bologna del 6 dicembre 2014, campionato di B, erano stati trovati manganelli, coltelli, razzi e materiale pirotecnico.
rassegna stampa
Ultrà, dalla Cassazione no ai Daspo collettivi. Legislazione bocciata
La responsabilità penale è personale e deve essere ricondotta alle azioni del singolo. La Cassazione ha annullato senza rinvio 5 anni di obbligo di firma inflitti dal Questore di Catania a 21 ultrà del Bologna
Per questo la Suprema Corte, sottolineando che la responsabilità penale è personale e deve essere ricondotta alle azioni del singolo, ha annullato senza rinvio 5 anni di obbligo di firma inflitti dal Questore di Catania a 21 ultrà del Bologna perché nel bagagliaio del loro pullman prima dell’incontro Catania-Bologna del 6 dicembre 2014, campionato di B, erano stati trovati manganelli, coltelli, razzi e materiale pirotecnico. Nell’ordinanza di convalida, il gip aveva dato il via libera al Daspo perché «il numero delle armi e degli strumenti atti ad offendere, la loro collocazione a bordo del pullman e nell’immediata disponibilità degli occupanti, nonché il ristretto numero degli stessi occupanti rende evidente come si trattasse di strumenti di pertinenza del gruppo e di strumenti appositamente trasportati per farne uso in quella occasione».
Queste motivazioni non hanno convinto i giudici della Cassazione: «non ricavandosi, neppure dal verbale di sequestro, altro elemento di collegamento individualizzate». In proposito viene sottolineato che «non è la presenza nel gruppo a rilevare ai fini dell’applicazione del Daspo, bensì la partecipazione individuale all’azione del gruppo» mentre in questo caso era stato ritenuta colpevolizzante «la sola condizione di essere presenti, ma prescindendo da qualsivoglia elemento concreto in grado di indiziare il collegamento tra i singoli e le armi». Così il Daspo per i 21 ultrà bolognesi è stato annullato. Con questo verdetto (sentenza 22266) la Cassazione conferma «insofferenza» per le norme speciali contro la violenza negli stadi perché si tratta di una legislazione «compulsiva» in nome della quale si applicano «misure di prevenzione atipica», come l’obbligo di firma, che limitano «beni primari di rilevanza costituzionale» sulla base di «una responsabilità collettiva retaggio di trascorse, e non illuminate, epoche storiche e giuridiche». Come dire: se governo e parlamento vogliono varare norme severe devono rivedere l’impostazione.
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