rassegna stampa

Tutti conquistati dal metodo Conte «È pure simpatico»

Alla Juve, andato via Conte, si è respirata per un po’ l’aria funerea da lutto impossibile da metabolizzare, salvo due settimane dopo scoprire che di certi ritmi, regole, urla e input tattici si poteva anche non sentire la mancanza.

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È bene fare una premessa, per non rischiare di salire su strane onde tipo quella che Allegri deve cavalcare senza troppo entusiasmo. Alla Juve, andato via Conte, si è respirata per un po’ l’aria funerea da lutto impossibile da metabolizzare, salvo due settimane dopo scoprire che di certi ritmi, regole, urla e input tattici si poteva anche non sentire la mancanza. Ecco, sarebbe come dire, oggi, che il tempo di Prandelli a Coverciano era finito eccetera eccetera: pretestuoso. Non lo è, però, dire già dopo due giorni di lavoro che l’atterraggio di Conte sul pianeta Italia è stato molto buono, più che morbido. Non solo lo spirito da curiosità, buona volontà, voglia di mostrare il meglio che c’è all’inizio di ogni viaggio: qualcosa di più solido.

Certezze e decisione Al netto del contorno extra squadra - ascoltati commenti tipo «ma allora non è vero che è antipatico» - quello che più starà a cuore a Conte sarà entrare nel cuore della squadra: non per farsi voler bene per forza, ma per farsi seguire come gli serve per lavorare a modo suo. E’ in questo che l’apertura di credito dei giocatori sembra già concessa. Certezze e poi decisione e sicurezza nel comunicarle: ecco cosa ha colpito e sta coinvolgendo la squadra. In campo, ma anche fuori. Conte ha iniziato fuori, con il discorso di lunedì mattina, che al di là di concetti già cari a Prandelli (orgoglio azzurro, immedesimazione, necessità di riscatto) ha se possibile alzato l’indice di necessità di atteggiamento vincente. Il c.t. non concepisce altro orizzonte: un futuro, anche immediato, da numeri uno. Anche in tempi di pesante crisi per il nostro calcio. Forse - i giocatori l’hanno capito - è questa l’unica strada rimasta per non entrare in una spirale di mancanza di autostima e rassegnazione da recessione calcistica. Non a caso il capitano Buffon - che con Conte ha lavorato nei tre anni juventini - lo ha esaltato ieri: «Conte è un perfezionista. In un momento come questo, credo fosse l’unico che in tempi brevi poteva avere la forza di risollevarci».

Lavagne e video Come vincere, Conte lo sta già indicando con altrettanta intensità sull’erba dei campi di Coverciano, e prima ancora davanti alle lavagne e ai video che - se n’è avuta conferma ieri - verranno usati spesso e a lungo da queste parti. Tutti conoscevano il calcio di Conte: non tutti, ancora, la sua volontà di aggiornare le conoscenze tattiche, perfezionare e dunque anche modificare certe idee. Piacciono le novità proposte, l’idea di vincere provando a difendere e ad attaccare sempre in tanti, almeno cinque alla volta: a costo di dover mandare a memoria movimenti e posizioni illustrati maniacalmente. Piace pensare ad un calcio sempre e comunque senza rinunce, senza mezze misure: minimo due attaccanti è vista come una garanzia, non un rischio. Solo il tempo rivelerà le fondamenta di questa luna di miele, ma questo preoccupa meno Conte: come ha spiegato l’altro ieri, non è scontato che chi c’è oggi ci sarà anche domani, e viceversa. E’ importante piacere ai giocatori, e ci sta riuscendo: ma è ancora più importante che i giocatori piacciano a lui. Ha detto con chiarezza pure quello. E certe cose, alla fine, gli uomini preferiscono sentirsele dire in faccia.