Nel momento buio che sta attraversando Edin Dzeko si è visto indicare da Spalletti la strada giusta per uscire fuori dal tunnel. «Vieni qui» e quell’indice a mostrare che la via corretta era un’altra al momento della sostituzione. Perché negatività chiama negatività, evidenzia Davide Stoppini su La Gazzetta dello Sport. E questo ha voluto ricordare il tecnico al bosniaco anche ieri a Trigoria. Basta con le polemiche, le facce un po’ così, la tentazione di infilarsi subito negli spogliatoi: si passa in panchina, si saluta, poi semmai si va a fare la doccia.
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Totti è tornato, Roma ora devi volare
Il capitano è il riferimento di personalità in campo di cui la Roma deve fidarsi, l’uomo da imitare nel modo in cui si affrontano le difficoltà
«Noi dobbiamo servirlo meglio. Ma lui deve aiutarsi», dice Spalletti parlando del centravanti bosniaco. In città si parla già dell'avvicendamento con Totti «Non creiamo questo dualismo», ripete Spalletti, che l’aria di Roma la conosce bene e sa già che l’esaltazione del capitano rischia seriamente di fare scopa con l’affossamento definitivo di Dzeko.
Totti non può essere, neppure oggi, la soluzione di un progetto di gioco a medio-lungo termine che Spalletti sta impostando. Il capitano può essere, piuttosto, il riferimento di personalità in campo di cui la Roma deve fidarsi, l’uomo da imitare nel modo in cui si affrontano le difficoltà. E in questo senso Totti può aiutare anche Dzeko. La ricerca della felicità, magari basterebbe pure la ricerca della serenità. In fondo tutto è in quel «cinque» che Totti ha concesso a Dzeko al momento dell’ingresso in campo. E che al contrario il bosniaco non pensava di «dover» regalare a Spalletti prima di infilarsi la tuta. Aiutati che Dio t’aiuta. E che il gol prima o dopo arriva.
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