No. Due lettere, una scelta di vita, svariati miliardi di lire ieri e milioni di euro oggi lasciati sul tavolo. Di solito, zero rimpianti. Lo fanno per orgoglio o per calcolo, per amore o per vanità, perché non se la sentono. Arabia (mai) esaudita per Dybala, che rinuncia a 75 milioni. Ogni rifiuto ha i suoi validi motivi. Le ragioni di Francesco Totti - racconta Furio Zara su 'La Gazzetta dello Sport' - portavano dritte al cuore. Era il 2006, rifiutò il Real Madrid, sarebbe diventato il calciatore più pagato del mondo. E fu mamma Fiorella ad opporsi al trasferimento del figlio al Milan quando Francesco aveva 12 anni: era troppo presto per andar via da casa da solo. Anche Javier Zanetti ha cancellato il volo per Madrid. Gigi Riva era un impasto di bellezza e virtù. Rifiutò almeno un paio di volte la Juve. Anche il ventenne Pietro Paolo Virdis seguì la traccia del suo idolo, nell’estate del 1977 rifiutò la Juventus. Ma il Cagliari aveva bisogno di soldi, quindi partì.
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Totti, Kakà, Pelé: tutti quei rifiuti entrati nella storia
Ogni tanto nel calcio emerge un orizzonte romantico che non avevamo messo in conto. A puntare i piedi si guadagna la gloria. Cristiano Lucarelli divenne un’icona di Livorno, scendendo di categoria e dimezzandosi lo stipendio. Disse: "Tenetevi il miliardo". Nell’estate del 1979 Paolo Rossi era il calciatore più adorato d’Italia. Il presidente del Napoli Ferlaino offrì al collega Giussy Farina 5 miliardi di lire. Pablito si impuntò. In tempi più recenti anche Simone Verdi ha rifiutato il Napoli. Allo stesso modo Domenico Berardi non ha mai voluto muoversi da Sassuolo. Quando qualche anno fa la Cina era l’Eldorado, Angel Di Maria rifiutò soldi che - disse - "avrebbero messo a posto i figli dei miei figli". Era il 2009 quando il City aveva come primo obiettivo era Kakà. Ma il brasiliano rifiutò, quindi si affacciò alla finestra della sede del Milan. Spiegò anni dopo. Totò Di Natale a Udine è una statuina del presepe. Il grande Pelé disse due volte no all’Italia. Quando Angelo Moratti provò a prenderlo, in Brasile scoppiò una rivolta popolare e l’affare saltò. Poco tempo dopo si fece avanti la Juve: Umberto Agnelli nel 1961 offrì al Santos un milione di dollari.
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