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Totti, 20 di gloria. Assist, sinistro al volo e rete. L’ascesa al trono iniziò così

Il bello del capitano della Roma è che preferisce non stare troppo a guardarsi indietro santificando il suo passato. E dopo vent’anni così intensi, smettere di sognare proprio adesso, in fondo, sarebbe proprio un peccato.

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Ammettiamolo. Rivedendo tutto con gli occhi del presente, quel 1994 sembra un anno confuso ma meravigliosamente vitale. Forse per questo oggi – vent’anni fa – quando un ragazzo neppure 18enne chiamato Francesco Totti segnò il suo primo gol da professionista (e per giunta in Serie A), in tanti ebbero l’impressione che una nuova storia di calcio ci avrebbe accompagnato a lungo.

Lancio di Thern, testa di Fonseca e un biondino con la maglia numero 9 batté Mancini, portiere (prematuramente scomparso) del Foggia di Catuzzi. Era il 30’ del primo tempo. Quanto basta perché un piccolo gioiello contribuisse ad illuminare un anno in cui il Festival di Cannes premiava «Pulp fiction» di Quentin Tarantino, l’Oscar andava a «Schindler’s list» di Steven Spielberg e persino la pace tra Israele e Palestina - col il Nobel dato ad Arafat, Peres e Rabin – sembrava essere a portata di mano. Purtroppo non andò così. D’altronde, non tutto poteva andare per il verso giusto. Non a caso, sempre nel 1994 si sciolsero i Nirvana e nacquero le Spice Girls… 

ASSALTO A PIOLA  Da quel 4 settembre i gol in Serie A per Totti sono diventati 235, e meglio di lui – nei campionati a girone unico – solo Silvio Piola ha fatto meglio (290). Non basta. In A solo tre giocatori hanno segnato a vent’anni di distanza: Piola (23), Paolo Maldini (21) e Pietro Ferraris (20), perché il suo ventennio Del Piero lo ha festeggiato in Australia. 

SENZA MEMORIA  Se in qualche modo tutti sono stati emozionanti, forse nessuno potrà scalzare dal cuore di Totti quel primo gol al Foggia, giunto un anno e mezzo dopo l’esordio in Serie A. E così Francesco lo ha raccontato. «A casa, nella mia cameretta, avevo immaginato mille volte come sarebbe stato segnare la mia prima rete. Con mio fratello Riccardo avevamo studiato una esultanza sul tipo dei wrestler che andavano di moda in quel periodo, poi però – appena vidi la palla in rete – non capii più niente per la felicità e così mi dimenticai quello che avevo pensato di fare. Come festeggiai? Uscii con Riccardo che mi offrì un gelato». 

TRE GEMME  In tempi di tweet e foto su Instagram messi in rete in modo quasi compulsivo, quasi archeologia sentimentale per un calciatore che ha avuto sempre pudore dei propri sentimenti. A fatica, però, la sua classifica dei gol più belli siamo riusciti ad estorcergliela. «Il più spettacolare forse quello al volo di sinistro segnato alla Sampdoria (2006), poi quello col cucchiaio a Julio Cesar a San Siro (2005) e quindi quello a Peruzzi nel derby (2002)». 

VERSO I 40  Per quello che vale, concordiamo, ma il bello del capitano della Roma è che preferisce non stare troppo a guardarsi indietro santificando il suo passato. Proprio come vent’anni fa quando Carlo Mazzone, allenatore della Roma, diceva sicuro: «Francesco è un fenomeno», alle soglie dei 38 anni quel ragazzo non ha cambiato pelle. «Io guardo avanti. Ho il contratto fino a quando ne avrò 40 e voglio farlo da protagonista. Certo, devo gestirmi con intelligenza, ma dico sempre che il bello deve ancora venire e io ci credo». Sul «bello» in questione c’è poco da sbagliarsi. Messo in bacheca il Mondiale, resta un altro scudetto (almeno), ma soprattutto la Champions League. «Vincerla è sempre stato il mio sogno più grande», ha detto tante volte. E dopo vent’anni così intensi, smettere di sognare proprio adesso, in fondo, sarebbe proprio un peccato.