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La Gazzetta dello Sport

Thuram abbatte il muro di Mourinho. Inzaghi in testa, Lukaku solo fischi

Thuram abbatte il muro di Mourinho. Inzaghi in testa, Lukaku solo fischi - immagine 1
La vittoria è meritata, la Roma ha tirato in porta una sola volta. Per la squadra di Inzaghi anche due traverse
Redazione

Il destino si è compiuto quando l’Inter temeva di pareggiare una partita dominata, e la Roma sotto sotto cominciava a sperare in un colpo quasi miracoloso, scrive Stefano Agresti su La Gazzetta dello Sport. Vincere dopo avere giocato tutta la gara senza nemmeno provarci. Invece, al minuto 81, Dimarco ha crossato basso e Thuram ha preso il tempo a Llorente — fino a quel momento il migliore dei giallorossi — mettendo dentro il pallone del primo posto solitario.

Nel giorno del ritorno di Lukaku a San Siro, sono stati il suo ex amico e il suo erede ad abbattere la muraglia messa su da Mourinho: il destino, già. Sulla legittimità della vittoria dell’Inter c’è poco da discutere. La Roma ha tirato per la prima volta in porta al 66’, quando Cristante di testa ha impegnato Sommer; è rimasta l’unica conclusione dei giallorossi nello specchio. Non sono stati fischi e fischietti anti-Lukaku a condizionare la squadra dello squalificato Mourinho (che ha seguito il primo tempo dalla tribuna stampa), semmai la superiorità totale dei nerazzurri: Inzaghi aveva più qualità, più soluzioni e più alternative, è vero, ma ha anche trovato di fronte un avversario che non ha mai, proprio mai provato a giocarsi la partita.

Il primo tempo della Roma è stato quasi imbarazzante tanto è stato rinunciatario, anche se nell’ultima parte l’Inter ha rallentato il ritmo, consentendo ai giallorossi di difendersi con minore apprensione. Dell’atteggiamento della squadra ha fatto le spese Lukaku, lasciato là davanti a giocare palloni che non arrivavano quasi mai, e quando arrivavano gli venivano subito sottratti dai tre difensori che lo circondavano. Benché vietati, i tifosi dell’Inter avevano introdotto un bel po’ di fischietti a San Siro. L’indicazione era chiara: non fischiare sempre, ma solo quando il Grande Nemico entra in azione. Ecco, si può dire che quei fischietti siano stati quasi inutili: il povero Romelu, abbandonato a se stesso, toccava la palla per pochi istanti, poi gliela portavano via. I fischi partivano e subito si spegnevano. Quasi una delusione, per chi si era impegnato tanto a creare quel clima ostile.

 

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