Il nome di Francesco Totti è stato tirato in causa da Luca Odevaine, ex vice capo di Gabinetto ai tempi del sindaco Walter Veltroni, ora imputato nell'inchiesta Mafia Capitale, che ell’interrogatorio tenuto in carcere il 15 ottobre ha raccontato di un tentativo di rapimento del figlio di Totti, Cristian, e del pagamento in nero da parte del calciatore di alcuni vigili urbani, a mo’ di scorta per il piccolo, come sottolinea Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport".
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«Totti pagava in nero i vigili: il figlio rischiava il rapimento»
Odevaine ha tirato in ballo il nome del capitano della Roma nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale
Siamo a cavallo tra il 2008 e il 2010, a Trigoria Totti viene a conoscenza della voce riguardante il figlio e sporge regolare denuncia ai Carabinieri. Il resto è nelle parole di Odevaine: «Un giorno Vito Scala (preparatore atletico di Totti, ndr) venne a parlarmi e mi disse che un ultrà della Roma, appena uscito dal carcere, era andato a dirgli che gli avevano offerto 50 mila euro per rapire il figlio di Totti. Mi chiese di verificare la cosa. Lo feci con l’allora comandante dei Carabinieri Luongo, col sindaco di Roma (all’epoca Alemanno, ndr) e col Questore Cavaliere. Luongo, tenuto conto della natura della cosa (il tentativo rapimento fu ritenuto solo una voce, ndr ), convenne con me che non sarebbe stato il caso di investire il comitato per la sicurezza. Così la scelta cadde su alcuni vigili vicini alla pensione, che hanno svolto un ruolo di vigilanza fuori dall’orario di lavoro. Li pagava direttamente Totti: lui dava i soldi a me con un assegno tutti i mesi, poi io li davo a loro».
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